Mélenchon e Le Pen una carica antisistema
Caro Cazzullo, non condivido la sovrapposizione che lei fa nel suo reportage sulle presidenziali francesi tra Mélenchon e Le Pen. Lei scrive che li divide «solo l’immigrazione». Ma la posizione su immigrazione non è, soprattutto in questa fase storica, uno dei tanti temi in agenda. È un elemento fondativo di una visione di società. È sistemico. Esprime una visione di relazione tra comunità nazionali, fuori e dentro i confini. Insomma, un tempo avremmo detto che definisce una ideologia. Inoltre, Mélenchon sulla Ue ha come ricetta primaria la riscrittura dei Trattati, non l’uscita dalla Ue o dall’euro. Il superamento dell’euro, in quadro condiviso con altri Paesi, è il Plan B, subordinato all’impossibilità del Plan A. Da settembre 2015 sono in stretto rapporto con lui, oltre che con Lafontaine. Da ultimo, abbiamo costruito insieme la nostra «celebrazione» del 60° dei Trattati di Roma, a marzo scorso in Campidoglio. La dichiarazione finale è molto chiara in proposito. È su www.euro-planb.it <http://www.euro-planb.it/> . Infine, protezionismo è un termine troppo generico. Può voler dire autarchia o regolazione attraverso standard sociali e ambientali. La seconda definizione vale per Mélenchon.
Stefano Fassina Caro Fassina, non c’è dubbio che l’immigrazione sia un tema dirimente, e che Jean-Luc Mélenchon e Marine Le Pen abbiano storie e personalità diverse. Ma li unisce l’avversione all’establishment e la carica antisistema; che è il vero segno del nostro tempo, e anche di queste presidenziali, da cui dipende la sorte dell’Europa.
BAGUTTA DI MILANO
«Perché il Comune non interviene?» Ritengo di non essere la sola a restare addolorata e indignata per la chiusura del Bagutta. Non potrebbe il Comune di Milano attivarsi per evitare il triste evento, lasciando vivo un tempio mondiale della cultura? Che tristezza sarebbe trovarlo trasformato in fast food (con tutto il rispetto per le relative attività)! Anna Mavilla Acanfora
Olgiate Olona (Va) Le lettere firmate con nome, cognome e città e le foto vanno inviate a «Lo dico al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano Fax: 02-62827579
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Aldo Cazzullo - «Lo dico al Corriere» «Lo dico al Corriere» @corriere
Caro Aldo,
leggo sul Corriere la cronaca del treno da Ventimiglia in balia dei teppisti. Non è la prima volta, siano tifosi o anonimi molestatori. Un viaggiatore che cosa deve fare? Telefonare alla prima stazione di carabinieri o polizia a terra? Perché un capotreno non può essere telefonicamente raggiungibile? Sarebbe utile, una volta in treno, conoscere un numero al quale rivolgersi in caso di necessità.
Caro Edoardo,
La questione della sicurezza in treno è molto seria. Mi capita a volte di viaggiare la sera sulle linee di Trenord che collegano Milano con la cintura e trovarmi in scompartimenti dove si ha la sensazione di essere in balia del primo che passa. Se in ogni vagone fosse indicato un numero da chiamare in caso di necessità, forse potrebbe dissuadere qualche malintenzionato.
Ma la storia del treno dei teppisti è particolarmente grave. Anch’io, come lei, sono sobbalzato leggendo la puntuale cronaca di Elisa Sola. Una decina di ragazzi extracomunitari organizzano per Pasqua una gita in Liguria, mettendo in giro la voce sui social. Diventano sessanta, compresi alcuni coetanei italiani. Molti sono ubriachi e drogati. Pensano di poter fare quello che vogliono; e purtroppo è vero. Nessuno glielo impedisce. Di fatto i passeggeri sono in ostaggio. Cito dall’articolo: «Sedili divelti, vetri in frantumi, mani addosso alle ragazze». Il capotreno ferma a Cengio, i carabinieri identificano i vandali, e li lasciano andare. Il capotreno chiede a chi non ha il biglietto di scendere. Nessuno ha il biglietto, tutti restano a bordo. A Carmagnola tirano il freno d’emergenza per gioco. Si prosegue con oltre un’ora e mezzo di ritardo, bambini che piangono, un anziano che ha bisogno della sua iniezione d’insulina. A Porta Nuova il treno è atteso dalla polizia ferroviaria, invano: i vandali fuggono, tranne quattro. Si apprende che non è la prima volta che si comportano in questa maniera. Lo fanno perché ogni volta restano impuniti.
Domani riceverò lettere che diranno che bisogna cacciare tutti gli extracomunitari, e altre che diranno che i ragazzi italiani si comportano anche peggio. Spero che qualcuno dirà una cosa ovvia ma giusta: non importa se il vandalo è marocchino o piemontese; basta che paghi, e impari a rispettare le altre persone e i beni pubblici.