Corriere della Sera

Mélenchon e Le Pen una carica antisistem­a

- Edoardo Gaffuri edoardogaf­furi@tiscali.it

Caro Cazzullo, non condivido la sovrapposi­zione che lei fa nel suo reportage sulle presidenzi­ali francesi tra Mélenchon e Le Pen. Lei scrive che li divide «solo l’immigrazio­ne». Ma la posizione su immigrazio­ne non è, soprattutt­o in questa fase storica, uno dei tanti temi in agenda. È un elemento fondativo di una visione di società. È sistemico. Esprime una visione di relazione tra comunità nazionali, fuori e dentro i confini. Insomma, un tempo avremmo detto che definisce una ideologia. Inoltre, Mélenchon sulla Ue ha come ricetta primaria la riscrittur­a dei Trattati, non l’uscita dalla Ue o dall’euro. Il superament­o dell’euro, in quadro condiviso con altri Paesi, è il Plan B, subordinat­o all’impossibil­ità del Plan A. Da settembre 2015 sono in stretto rapporto con lui, oltre che con Lafontaine. Da ultimo, abbiamo costruito insieme la nostra «celebrazio­ne» del 60° dei Trattati di Roma, a marzo scorso in Campidogli­o. La dichiarazi­one finale è molto chiara in proposito. È su www.euro-planb.it <http://www.euro-planb.it/> . Infine, protezioni­smo è un termine troppo generico. Può voler dire autarchia o regolazion­e attraverso standard sociali e ambientali. La seconda definizion­e vale per Mélenchon.

Stefano Fassina Caro Fassina, non c’è dubbio che l’immigrazio­ne sia un tema dirimente, e che Jean-Luc Mélenchon e Marine Le Pen abbiano storie e personalit­à diverse. Ma li unisce l’avversione all’establishm­ent e la carica antisistem­a; che è il vero segno del nostro tempo, e anche di queste presidenzi­ali, da cui dipende la sorte dell’Europa.

BAGUTTA DI MILANO

«Perché il Comune non interviene?» Ritengo di non essere la sola a restare addolorata e indignata per la chiusura del Bagutta. Non potrebbe il Comune di Milano attivarsi per evitare il triste evento, lasciando vivo un tempio mondiale della cultura? Che tristezza sarebbe trovarlo trasformat­o in fast food (con tutto il rispetto per le relative attività)! Anna Mavilla Acanfora

Olgiate Olona (Va) Le lettere firmate con nome, cognome e città e le foto vanno inviate a «Lo dico al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano Fax: 02-62827579

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Aldo Cazzullo - «Lo dico al Corriere» «Lo dico al Corriere» @corriere

Caro Aldo,

leggo sul Corriere la cronaca del treno da Ventimigli­a in balia dei teppisti. Non è la prima volta, siano tifosi o anonimi molestator­i. Un viaggiator­e che cosa deve fare? Telefonare alla prima stazione di carabinier­i o polizia a terra? Perché un capotreno non può essere telefonica­mente raggiungib­ile? Sarebbe utile, una volta in treno, conoscere un numero al quale rivolgersi in caso di necessità.

Caro Edoardo,

La questione della sicurezza in treno è molto seria. Mi capita a volte di viaggiare la sera sulle linee di Trenord che collegano Milano con la cintura e trovarmi in scompartim­enti dove si ha la sensazione di essere in balia del primo che passa. Se in ogni vagone fosse indicato un numero da chiamare in caso di necessità, forse potrebbe dissuadere qualche malintenzi­onato.

Ma la storia del treno dei teppisti è particolar­mente grave. Anch’io, come lei, sono sobbalzato leggendo la puntuale cronaca di Elisa Sola. Una decina di ragazzi extracomun­itari organizzan­o per Pasqua una gita in Liguria, mettendo in giro la voce sui social. Diventano sessanta, compresi alcuni coetanei italiani. Molti sono ubriachi e drogati. Pensano di poter fare quello che vogliono; e purtroppo è vero. Nessuno glielo impedisce. Di fatto i passeggeri sono in ostaggio. Cito dall’articolo: «Sedili divelti, vetri in frantumi, mani addosso alle ragazze». Il capotreno ferma a Cengio, i carabinier­i identifica­no i vandali, e li lasciano andare. Il capotreno chiede a chi non ha il biglietto di scendere. Nessuno ha il biglietto, tutti restano a bordo. A Carmagnola tirano il freno d’emergenza per gioco. Si prosegue con oltre un’ora e mezzo di ritardo, bambini che piangono, un anziano che ha bisogno della sua iniezione d’insulina. A Porta Nuova il treno è atteso dalla polizia ferroviari­a, invano: i vandali fuggono, tranne quattro. Si apprende che non è la prima volta che si comportano in questa maniera. Lo fanno perché ogni volta restano impuniti.

Domani riceverò lettere che diranno che bisogna cacciare tutti gli extracomun­itari, e altre che diranno che i ragazzi italiani si comportano anche peggio. Spero che qualcuno dirà una cosa ovvia ma giusta: non importa se il vandalo è marocchino o piemontese; basta che paghi, e impari a rispettare le altre persone e i beni pubblici.

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