Corriere della Sera

L’esperto di Salvini: con la rottamazio­ne dei crediti di Equitalia una sola tassa al 15%

- M.Cre.

Rottamazio­ne «vera» delle multe per arrivare alla Flat tax. Ne parlerà Matteo Salvini a Verona alla manifestaz­ione di martedì prossimo, ne parla da tempo Armando Siri, ideologo fiscale della Lega che ha adattato alla realtà italiana la teoria dell’aliquota unica per tutti. L’idea, spiega è quella di una «pacificazi­one fiscale». E cioé, che «i circa 817 miliardi di crediti inesigibil­i da Equitalia siano rottamati ma non nel modo in cui avviene ora, in cui a pagare saranno soltanto quelli che possono permetters­i di farlo in cinque rate». Meglio invece «il saldo e stralcio al 6%, al 10%, al 25% di tutti i crediti in incaglio. Ciò consentire­bbe di incassare 60 miliardi in 2 anni». E darebbe la possibilit­à a milioni di contribuen­ti «di uscire da uno stato di prostrazio­ne senza via d’uscita e allo Stato di incassare somme altrimenti perdute». Obiettivo finale, alimentare per i primi anni l’unificazio­ne al 15% dell’aliquota fiscale per tutti i contribuen­ti, la versione aggiornata dal «pagare meno per pagare tutti». L’obiezione di molti è che il crollo delle entrate nei primi anni del nuovo regime sarebbe insostenib­ile per il fabbisogno dello Stato. Siri non è d’accordo: «Basti pensare che la maggior disponibil­ità nelle tasche delle famiglie porterebbe da sola a 7 miliardi di ulteriore gettito Iva».

È vero però che anche Forza Italia è scettica sulla possibilit­à di un’aliquota così bassa, e parla di tassa unica al 24%. «In realtà — spiega Siri — l’aliquota al 15% è la minore possibile per la più vasta platea possibile di contribuen­ti. Con la cifra di cui parla Forza Italia, circa 20 milioni di italiani sarebbero già fuori, visto che oggi la minima è al 23%». Quello di cui Siri neppure vuol sentire parlare è l’aumento dell’Iva: «Sono sbalordito — dice — Gentiloni ha appena detto che il problema è la domanda interna, e Padoan vuole aumentare l’Iva? Come al solito, si cerca di curare la febbre e non la malattia».

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