Dal ‘700 a oggi Il fascino intatto delle mostre botaniche
li intraprendenti personaggi che solcavano mari e monti alla ricerca di ricchezze erano sempre accompagnati da un medico, sovente da un uomo del clero e talvolta, se questa mansione non era ricoperta da uno dei precedenti, da un uomo di scienza. Oltre a gemme, spezie, cioccolato e quant’altro, arrivavano esemplari, o loro descrizioni, di nuove specie. L’interesse per questi crebbe e molte spedizioni, soprattutto da fine ’700 in poi, vennero fatte appositamente con questo scopo. Fortunati giardinieri si occuparono di queste novità: alcune inevitabilmente vennero perse, altre si moltiplicarono o vennero ibridate... e il mondo degli appassionati di piante non è scevro dai piaceri del collezionismo, tutt’altro, e la sottile gioia che si prova nel pavoneggiare le proprie rarità, i gioielli più amati, è uno di questi. Le mostre di fiori che la Royal Horticultural Society iniziò già nel 1833 a Chiswick (precursori del Chelsea Flower Show, tuttora faro e passerella nel mondo di piante ornamentali e giardini) affiancavano ai banchi di chi vendeva le proprie merci, a quanti esponevano il frutto delle loro cure, facendoli competere per rarità e bellezza. Su quei banchi, sia che fossero esposte per gonfiare l’ego o la borsa, in quasi due secoli son passate piante dai quattro angoli del globo e molte che in natura non sarebbero mai esistite: come avrebbe potuto una rosa cinese ibridarsi con una dell’Europa occidentale? Le mostre di fiori possono essere un viaggio fantastico: scadente quando le protagoniste sono quasi tutte frutto della produzione di massa, eccelso quando ci sono rarità e bellezze presentate anche solo per essere ammirate. carlocontesso@yahoo.com