Corriere della Sera

Juve, porta chiusa

Il Barcellona tiene palla ma sbatte contro il muro Due sole parate di Buffon, bianconeri in semifinale

- DA UNO DEI NOSTRI INVIATI Alessandro Bocci

Tanto rumore per nulla. Il Barcellona provoca, picchia, non restituisc­e il pallone dopo che Dybala l’aveva buttato fuori per soccorrere l’infortunat­o Mandzukic, non si arrende all’evidenza della storia: il ciclo è arrivato alla fine. E forse nel giorno in cui si chiude una pagina bellissima del calcio mondiale, se ne apre un’altra. La Juve non è il Paris Saint Germain, è solida, robusta, insuperabi­le in difesa (non subisce gol da 531 minuti), tosta nei contrasti, abile nei disimpegni e si porta a casa la qualificaz­ione alle semifinali della Champions League. Chiellini e Bonucci sono il simbolo di una squadra di ferro, che abbina l’anima al talento, la determinaz­ione alla voglia di arrivare in fondo.

Non c’è un momento, uno solo, in cui la Juve dia l’impression­e di poter perdere il controllo della partita e finire dentro la tempesta invocata alla vigilia da Luis Enrique. Buffon chiude la sua serata con due parate, una per tempo, non certo impossibil­i. L’impresa, costruita allo Stadium e perfeziona­ta in Catalogna, è un passo verso la finale di Cardiff.

La formazione bianconera è quella annunciata. Casomai sorprendon­o le altre scelte di Allegri: Marchisio, Rugani e Sturaro finiscono addirittur­a in tribuna. Luis Enrique invece lascia Mascherano in panchina e sceglie il classico 4-3-3 con Sergi Roberto e Jordi Alba esterni bassi. Il Barça cerca subito di sfondare, ma la Juve è lesta a calarsi dentro la partita e a devitalizz­are la furia catalana. La squadra di Allegri gioca bene tecnicamen­te, con passaggi veloci e triangolaz­ioni precise, anche se non riesce a graffiare. Il Barcellona cresce con il passare dei minuti, ma più che il gioco cerca la giocata dei suoi campioni. Neymar è elettrico e rischia il rosso su Pjanic, Suarez è disorienta­to, Messi discontinu­o.

Nel secondo tempo, spinti dall’ansia e dalla disperazio­ne, i catalani alzano il baricentro trasforman­do il 4-3-3 originario in una sorta di 2-4-4 che non produce nessun tipo di effetto. E quando Messi, dopo un’uscita avventuros­a di Buf-

fon, sbaglia una mezza girata a porta quasi vuota, anche il più ottimista dei catalani capisce che è finita. Il Barcellona non c’è più.

È la terza volta nella sua storia che non segna alcun gol in una doppia sfida a eliminazio­ne diretta e la seconda volta in questa stagione al Camp Nou. Manca il gioco e lo spirito, il ritmo e il pressing. Il movimento senza palla è inesistent­e, le marcature leggere, le diagonali solo abbozzate. E il tridente, spauracchi­o della vigilia, non morde. Anche perché si scontra con la difesa più forte del mondo.

La Juve avrà pure pagato Higuain 90 milioni di euro, ma fonda le sue speranze di arrivare alla finale di Cardiff il 3 giugno sulla banda del muro (Bonucci e Chiellini sono superlativ­i) e più in generale sulla fase difensiva a cui partecipa tutta la squadra. Ora non resta che attendere il sorteggio, domani a Nyon. La strada è ancora lunga, ma l’aver resistito dentro il Camp Nou è un segno di forza e maturità che le due rivali di Madrid, Real e Atletico, e il Monaco non dovranno sottovalut­are.

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy