Corriere della Sera

IL 25 APRILE, LA RESISTENZA E I MERITI STORICI DEGLI EBREI

Valori È più che giustifica­ta la decisione della presidente della Comunità israelitic­a di Roma Ruth Dureghello di non aderire alla manifestaz­ione promossa dall’Anpi

- di Paolo Mieli SEGUE DALLA PRIMA

Aquel tempo gli ebrei già stanziati in Palestina si divisero: la parte maggiorita­ria, inquadrata nell’Haganah (il nucleo militare costitutiv­o del futuro esercito di Israele), accolse l’appello del governo inglese. Sicché molti israeliti di Palestina si arruolaron­o per combattere i nazisti: in quei giorni del ‘41 - nel corso di un’operazione in Siria, Paese all’epoca controllat­o dalla Francia collaboraz­ionista di Vichy - Moshè Dayan, l’uomo che nel ’67 avrebbe guidato i soldati israeliani nella «guerra dei sei giorni», perse l’ occhio sinistro, a coprire il quale portò poi una benda nera per il resto della vita. Altri, come Enzo Sereni e Hanna Senesh, persero eroicament­e la vita in Europa. Fu, quella di schierarsi con gli alleati, una scelta sofferta per gli ebrei di Palestina. E, a suo modo, lacerante. Già nel ’41 la cosiddetta «Banda Stern» (in cui militava il futuro primo ministro israeliano Yitzhak Shamir) e, dopo il ’44, l’«Irgun» (che tra i suoi annoverava un altro futuro premier dello Stato ebraico, Menachem Begin) decisero di rompere con la maggioranz­a sionista e di non concedere alcuna tregua agli inglesi. David Ben Gurion, invece - anche in consideraz­ione del fatto che la parte prevalente dei palestines­i guidata dal mufti Amin al-Husseini si era schierata al fianco di Hitler tenne duro e mandò migliaia dei suoi uomini a combattere contro il Terzo Reich. In Medio Oriente, ma anche nell’Europa orientale, in Olanda, Belgio, Francia, soprattutt­o in Italia. E qui siamo al motivo per cui molti ebrei (assieme beninteso a parecchi non ebrei) partecipan­o da anni alle manifestaz­ioni che celebrano la Resistenza dietro le insegne della Jewish Brigade. Lo fanno per onorare la memoria dei loro correligio­nari provenient­i dalla Palestina che nel 1944, a novembre, sbarcarono sul suolo italiano, furono riaddestra­ti a Taranto per imparare a guerreggia­re nel nostro Paese e presero parte all’ultima, decisiva fase della lotta di Liberazion­e: dai combattime­nti di Alfonsine (19 e 20 marzo 1945) alla «battaglia dei tre fiumi» (9 e 10 aprile 1945) che culminò con lo sfondament­o della Linea gotica. Combattero­no sotto una bandiera identitari­a (tre strisce - azzurra, bianca e azzurra – con al centro una stella di Davide); molti persero la vita; Riconoscim­ento In via di approvazio­ne una meritoria proposta di legge per la medaglia d’oro alla brigata ebraica

varie lapidi, la più importante a Ravenna, ricordano quei caduti per la nostra libertà che ancora oggi riposano in cimiteri italiani, in particolar­e quello di Piangipane. Ed è assai significat­ivo che proprio ieri, in Parlamento, sia giunta ad una tappa decisiva la meritoria proposta di legge (prima firmataria l’esponente pd Lia Quartapell­e) perché alla Brigata ebraica sia conferita la medaglia d’oro al valor militare per la Resistenza.

Questo spiega a quale titolo e in ricordo di cosa alcune persone sfileranno martedì prossimo sotto quelle bandiere. Visa cende romane a parte, meno comprensib­ile (anche se nessuno si sognerebbe di mettere in discussion­e il diritto di chiunque a partecipar­e a qualsiasi genere di manifestaz­ione) è il motivo per cui – ad esempio - alla sfilata milanese del 25 Aprile abbia aderito il Bds, un movimento nato nel luglio 2005 che promuove «boicottagg­io, disinvesti­mento e sanzioni» contro lo Stato di Israele (una campagna da cui si sono dissociati persino intellettu­ali notoriamen­te filopalest­inesi e ostili allo Stato ebraico come Norman Finkelstei­n e Noam Chomsky). I Bds hanno annunciato che parteciper­anno alla sfilata con cartelli in cui verranno ricordati «i nomi dei villaggi distrutti Dignità Incredibil­e dover «trattare» per ricordare un supplizio di cui sono stati le principali vittime

da Israele dal 1948 in poi». Un modo per riproporre la rappresent­azione (non nuova) degli israeliani di oggi come eredi dei nazisti di ieri. E qui si capisce il loro scopo che con l’autentica Resistenza del ’43-‘45 - come hanno sottolinea­to ieri due storici assai sensibili ai valori dell’antifascis­mo, Guido Crainz e Giovanni Sabbatucci - non ha niente a che spartire. Appresa questa notizia, anche i rappresent­anti milanesi della Jewish Brigade avevano deciso di ritirare le proprie insegne dalla manifestaz­ione. Ma c’è Anpi e Anpi. Quella milanese, con una pre- di posizione sorprenden­temente ferma, ha indotto la comunità ebraica ad un ripensamen­to. Roberto Cenati, presidente del comitato provincial­e milanese dell’Associazio­ne nazionale partigiani italiani, si è pubblicame­nte impegnato non solo a «isolare e respingere le provocazio­ni» contro i rappresent­anti della Brigata ebraica ma ha tenuto a mettere in chiaro che chi offende il loro simbolo «ingiuria l’intero patrimonio storico della Resistenza italiana». Cenati ha fatto poi un assai significat­ivo passo ulteriore invitando gli iscritti all’Anpi a «non aderire assolutame­nte all’appello del Bds». Un gesto di grande coraggio nel clima che si respira di questi tempi in Europa.

Sembra incredibil­e che, in alcune città del nostro continente, degli ebrei (i quali sulle politiche dello Stato di Israele avranno, come è ovvio che sia, le opinioni più disparate) debbano essere costretti a «trattare» per il diritto a prender parte con dignità a manifestaz­ioni in ricordo di un supplizio di cui furono le principali vittime. Anche se c’è da aggiungere che in altre città d’Europa – soprattutt­o in Francia – agli israeliti accade di peggio. E per fortuna qui in Italia esistono uomini come Cenati che, nei momenti decisivi, sanno prendere decisioni che non lasciano spazio ad ambiguità. Persone per il cui operato confidiamo che stavolta le insegne della Brigata ebraica (assieme a tutte le altre che si richiamano alla lotta di Liberazion­e ) saranno accolte da applausi. In parziale risarcimen­to dei ben udibili fischi degli anni passati. E a far dimenticar­e quel che nel frattempo sarà accaduto a Roma.

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