Cucinare per i Santi Viaggio laico tra i riti del cibo
Perché a San Giuseppe si frigge e a Santa Lucia si fanno i dolci? Il libro «Santa pietanza» ricostruisce 126 piatti dedicati alle figure sacre di diverse culture: dall’Italia alla Spagna, dal Nord Europa all’America, un racconto di come la religione si si
ucina e preghiera. Un binomio inscindibile. E proprio per questo di grande fascino. Come hanno scoperto Lydia Capasso e Giovanna Esposito, autrici di un libro da leggere tutto d’un fiato: Santa pietanza (Tommasi editore). Un ricettario di piatti non solo italiani, ma anche della cucina greca, spagnola, nordeuropea e persino d’Oltreoceano. Tutti che riconducono ai santi e alle loro feste. Perché, dicono le autrici, «anche cucinare e mangiare possono diventare, sorprendentemente, manifestazioni di fede. In molti casi il legame tra il cibo e il santo in onore del quale lo si porta in tavola ha radici e ragioni che affondano nelle nebbie della storia e quasi sempre in episodi favolosi e vicende mitiche».
Ne viene fuori una lunga collezione di riti che vanno a comporre, ancora una volta (come per il precedente libro delle autrici, Gli Aristopiatti), il ricettario con il gusto del racconto. Sono 126 preparazioni ricostruite con minuziosa precisione, divise in sedici capitoli, dei quali alcuni riservati a specifici santi come Giuseppe, Giovanni, Martino o Agata, che vantano al loro attivo un repertorio culinario vastissimo. La difficoltà maggiore, però, secondo Capasso ed Esposito, «sta nella natura dell’argomento che abbiamo deciso di trattare. La religione e la devozione sono terreni delicati in cui non era nostra intenzione addentrarci. Perciò in queste pagine le abbiamo svestite della loro spiritualità, ponendoci per così dire da un punto di vista laico e adottando un tono volutamente leggero ma non irriverente». Questo libro mescola, dunque, sacro e profano, santi frittellari e riti macabri, in una sovrapposizione continua. A fare da guida Domani alle 17.30 alla Fiera Milano Rho, tra gli incontri organizzati dalla Fondazione Corriere della Sera per «Tempo di Libri», Angela Frenda discuterà con lo chef Simone Salvini di «Cucina democratica (e felice)» visiva le illustrazioni di Gianluca Biscalchin, sempre raffinate e originali.
Le ricette permetteranno di ripercorrere, fra gli altri, lo strano destino di Sant’Antonio Abate, anacoreta ed eremita omaggiato per contrasto con ricche preparazioni. Di rievocare il supplizio di San Biagio assaggiando le ciambelle che gli sono dedicate. Di sperimentare i dolci cucinati in onore di Sant’Agata o ancora di gustare le prelibatezze che, in un trionfo di fritture, accompagnano la festa di San Giuseppe. Scoprirete così che le alici alla scapece, tipiche del pittoresco borgo di Cetara, in Costiera Amalfitana, si fanno il 29 giugno per fare festa a San Pietro, il suo patrono. O che ad avere unificato (davvero) l’Italia ci ha pensato San Giovanni, il Battista, il cugino di Gesù, l’asceta. E lo ha fatto aggregando Nord, centro e Sud in un complesso di rituali comuni, anche alimentari, proprio lui che con il cibo aveva un rapporto complesso. Così oggi la notte di San Giovanni è considerata la più magica dell’anno, affollata di superstizioni o liturgie divinatorie. Quella notte vanno raccolte le noci verdi e bagnate di sacra rugiada, solo così saranno terapeutiche e aromatiche. O le erbe: artemisa, ruta, verbena e lavanda, per ottenere salute e bellezza. Poi ci sono le lumache. Ciammotte, ciammarughe: indipendentemente da come le chiamate, non possono mancare. Se ne cuociono ovunque, dalla Lombardia alla Sardegna (con finocchietto).
Sant’Agata e Santa Lucia, infine, vi daranno grandi soddisfazioni. La prima associata da secoli a dolci e pani a forma di mammelle, che ricordano i seni che le furono tagliati dal suo persecutore, il proconsole Quinziano. Sarà San Pietro a farglieli risanare miracolosamente. Per questo il proconsole, infuriato, la fece bruciare viva. Santa Lucia, invece, è osannata in moltissime località del Nord Italia in cui fa le veci di Babbo Natale o di Gesù Bambino, portando regali ai bimbi buoni e carbone a quelli dal comportamento non proprio impeccabile. Morta giovanissima, ottenne da San Pietro Alimentazione e preghiera, binomio affascinante che unisce tradizioni e credenze
di scendere sulla terra almeno una volta l’anno, la notte tra il 12 e il 13 dicembre. In cambio dei doni le si fanno trovare mandarini, biscotti e latte. Le si dedicano in Sicilia le arancine. Ad Avellino la si onora con un piatto a base di chicchi di grano. Il 13 dicembre in Irpinia infatti è il giorno dei cicci: una zuppa che al grano unisce i ceci, in ricordo dei suoi occhi, i fagioli, il mais e le papaccelle, i tipici peperoni tondi sott’aceto. Ora non vi resta che leggere e cucinare per il vostro santo preferito.