Dati patrimoniali sul web, i tempi del Garante della privacy
Caro direttore, nel suo articolo del 14 aprile 2017 Gian Antonio Stella, con prosa sempre brillante, ironizza sul fatto che io, come segretario generale del Garante privacy, abbia inviato ai dirigenti troppo per tempo (in realtà poco prima della scadenza) una nota sui dati da pubblicare sul web per fini di trasparenza. Dimentica però di ricordare che il termine per tale adempimento era fissato dalla legge nella seconda metà di dicembre, e che è stato solo successivamente e inaspettatamente posticipato dall’Anac: prima a fine marzo, poi a fine aprile e da ultimo a tempo indefinito. Se poi si vuole discutere dell’obbligo di pubblicazione dei dati patrimoniali dei dirigenti sul web, a titolo strettamente personale, confesso di non condividerlo. Ma proprio per questo — socraticamente — devo essere il primo a rispettarlo, per essere poi libero di criticarlo. Credo infatti che, ai fini di anticorruzione, sia una misura inefficace, oltre che limitativa della sfera di riservatezza dei singoli. Se infatti qualcuno percepisce una tangente, ha mille modi per nasconderla alle dichiarazioni da pubblicare sul web, magari intestando i beni sospetti a terzi o, semplicemente, non dichiarandoli. Diversamente, dovremmo pensare che un rapinatore di banca seriale sia spinto a interrompere la sua brillante carriera grazie a un inasprimento delle contravvenzioni per divieto di sosta, non avendo il permesso per lasciare davanti alla banca l’auto su cui fuggire dopo il colpo. Credo sarebbe più opportuno concentrare gli sforzi (anche gli adempimenti a fini di trasparenza hanno un costo!) nell’assicurare ancora più trasparenza su tutti gli acquisti pubblici, dove l’amministrazione impiega con maggiore discrezionalità soldi pubblici e dove quindi può realizzarsi la corruzione. Questo, non solo pubblicando sui siti delle singole amministrazioni ogni dettaglio sulle procedure di spesa, ma facendoli convergere in un unico sito, quello dell’Anac che, grazie alla Banca dati nazionale dei contratti pubblici, può così assicurare non solo trasparenza sulle singole spese, attraverso un efficace motore di ricerca, ma anche favorire l’individuazione di costi standard e indicatori che immediatamente facciano emergere dove le spese sono più alte che altrove, e dove quindi queste, anche se non sono frutto di corruzione, sono sicuramente fonte di inefficienza e sprechi. Offrendo anche, in tal modo, ai bravi giornalisti che intendano farlo, materiale su cui esercitare la propria preziosa attività. Ringraziamo il dottor Busia per la precisazione che l’Authority per la Privacy si è mossa, il 14 novembre con soli 40 giorni di anticipo sulle attese linee guida di Cantone sulla trasparenza che ancora non c’erano. Dettaglio prezioso. Ora sappiamo ufficialmente non solo che la malizia sui tempi così favorevoli al ricorso «anticipato» dei dirigenti della stessa Authority al Tar era mal riposta ma che possiamo contare su una Privacy che applicherà senz’altro la stessa prodigiosa tempestività su tutte le questioni che toccano i cittadini. Quanto alla trasparenza sulle proprietà almeno degli alti dirigenti, al famigerato direttore generale della Sanità Duilio Poggiolini, pluricondannato per corruzione, vennero confiscati nel 2000 la bellezza di 31.235.313 euro in valuta attuale. Il dottor Busia pensa davvero che non sarebbe stata utile la trasparenza sul suo patrimonio? Mah…
segretario generale Garante privacy