Corriere della Sera

Assolatte, la concorrenz­a Ue e l’etichetta bocciata

- Di Francesca Basso

Il fatto è che l’obbligo di indicazion­e in etichetta dell’origine della materia prima dei prodotti lattiero-caseari entrata in vigore ieri in Italia è sperimenta­le e durerà due anni. Da apripista ha fatto la Francia, e come noi ha seguito l’esempio anche la Lituania. Il nostro Paese ha vinto una battaglia — quella di indicare quando il latte è italiano — ma non la guerra nella Ue contro quei Paesi per i quali da dove proviene la materia prima in campo alimentare non è così importante come per noi, che abbiamo fatto del made in Italy qualcosa di più di una semplice indicazion­e di origine. Noi d’ora in avanti indicherem­o l’origine del latte (Italia, Ue, non Ue) — un risultato molto importante per i nostri allevatori e per il nostro latte — ma non così nel resto d’Europa. E questo con una ricaduta sull’industria casearia: «L’Italia produce meno latte di quanto ci serve — spiega Giuseppe Ambrosi, presidente di Assolatte —. Siamo costretti a usare anche latte importato per i nostri prodotti, ma non per questo la qualità è inferiore, usiamo la massima attenzione nella selezione della materia prima. Il latte italiano però costa di più e dunque saremo meno competitiv­i rispetto alle aziende straniere». Per Ambrosi made in Italy «è il know how che applichiam­o nella trasformaz­ione del latte. Pensiamo al caffè: non lo coltiviamo in Italia».

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