Corriere della Sera

Il lavoro dei sogni? Che cosa significa (non) essere disposti a tutto

- Di Greta Sclaunich

amilla ha 27 anni e il suo sogno, da sempre, è scrivere. Un sogno per il quale studia, si impegna e dice di essere «disposta a tutto». Da un po’ si è resa conto, però, che mentre per lei essere disposta a tutto significa lavorare duro, migliorars­i di continuo, non pensare ad orari, vacanze e hobby pur di riuscire nel lavoro che le piace, per gli altri (o almeno, alcuni altri) la sua determinaz­ione è quasi un sinonimo di disponibil­ità sessuale. Camilla mi ha scritto dopo aver letto sulla rubrica #sessoeamor­e la storia di Patty, che è stata contattata su Facebook per un contratto da 20 mila euro al mese che avrebbe ottenuto solo a patto di garantire una «cena con dopocena» con un uomo. Anche Camilla ha subìto una proposta simile, anche se più sfumata. Una persona famosa l’ha prima aggiunta su Facebook, poi le ha scritto per una potenziale proposta di lavoro che però sarebbe stata formulata con precisione solo al telefono, «perché così sento la tua voce» come le ha scritto lui. Sarà stata solo una trappola? A lei sembrava di sì, a giudicare dall’insistenza con cui, dopo il suo diniego, lui continuava a proporre caffè, cene, incontri. Rifiutare, scrive la giovane (trovate il suo racconto su http://27esimaora.corrier e.it/sessoeamor­e/), non è stato semplice: «Anche se ti vergogni di ammetterlo, anche se vorresti averlo mandato a quel paese subito, hai paura. Paura che per ripicca possa parlar male di te con altri colleghi, paura di precludert­i future opportunit­à lavorative». Una paura forse giustifica­ta, a giudicare da come hanno reagito alcuni amici ai quali ha raccontato l’episodio: «Uno ha riso, scuotendo la testa. L’altro, dopo avermi detto che mi ero fatta “un film in testa”, ha pure aggiunto: “Se ci fossi andata a cena, magari avresti scoperto che era un galantuomo”». Magari, invece, no.

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