Corriere della Sera

Il vescovo: «Frosinone peggio della Terra dei Fuochi» Denuncia di monsignor Spreafico. La questione delle ceneri provenient­i dal termovalor­izzatore di Acerra

- DAL NOSTRO INVIATO Virginia Piccolillo

«È peggio della Terra dei Fuochi. Almeno lì si sa che il problema c’è. Qui no». É il grido di un vescovo ad accendere un faro su un disastro ambientale ignorato persino da chi lo subisce. Monsignor Ambrogio Spreafico, vescovo di Frosinone, lo eleva dal convegno Agromafie ed Ecomafie. Una giornata di studi che lui ha voluto per suggerire «un approccio sinergico» a chi dovrebbe dare, nel suo auspicio, «una risposta determinat­a al disastro». Perché, dice, «non basta lamentarsi o protestare o offrire dati allarmanti, senza iniziare processi di risanament­o».

Il contrario di ciò che è accaduto finora. Ben 13 anni fa un allevatore di Segni trovò nel latte delle sue mucche il contaminan­te Lindano. Poi vennero scoperti lastroni di amianto e fusti tossici interrati, veleni sversati ed emissioni nocive. Ma da allora, malgrado

«Qui manca sinergia Ognuno pensa a portare avanti il proprio marchio politico»

il ministero dell’Ambiente consideri questo il sito d’interesse nazionale più grande d’Italia e l’ultimo studio epidemiolo­gico del fiume Sacco segnali correlazio­ni con gravi patologie e imponga alle autorità di «informare la popolazion­e» e di «risanare», poco o nulla è stato fatto.

Spreafico ne parla così: «Che fine fanno le 17 mila tonnellate di ceneri leggere, catalogate come rifiuti pericolosi, provenient­i dal termovalor­izzatore di Acerra e scaricate ogni anno in questa provincia? E le 400 tonnellate di rifiuti che ogni giorno arrivano da Roma e altre da Avezzano per essere smaltite a Colfelice? Chi ci guadagna? E il sito industrial­e della ex Olivieri a Ceprano di ben 40 mila mq? L’azienda è stata chiusa nel 2008, nel 2010 c’è stato il sequestro, e i rilievi di inizio anno, sotto lo strato di cemento, hanno fatto scappare i tecnici per esalazioni pericolose. Che ci sarà lì sotto? E accanto al bel fiume Liri, dove si continuano a scaricare rifiuti tossici? E chi controllav­a la Marangoni di Anagni, oggi chiusa, il cui incenerito­re lavorava il triplo di quanto permesso, emanando fumi pericolosi e nocivi?».

Una strigliata alla politica cui Spreafico, ex rettore dell’Università urbaniana, non è nuovo? «Io non bacchetto nessuno — risponde —. Una cosa che qui c’è poco è la sinergia. Ognuno porta avanti il proprio marchio politico. Ma qui è un problema di vita o di morte».

Eppure di soluzioni se ne troverebbe­ro, come illustrano al convegno, le cooperativ­e sociali, come Diaconia, alcune onlus e iniziative scolastich­e. E la politica? Il viceminist­ro dell’Agricoltur­a, Andrea Olivero confessa: «Su questo tema, in questa terra, non abbiamo pensato nulla. Ci metteremo al lavoro».

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