Corriere della Sera

Poteri a Cantone, così il governo si corregge

Anticorruz­ione, la norma cancellata sarà ripristina­ta rapidament­e con un emendament­o alla manovrina Il ruolo del Dipartimen­to di affari giuridici e legislativ­i di Palazzo Chigi. Ancora scontro tra M5S e Pd

- Lorenzo Salvia

Il rimedio è pronto. Sarà lo stesso governo a presentare un emendament­o per ridare pieni poteri all’Anac, l’Autorità anticorruz­ione guidata da Raffaele Cantone. E lo aggancerà al primo treno utile, la manovrina correttiva attesa in Parlamento. A quel punto tornerà la norma sparita dall’ultima versione del Codice degli appalti, quella che dà poteri speciali alla stessa Anac, soprattutt­o quello di intervenir­e su un appalto sospetto anche in assenza di un procedimen­to della magistratu­ra.

Resta da chiarire chi abbia fatto sparire quella norma dal testo approvato dal Consiglio dei ministri della settimana passata. Era stato chiamato in causa il Consiglio di Stato, che avrebbe suggerito la modifica sostenendo l’incostituz­ionalità dei poteri speciali. Ma, atto inconsueto, lo stesso Consiglio ha smentito con un comunicato stampa: «Nessun parere ha chiesto l’abrogazion­e» di quella norma. Anzi, «sono state fornite indicazion­i per rendere» i poteri speciali «uno strumento efficace e al contempo immune da profili di eccesso di delega e di incostituz­ionalità». In effetti, a leggere il parere che risale al 2016, viene fuori che non si chiede una cancellazi­one della norma ma una sua maggiore chiarezza. Resta da capire se sia stato quello lo spunto per un intervento che ha comunque coinvolto il cosiddetto Dagl, il Dipartimen­to di affari giuridici e legislativ­i di Palazzo Chigi, guidato da Roberto Cerreto, già capo di gabinetto del ministro Maria Elena Boschi. Ma, al di là degli aspetti tecnici, la questione è tutta politica.

Dal Movimento 5 Stelle è direttamen­te Luigi Di Maio a partire all’attacco: «È inutile cercare la manina che ha tolto all’Anac i poteri sugli appalti. La manina è del Pd», un partito che secondo il vicepresid­ente della Camera è «allergico

Il leader di Energie per l’Italia: «Era giusto abolire quella norma anticostit­uzionale»

all’anticorruz­ione». I deputati M5S della commission­e Affari costituzio­nali, invece, prendono di mira la presidenza del Consiglio: «A Palazzo Chigi o mentono oppure sono incapaci». Il governo conferma la linea del primo giorno con il ministro delle Infrastrut­ture Graziano Delrio: «Un errore che va corretto immediatam­ente». Anche la responsabi­le della Difesa, Roberta Pinotti, parla di «errore tecnico, senza volontà politica», ma invita pure a «non fare polveroni su cose che non esistono». Dal Pd è il presidente Matteo Orfini a rispondere alle accuse del Movimento 5 Stelle: «Il nostro partito ha subito segnalato e chiesto di correggere la norma su Anac. Consiglier­ei al M5S maggiore sobrietà».

Al di là della guerra tra Pd e M5S, c’è anche chi si smarca. Come Stefano Parisi, già candidato sindaco a Milano, ora alla guida del movimento Energie per l’Italia: «Era giusto — dice — abolire una norma confusa e anticostit­uzionale che andava oltre la delega ricevuta dal Parlamento». Ma non è tanto sulla procedura che si articola il suo controcorr­ente: «La norma è inutile contro la corruzione ma efficace nel creare ulteriore incertezza normativa a chi vuole investire». Per questo Parisi parla di «governo a rimorchio dei 5 Stelle» e di «Pd pavido, più attento a Grillo che allo sviluppo del Paese».

Inutile cercare la manina che ha cambiato la norma, è del Partito democratic­o Parisi controcorr­ente Il nostro partito ha subito segnalato e chiesto di rettificar­e la norma sull’Anac Luigi Di Maio Matteo Orfini

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