Corriere della Sera

«Alitalia, referendum o crac» L'appello dei sindacati

- Francesco Di Frischia

Il conto alla rovescia per salvare l’Alitalia inizia stamattina alle 11: gli oltre 12 mila dipendenti della compagnia hanno tempo fino alle 16 del 24 aprile per approvare o bocciare il piano di pesanti tagli ai costi varato dai vertici dell’azienda, dopo la mediazione del governo e il parere favorevole dei sindacati confederal­i e autonomi. Intanto ieri le organizzaz­ioni dei lavoratori hanno chiesto «tre criteri guida, relativi alle modalità di riduzione delle retribuzio­ni del personale navigante, che dovranno essere seguiti nel momento in cui Alitalia e sindacati dovranno condivider­e l’accordo vero e proprio». Anche se sui social network in molti pensano che alla fine si troverà un modo per salvare la compagnia (partecipat­a al 49% da Etihad), Annamaria Furlan, leader della Cisl, lascia pochi dubbi: «Sarebbe un disastro se l’azienda fallisse». E Susanna Camusso (Cgi): «Non c’è alternativ­a per provare a salvarla». Se i lavoratori dovessero dire «no» al pre accordo del 14 aprile (come chiedono Anp e Usb), si aprirebbe la strada per la messa in liquidazio­ne di Alitalia. Una cosa appare certa: Etihad è pronta a mettere le risorse ma si profila la necessità di una discontinu­ità nel management, dopo l’arrivo al vertice di Luigi Gubitosi. Ed è probabile che più spazio venga dato a manager italiani.

Il 14 aprile è stato raggiunto un pre accordo per salvare Alitalia. Da oggi sarà sottoposto a referendum dei lavoratori: i sindacati sono a favore della conferma (nella foto il segretario Cgil Susanna Camusso)

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