Galantino e i rapporti Chiesa-M5S: «Non possiamo fare sconti a Grillo»
Il fastidio dopo le aperture di «Avvenire» al Movimento: non ero stato avvisato
Mercoledì pomeriggio, entrando e uscendo nervosamente da un consiglio di amministrazione del quale è membro, monsignor Nunzio Galantino quasi urlava: era arrabbiato con il «suo» giornale. «È vero, ero irritato. Come cattolico e come lettore di Avvenire. Perché non sapevo nulla: né dell’intervista di Marco Tarquinio al Corriere né di quella del nostro quotidiano a Beppe Grillo. Sia chiaro: Avvenire non è la Pravda (organo del Pcus ai tempi dell’Unione Sovietica, ndr), e questo è un bene. Né tocca a me dire a chi e come fare le interviste. Ma parlando delle affinità tra cattolici e M5S, si sarebbe dovuto dar conto anche delle posizioni del Movimento di Grillo su temi sensibili per noi e sui quali siamo invece molto lontani: se non altro per non facilitare letture e fraintendimenti su collateralismi futuri o futuribili tra la Chiesa e loro».
Preoccupazione comprensibile. Il segretario generale della Cei è da tempo additato come un ecclesiastico che nelle sue prese di posizione abrasive alimenta il sospetto di cripto-grillismo: soprattutto tra chi, nella Conferenza episcopale italiana, non gli perdona una vicinanza, non nascosta, al Papa, e una forte influenza su Avvenire .E sebbene stavolta fosse del tutto ignaro della tempesta in arrivo, Galantino sembra indovinare che i sospetti e le accuse saranno indirizzati in primo luogo contro di lui. E nel momento in cui la Camera approva una controversa legge sul biotestamento, osteggiata dalla Chiesa ma promossa col sigillo dei parlamentari di Pd, SI e M5S.
«Non è che si possano fare sconti a Grillo, e sostenere che siamo su posizioni coincidenti per tre quarti», incalza. «E il quarto su cui non lo siamo? Sui poveri siamo così d’accordo? Poveri sono anche i rifugiati