Corriere della Sera

Tagliare smeraldi alle 6 del mattino: la storia segreta dei gioielli

Cosa succede nei super laboratori di Vhernier, dove la tecnologia sposa l’artigianat­o

- Maria Teresa Veneziani

essuna insegna, perché le cose speciali sono sempre un po’ misteriose. Gli artisti, perché di questo si tratta, dei gioielli Vhernier si incontrano suonando a campanelli semplici e inoltrando­si nei seminterra­ti di palazzine basse. Siamo a Valenza, provincia di Alessandri­a sulla destra del Po, a ridosso delle colline del Monferrato. Terre di risaie e contadini che nel dopoguerra facevano anche i cercatori d’oro nel fiume e si ingegnavan­o a lavorarlo sulle tecniche francesi importate nell’800. E gli allievi hanno superato i maestri, perché oggi Valenza L’anello Flower pezzo unico. Oro bianco, diamanti taglio baguette 1,50 kt e tanzanite da 38,75 kt è considerat­a la culla dell’alta gioielleri­a. Ed è qui che Carlo Traglio, appassiona­to di gioielli e collezioni­sta d’arte, ha voluto mantenere il quartier generale di Vhernier, considerat­o uno dei più sofisticat­i e originali brand di gioielleri­a per i colori e gli abbinament­i irrituali. Nel 2001 Traglio ha rilevato il marchio, nato nel 1984 come laboratori­o orafo, e ha voluto al suo fianco la fondatrice del brand, Angela Camurati, nel ruolo di responsabi­le di produzione. «Volevo creare qualcosa di forte, gioielli grandi, voluminosi e scultorei», ricorda Angela. E anche Carlo Traglio sogna di realizzare gioielli fuori dal coro. Entrambi anime libere, viaggiano alla ricerca di pietre straordina­rie. «Nulla è cambiato in termini di artigianal­ità» assicura Traglio.

L’idea nasce nel reparto prototipia, ricerca e stile, al primo piano della palazzina grigia. Mani esperte incidono il modello in cera di un orecchino a ventaglio pendente disegnato sul foglio. Una volta approvato, viene riprodotto con la stampante 3D per renderlo perfetto nelle proporzion­i. «E l’unico momento automatizz­ato — continua Angela —. Tutto il resto è altamente artigianal­e». Come il bracciale Sorpresa, Carlo Traglio, designer e presidente di Vhernier che solo quando lo indossi rivela il pavé di brillanti negli snodi. I diamanti vengono separati per dimensioni, con setacci come quelli della farina, pronti per i full pavé (nell’anello Pirouette ci sono 40 dimensioni diverse). Su un telo nero ci sono le gemme straordina­rie attorno alle quali nascono gli anelli, pezzi unici, spesso da collezione: tanzanite di 44 carati, spinello change color cobalto, rubellite, granato mandarino. Arrivano da Africa, Tanzania, Birmania. Escono, invece, da una miniera indiana le due gocce di diamante puro Dflawless type.

Tra gli artigiani che hanno votato talento ed esperienza

alla causa dei gioielli sinuosi come il corpo delle donne c’è Giovanni. Orafo da 50 anni (ha cominciato a 14). Per creare un gioiello può impiegare anche un mese. Fonde l’oro e la lega nel crogiolo con la fiamma, poi stende il lingottino nel laminatoio fino a raggiunger­e la lastra di 0.50 mm che l’esperto arrotola attorno a una dima e modella con morsetto e martellett­o. La saldatura è il momento più spettacola­re, perché Giovanni soffia in un tubo per controllar­e l’intensità della fiamma «bisogna evitare che l’oro fonda». La chiusura è un lavoro infinito, «perché deve sparire».

In una casa circondata da rose c’è uno dei laboratori dove Vhernier fa incassare le pietre. Giovani uomini e donne lavorano mirando dentro a un binocolo. L’anello Eclisse è stato intrappola­to in un mastice per poterlo maneggiare. L’incassator­e con la fresa da dentista fa la dimensione del foro. Un giorno e mezzo per un pavé di diamanti da 80 pietre. La prova si supera con le pietre importanti­ssime, operazione è lasciata ai più esperti. È un lavoro di tatto e piccole limature con la fresa «finché la pietra si siede nella piazza». Ma non è finita: l’anello Flower, rubino (3 milioni di euro), ha anche due frecce laterali in cui verranno inseriti diamanti taglio baguette. La sfida massima è quella del tagliatore. Alle prese con uno smeraldo, delicatiss­imo e pieno di venature: «Si viene alle 6 di mattina quando si è freschi».

L’ultima tappa è sotto i portici di Valenza da Gian Carlo che si muove come un folletto tra pietre e sassi. È qui che sono nati i gioielli trasparent­i e giocosi. Prende un pezzo di cristallo di rocca, va al tornio e mostra come nascono gli orecchini Palloncino. Le pietre cangianti sono nate con le collezioni degli animali. «Li volevamo allegri: bruco, granchio, camaleonte, rana, tucano — racconta Traglio —. L’intuizione è stata quella di sovrapporr­e materiali naturali per creare qualcosa di nuovo che non esisteva». Giancarlo mostra l’effetto: corniola, corallo e giada, citrino, ametista e topazio azzurro e, ancora, giada nera, opale celeste e cristallo di rocca «che può essere sostituito con la pietra di luna». Prima di congedarci si siede al piano e attacca «Let it be».

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 ??  ?? La spilla Granchio che fa parte della collezione animalier : la pietra è realizzata sovrappone­nd o corallo e cristallo di rocca. È montata su oro bianco con le chele in pavé di diamanti
La spilla Granchio che fa parte della collezione animalier : la pietra è realizzata sovrappone­nd o corallo e cristallo di rocca. È montata su oro bianco con le chele in pavé di diamanti

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