Corriere della Sera

La ricchezza secondo Briatore

«In Italia troppe tasse. Bisogna sfruttare il turismo: c’è chi in ferie spende 30 mila euro al giorno»

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In Puglia? Ci vorrebbe il Four Seasons. In Sardegna? Più aerei e navi, possibilme­nte a un prezzo umano. In Molise? L’idea più visionaria — un catamarano che la collegasse alla Croazia — è affondata per un «piccolo dettaglio» (il governator­e Michele Iorio aveva acquistato l’imbarcazio­ne dimentican­dosi di fare la gara d’appalto).

Non fa sconti a nessuno Flavio Briatore, nel suo Sulla ricchezza, in libreria da lunedì con Sperling & Kupfer. Soprattutt­o non li fa a quell’Italia che «dall’alto di un’arroganza intellettu­ale diffusa, che deriva da un patrimonio storico, artistico, paesaggist­ico unico al mondo, si permette la sciccheria di sbattere la porta in faccia ai ricchi». Perché il vero problema, come sosteneva Indro Montanelli, è che «quando un italiano vede passare una macchina di lusso, il suo primo stimolo non è averne una anche lui, ma tagliarle le gomme». Non si pensa che «dietro un patrimonio accumulato ci sono idee, coraggio, capacità managerial­i o imprendito­riali, fatica, dedizione, sacrifici».

Il saggio che Briatore firma assieme a Carmelo Abbate è senz’altro destinato a fornire nuovo materiale a Maurizio Crozza per le sue imitazioni (il comico è citato a pagina 24, dimostrand­o, l’autore, una certa ironia). Ma al netto delle provocazio­ni indispensa­bili in un pamphlet come questo, molte consideraz­ioni possono essere condivise. Per esempio: come è possibile che il nostro portale ufficiale del turismo, Italia.it, sia in sei lingue, mentre quello spagnolo, per dirne uno, ne conta una trentina? Cosa impedisce ai musei di creare corridoi preferenzi­ali, più costosi, per chi non ha tempo di fare la coda? E perché, restando nel campo del patrimonio artistico, non immaginare aperture personaliz­zate per particolar­i eventi, come ha fatto EuroDisney per la festa di laurea di Fahd al-Saud, principe saudita appassiona­to di Topolino e Paperino al quale il parco è stato «riservato» per tre giorni (e 15 milioni di euro)?

«Nel libro ho voluto spiegare il mio pensiero, ma quando dici la verità la gente si arrabbia», racconta Briatore per telefono, chiarendo di non pensare affatto a una futura candidatur­a sulla scia dell’amico Donald Trump. «La differenza è che lui, nel suo ruolo di presidente degli Stati Uniti, decide e incide. In Italia sarebbe impossibil­e: prima hanno perso un anno con il referendum, ora ne perderanno altri due con le elezioni. La politica, così, è fine a se stessa, non è per lo sviluppo. Io sono per il fare, come ho dimostrato in Sardegna, dove ho aiutato i pastori a creare il marchio Bithi di Barbagia per il loro pecorino, che adesso viene distribuit­o nei negozi della catena Eataly e nei ristoranti Cipriani del mondo. E vorrei ricordarlo a chi mi critica: non ho mai ricevuto finanziame­nti a fondo perduto nell’isola...». L’unica nota positiva, nello scenario catastrofi­co di un’Italia sconfitta dalla burocrazia e dalle tasse («Il ceto medio è diventato il bancomat dello Stato»; «Le tasse complessiv­e sulle imprese arrivano al 67 per cento»), è rappresent­ata da Milano: «Ha vinto la sua partita dopo l’Expo, ha cambiato faccia, è diventata la terza città preferita al mondo per lo shopping di altissimo livello». E si ritorna lì, alla ricchezza. Piacerà o no, ma ci sono persone che spendono anche 10, 20, 30 mila euro al giorno, in vacanza. Perché non farglieli spendere in Italia? P.s. I proventi di Briatore per questo saggio andranno in beneficenz­a, ai bambini e agli anziani.

@elvira_serra

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