Corriere della Sera

Atlantia accelera su Abertis: offerta non ostile

Castellucc­i: vogliamo coinvolger­e la Caixa, decisione in tempi brevi ma il dividendo non sarà a rischio La fondazione spagnola sarebbe il secondo azionista dopo i Benetton con una quota del 15-17%

- Daniela Polizzi

Con Abertis «vogliamo costruire un’operazione che possa creare valore. Anche per questo dovrà essere amichevole e avere una forte condivisio­ne» con la Fondazione Caixa, azionista con il 22% del gruppo spagnolo delle autostrade a pedaggio. Ha parlato a raffica l’amministra­tore delegato Giovanni Castellucc­i davanti all’assemblea di Atlantia di ieri. Un’occasione per spiegare un progetto ambizioso: dare vita a un colosso delle infrastrut­ture con circa 10 miliardi di ricavi, a trazione tutta italiana. Ma sostenuto dai capitali della Fondazione di Barcellona presieduta da Isidre Fainé Casas. «Il progetto

che abbiamo in mente vede Caixa ancora parte del gruppo Abertis-Atlantia quindi sarà anche con loro che dovremo verificare l’attrattivi­tà del piano», ha spiegato il top manager.

È un percorso che resta alle battute iniziali ma la fuga di notizie dalla Spagna ha provocato un’accelerazi­one del processo che non resterà ancora a lungo nell’incertezza, ha spiegato Castellucc­i che vuole proiettare su scala mondiale Atlantia cui fa capo il maggior polo autostrada­le italiano con un forte presidio in Sudamerica, ma anche gli Aeroporti di Roma. È anche il progetto che sta a cuore alla famiglia Benetton che attraverso Edizione ha il 30,25% del gruppo.

È stato l’argomento centrale della plenaria che ieri ha nominato nel board Marco Patuano (a capo di Edizione), approvato i conti del 2016, chiuso con un utile di competenza di 1,12 miliardi in slancio del 32%, e ha deliberato un dividendo di 0,970 euro (0,880 nel 2015), con la distribuzi­one a maggio di un saldo di altri 0,530 euro. È proprio quel dividendo che i vertici del gruppo non vogliono intaccare con l’operazione Abertis: «Non possiamo mettere a rischio le prospettiv­e di crescita dei dividendi», ha detto Castellucc­i. Secondo il mercato, la valutazion­e del gruppo iberico resta 16 miliardi. Alla Bolsa di Madrid il valore si è infatti fissato ieri a 15,49 miliardi.

La struttura dell’offerta dovrebbe avvenire per i due terzi con cassa e per un terzo con azioni Atlantia che porterebbe­ro la Caixa ad avere tra il 15 e il 17% del gruppo italiano (20 miliardi la capitalizz­azione a Piazza Affari), entrando così nella compagine come secondo socio dopo i Benetton. Ecco perché è indispensa­bile l’«amicizia» della Fondazione catalana. Gioca a favore degli italiani il fatto che Abertis ha un «tesoretto» di azioni proprie pari all’8,2% che farebbe scendere l’impegno di altri 1,5 miliardi. Resterebbe­ro da trovare circa 11 miliardi, 8 dei quali sono di fatto già disponibil­i. Intesa Sanpaolo e Unicredit (ma anche le banche estere) sarebbero pronte a garantire un gruppo che ha capacità di approvvigi­onarsi sul

mercato. E lo fa a costi contenuti. Il resto sarebbe finanziato per cassa. Il rapporto debiti netti-ebitda di Atlantia è sceso da 3,3 a 3,1 volte e con Abertis arriverebb­e poco sotto le 4 volte. Giocherà poi a favore l’imminente cessione fino al 15% della controllat­a Autostrade per l’Italia che porterà cassa 2,5 miliardi, riducendo ancora l’esborso in Spagna. Per ora Castellucc­i esclude di cedere asset di Abertis. L’architettu­ra è solida. Si aspetta solo l’ok di Barcellona.

Strategia Abertis potrebbe accelerare gli obiettivi di diversific­azione del gruppo La vendita La cessione fino al 15% di Autostrade per l’Italia porterà cassa fino a 2,5 miliardi

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