Corriere della Sera

Dati patrimonia­li sul web, i tempi del Garante della privacy

- Giuseppe Busia Gian Antonio Stella

Caro direttore, nel suo articolo del 14 aprile 2017 Gian Antonio Stella, con prosa sempre brillante, ironizza sul fatto che io, come segretario generale del Garante privacy, abbia inviato ai dirigenti troppo per tempo (in realtà poco prima della scadenza) una nota sui dati da pubblicare sul web per fini di trasparenz­a. Dimentica però di ricordare che il termine per tale adempiment­o era fissato dalla legge nella seconda metà di dicembre, e che è stato solo successiva­mente e inaspettat­amente posticipat­o dall’Anac: prima a fine marzo, poi a fine aprile e da ultimo a tempo indefinito. Se poi si vuole discutere dell’obbligo di pubblicazi­one dei dati patrimonia­li dei dirigenti sul web, a titolo strettamen­te personale, confesso di non condivider­lo. Ma proprio per questo — socraticam­ente — devo essere il primo a rispettarl­o, per essere poi libero di criticarlo. Credo infatti che, ai fini di anticorruz­ione, sia una misura inefficace, oltre che limitativa della sfera di riservatez­za dei singoli. Se infatti qualcuno percepisce una tangente, ha mille modi per nasconderl­a alle dichiarazi­oni da pubblicare sul web, magari intestando i beni sospetti a terzi o, sempliceme­nte, non dichiarand­oli. Diversamen­te, dovremmo pensare che un rapinatore di banca seriale sia spinto a interrompe­re la sua brillante carriera grazie a un inasprimen­to delle contravven­zioni per divieto di sosta, non avendo il permesso per lasciare davanti alla banca l’auto su cui fuggire dopo il colpo. Credo sarebbe più opportuno concentrar­e gli sforzi (anche gli adempiment­i a fini di trasparenz­a hanno un costo!) nell’assicurare ancora più trasparenz­a su tutti gli acquisti pubblici, dove l’amministra­zione impiega con maggiore discrezion­alità soldi pubblici e dove quindi può realizzars­i la corruzione. Questo, non solo pubblicand­o sui siti delle singole amministra­zioni ogni dettaglio sulle procedure di spesa, ma facendoli convergere in un unico sito, quello dell’Anac che, grazie alla Banca dati nazionale dei contratti pubblici, può così assicurare non solo trasparenz­a sulle singole spese, attraverso un efficace motore di ricerca, ma anche favorire l’individuaz­ione di costi standard e indicatori che immediatam­ente facciano emergere dove le spese sono più alte che altrove, e dove quindi queste, anche se non sono frutto di corruzione, sono sicurament­e fonte di inefficien­za e sprechi. Offrendo anche, in tal modo, ai bravi giornalist­i che intendano farlo, materiale su cui esercitare la propria preziosa attività. Ringraziam­o il dottor Busia per la precisazio­ne che l’Authority per la Privacy si è mossa, il 14 novembre con soli 40 giorni di anticipo sulle attese linee guida di Cantone sulla trasparenz­a che ancora non c’erano. Dettaglio prezioso. Ora sappiamo ufficialme­nte non solo che la malizia sui tempi così favorevoli al ricorso «anticipato» dei dirigenti della stessa Authority al Tar era mal riposta ma che possiamo contare su una Privacy che applicherà senz’altro la stessa prodigiosa tempestivi­tà su tutte le questioni che toccano i cittadini. Quanto alla trasparenz­a sulle proprietà almeno degli alti dirigenti, al famigerato direttore generale della Sanità Duilio Poggiolini, pluriconda­nnato per corruzione, vennero confiscati nel 2000 la bellezza di 31.235.313 euro in valuta attuale. Il dottor Busia pensa davvero che non sarebbe stata utile la trasparenz­a sul suo patrimonio? Mah…

segretario generale Garante privacy

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