Il caso Tosi a Verona Non può più correre e candida a sindaco la fidanzata senatrice
Scende in campo Patrizia Bisinella
Dopo aver sperato fino all’ultimo in un decreto che gli consentisse di poter correre per la terza volta, il sindaco di Verona Flavio Tosi si è arreso all’evidenza. Ma per la sua successione ha scelto di puntare sulla persona che più gli è vicina nella vita: per tentare di rivincere le Amministrative candida la fidanzata Patrizia Bisinella. Sarà presentata ufficialmente oggi pomeriggio alle 16, davanti al municipio e a pochi metri dall’Arena. Sarà la candidata a sindaco di Fare!, il partito fondato da Tosi dopo l’espulsione dalla Lega alla vigilia delle Regionali 2015. Bisinella, 46 anni, di Castelfranco Veneto, laureata in Giurisprudenza, è senatrice (eletta con la Lega) e ha seguito Tosi nella nuova avventura politica, risultando in alcune circostanze determinante per la tenuta del governo Renzi con le altre due compagne di partito a Palazzo Madama.
Alla fine, la scelta è caduta su di lei, nonostante nelle ultime settimane ci fossero state pressioni per virare su Fabio Venturi, attuale presidente di Agsm (multiutility di Verona), da sempre fedele luogotenente di Tosi. Il motivo del contendere? Il fatto che Bisinella non sia veronese di nascita e che solo da tre anni a questa parte, da quando venne ufficializzata la sua relazione con Tosi, abbia iniziato a frequentare la città. Negli ambienti vicini al sindaco uscente si respirava aria di diaspora. Ma Tosi è andato avanti per la sua strada e non appena la decisione è stata resa nota, ovviamente tutto è rientrato.
«Chiunque sia il candidato, saremo una squadra unita e compatta», aveva sentenziato qualche settimana fa il sindaco. Sperava, o forse faceva solo finta di sperarci per tenere al guinzaglio i suoi discepoli più impazienti, che si materializzasse un decreto che desse il via libera al terzo mandato anche per i sindaci dei Comuni con più di tremila abitanti. Una speranza che lo aveva spinto ad avvicinarsi all’ex premier Matteo Renzi, sostenendolo a spada tratta — anche a costo di mal di pancia all’interno della sua stessa coalizione a Verona — nella delicata e sfortunata (per Renzi) partita del referendum costituzionale.
Tramontata l’ipotesi, non restava che scegliere il suo potenziale successore. E nella città di Giulietta e Romeo è stato l’amore ad avere il sopravvento. Attenzione però: l’amore nella sua declinazione più razionale e solida che si basa sulla fiducia. L’impressione? Tosi si fida di Bisinella: questo il motivo per cui l’ha scelta. Amante dello spoils system e attento al Cencelli, nella sua decennale carriera di sindaco è stato troppe volte «scaricato» da quegli stessi uomini che lui aveva portato al potere (quattro di loro si sono candidati a sindaco). E non potendo permettersi, ora che il suo ruolo non sarà più quello di primo cittadino, di correre il rischio di trovarsi un’altra volta con il cerino in mano, ha optato per la scelta «familistica». Scelta che farà discutere e che sarà il ritornello principale della campagna elettorale dei rivali di Tosi. A ribadirlo, non più di tardi di tre giorni fa, il rivale Matteo Salvini: «Non ci sono dinastie, non siamo in monarchia». Ma Tosi ha fatto spallucce. Lui si sente un po’ il «re» di Verona e vorrà continuare a esserlo anche se all’ombra della sua fidanzata. «Sono sicuro — ha detto — che andremo al ballottaggio. E se vinceremo, farò il capogruppo in Consiglio e non entrerò in giunta. Sarei ingombrante».
Sono sicuro che andremo al ballottaggio E se vinceremo farò il capogruppo in consiglio senza entrare in giunta Sarei ingombrante Flavio Tosi