Tremila euro per una pipì in strada «Mio figlio ha sbagliato, ma è assurdo»
Genova, il papà del liceale ha pagato: sono arrivati i carabinieri a casa, mi è preso un colpo
della sanzione e io ho pagato. Tremila e trecento euro, mi viene male ancora adesso». Sempre meglio di diecimila euro per una pipì.
Deve avere una gran pazienza il signor Giorgio perché non ha neanche strapazzato il suo ragazzo: «E cosa gli dovevo dire? Ha sbagliato, non doveva farlo ma alzi la mano, fra tutti gli uomini, chi non ha mai, dico mai, fatto la pipì in una piazzuola dell’autostrada, in una stradina buia. Io viaggio molto per lavoro, confesso: è capitato anche a me. Posso dirlo?».
Marco non aveva detto al padre quello che era successo quella notte, forse sperava che l’intervento dei carabinieri si limitasse a una ramanzina. «Così — dice il signor Giorgio — quando hanno suonato al portone e mi sono arrivati in casa due carabinieri per notificarmi qualcosa a proposito di mio figlio mi è venuto un colpo. Forse anche per questo, quando ho visto di cosa si trattava, non me la sono presa tanto con lui».
Il caruggio teatro dell’«atto osceno» è un ricettacolo di spazzatura frequentato dai ratti e chi conosce il centro storico sa benissimo che in certe zone si alzano zaffate da latrina. È incivile. Senza dubbio. Il signor Giorgio ne conviene: «Non discuto. C’è una norma, è stata violata. Mio figlio ha torto. Però dico, solo lui deve pagare tremila euro per quello che si vede fare così sovente da persone a cui nessuno chiede conto di niente? C’è una sproporzione tra la trasgressione e la sanzione, uno squilibrio. La multa arriva a persone come me che vogliono essere in regola e pagano. Ma non c’è equità, non c’è omogeneità di «Bisogna valutare ciò che si fa con dei ragazzini così giovani»
Il caso Lavagna