Cina, il Regno di Mezzo
Da Pechino, capitale del Celeste Impero alle colline di Avatar fino a Shanghai, la città del «sogno cinese»: ai confini del mondo con il «Corriere»
ulle tracce di Marco Polo. A Oriente del mondo. La scoperta del Celeste Impero, della sua millenaria civiltà, comincia dalla capitale. Una megalopoli ai confini della steppa desertica che si alza verso l’altipiano mongolo, da sempre ai margini, austera, monumentale e progettata come trasposizione sulla Terra degli assi cardinali che ordinano il Cielo. Pechino è divisa a metà dalla retta Est-Ovest del Viale della Lunga Pace — dove si affaccia il centro di tutto, la Città Proibita, con i suoi 980 padiglioni, i cortili nascosti, i tetti che si incurvano protetti da dragoni, fenici e altri animali mitologici — e poi strade e palazzi sono allineati con cura Popolare, dopo oltre un secolo di decadenza e rovina seguita all’incontro-scontro con gli occidentali. Una nazione che ha provato anche a rinnegare se stessa, la propria antica cultura (gli anni terribili della Rivoluzione culturale, 1966-1976) ma che dalle riforme e dall’apertura voluta da Deng Xiaoping (1979) ha saputo, eccome!, riportarsi da protagonista sulla scena internazionale.
Dunque, il nostro viaggio non può che partire dal cuore politico: Beijing, la Capitale del Nord. La cui severità è addolcita da monumenti entrati nell’immaginario collettivo: la già citata Città Proibita, dove, a partire dsl Quindicesimo secolo, hanno dimoratogli imperatori di due dinastie, i Ming e i Qing, fino all’ultimo sovranobambino, Pu Yi, celebrato anche dal nostro Bernardo Bertolucci in un film capace di conquistare nove Oscar. E poi il Tempio del Cielo, con i suoi tetti di ceramica blu e gli interni maestosi incorniciati da travi glauche e colonne purpuree che si intersecano a mezz’aria.
Naturalmente non si può lasciare il Nord della Cina senza prima fare una passeggiata sulla Grande Muraglia: ci attende a Mutianyu, a novanta chilometri da Pechino, ed è uno dei tratti (restaurato) più antichi di un manufatto che si estende per oltre seimila chilometri. La costruzione, voluta sin dal Terzo secolo a.C. dal Primo Imperatore (Qin Shihuangdi) come difesa dalle scorrerie dei «nomadi barbari», è stata ampliata, rimaneggiata, elevata nei secoli seguenti senza mai, peraltro, fermare veramente le invasioni. Ma contribuendo decisamente a forgiare il senso di appartenenza e di «unicità» di una civiltà destinata a perpetuarsi mentre nel resto del pianeta grandi imperi nascevano e perivano di continuo.
E questo senso di identità è così primigenio che, vicino a un’antica capitale — Xi’an, un tempo chiamata Chang’an, Lunga Pace: la visiteremo, naturalmente, con le sue imponenti mura, sopravvissute al «progresso» — dal 1979 è in mostra il bimillenario Esercito di Terracotta, maestoso tributo al primo sovrano della storia imperiale unitaria, Qin Shihuangdi, appunto, in forma di guerrieri posti a difesa della sua tomba. Sono migliaia, ognuno con fattezze e guise differenti, come se fossero le «fotografie» di altrettanti soldati vissuti al servizio del Figlio del Cielo. Quindi, sveglia di buon’ora e via verso l’aeroporto. In volo raggiungeremo una località del «profondo Sud» cinese: Guilin, nella provincia del Guangxi. Qui non ci aspettano opere monumentali prodotte dall’uomo ma esempi non meno mozzafiato scaturiti dalla prodigiosa forza creativa della Natura. Intorno e dentro Guilin — il cui nome significa «foresta di osmanto» — svettano infatti curiose colline tanto ripide quanto ravvicinate così da dare l’impressione di trovarsi a tu per tu con la «spina dorsale di un drago». E una crociera lungo il Fiume Li, che attraversa la città e la campagna di smeraldo che la circonda, è un’occasione per deliziarsi dei giochi infiniti che questi monti improbabili (sembrano usciti dal film Avatar) regalano nella brezza profumata di un altipiano subtropicale.
Dal Meridione all’Oriente della Cina. L’ultima tappa è Shanghai, la città più moderna e avveniristica che, da sola, contiene e riflette il «sogno cinese»: conquistare il futuro restando ancorati alle tradizioni. Accanto alle autostrade sopraelevate, ai grattacieli dalle forme audaci, ai palazzi vetro e cemento dove si specchia un’umanità sempre in moto, spuntano infatti qua e là i resti storici che raccontano della convivenza (possibile?) tra mondi diversi: il Tempio del Buddha di Giada o il Giardino del Mandarino Yu nel dedalo di stradine della città vecchia, e le strutture rétro delle Concessioni occidentali, esempi di un’epoca (coloniale) che non è più. Peccato dover ripartire. Riciclare materiali, conservare le risorse naturali, vietare l’utilizzo di prodotti chimici dannosi, non distruggere habitat fondamentali come i boschi umidi e proteggere le specie minacciate. Ogni anno gli ecologisti di tutto il mondo si confrontano su soluzioni come queste: appuntamento un mese e due giorni dopo l’equinozio di primavera, il 22 aprile. Quest’anno capita di sabato la Giornata Mondiale della Terra (Earth Day: www.earthdayitalia.org), promossa per la prima volta nel 1970 da John Fitzgerald Kennedy e diventata la più grande manifestazione ambientale del pianeta, che coinvolge un miliardo di persone in 192 Paesi. Roma la festeggia con l’evento «Over the Wall – Mecenati della Bellezza»: dalle ore 19 Noemi, Sergio Sylvestre, Soul System, Zero Assoluto e Ron in concerto (gratuito) sulla terrazza del Pincio, con Fabrizio Frizzi e il comico Antonio Mezzancella; poi Neri Marcorè e il pianista Roberto Cacciapaglia accompagnano uno spettacolo multisensoriale in piazza del Popolo. Proposte dedicate alla Giornata della Terra anche per chi vuole viverla a contatto con la natura. A Maratea, l’hotel Villa Cheta, romantica residenza Liberty a strapiombo sul mare, organizza passeggiate con il geologo sugli antichi sentieri, oppure a cavallo lungo la costa, escursioni nel Parco del Pollino, visite guidate alle Grotte delle Meraviglie e pic-nic sul veliero. Fino a martedì tre notti con colazione e una cena a chilometro zero a partire da 265 euro a persona. Prodotti delle cascine o dell’orto biologico per il menu degustazione dello chef Domenico Notturno, allievo di Alain Ducasse, al ristorante Il Magiono del Romantik Hotel Mulino Grande di Cusago, struttura di design ecocompatibile ricavata da un mulino ad acqua dell’epoca di Ludovico il Moro. A piedi nudi sui sentieri umidi o sulle pietre scaldate dal sole, con passo scattante o in mountain bike, mentre la natura si risveglia a 1500 metri: il Vigilius Montain Resort, 5 stelle ecosostenibile in Alto Adige, propone il programma Move & Explore, per ritornare in forma all’aria aperta: 4 notti con colazione, aperitivo, un pranzo nella stube o al sacco, 3 ore con personal trainer, trattamenti e noleggio di mountain bike e racchette a partire da 920 euro a persona.