Atlantia accelera su Abertis: offerta non ostile
Castellucci: vogliamo coinvolgere la Caixa, decisione in tempi brevi ma il dividendo non sarà a rischio La fondazione spagnola sarebbe il secondo azionista dopo i Benetton con una quota del 15-17%
Con Abertis «vogliamo costruire un’operazione che possa creare valore. Anche per questo dovrà essere amichevole e avere una forte condivisione» con la Fondazione Caixa, azionista con il 22% del gruppo spagnolo delle autostrade a pedaggio. Ha parlato a raffica l’amministratore delegato Giovanni Castellucci davanti all’assemblea di Atlantia di ieri. Un’occasione per spiegare un progetto ambizioso: dare vita a un colosso delle infrastrutture con circa 10 miliardi di ricavi, a trazione tutta italiana. Ma sostenuto dai capitali della Fondazione di Barcellona presieduta da Isidre Fainé Casas. «Il progetto
che abbiamo in mente vede Caixa ancora parte del gruppo Abertis-Atlantia quindi sarà anche con loro che dovremo verificare l’attrattività del piano», ha spiegato il top manager.
È un percorso che resta alle battute iniziali ma la fuga di notizie dalla Spagna ha provocato un’accelerazione del processo che non resterà ancora a lungo nell’incertezza, ha spiegato Castellucci che vuole proiettare su scala mondiale Atlantia cui fa capo il maggior polo autostradale italiano con un forte presidio in Sudamerica, ma anche gli Aeroporti di Roma. È anche il progetto che sta a cuore alla famiglia Benetton che attraverso Edizione ha il 30,25% del gruppo.
È stato l’argomento centrale della plenaria che ieri ha nominato nel board Marco Patuano (a capo di Edizione), approvato i conti del 2016, chiuso con un utile di competenza di 1,12 miliardi in slancio del 32%, e ha deliberato un dividendo di 0,970 euro (0,880 nel 2015), con la distribuzione a maggio di un saldo di altri 0,530 euro. È proprio quel dividendo che i vertici del gruppo non vogliono intaccare con l’operazione Abertis: «Non possiamo mettere a rischio le prospettive di crescita dei dividendi», ha detto Castellucci. Secondo il mercato, la valutazione del gruppo iberico resta 16 miliardi. Alla Bolsa di Madrid il valore si è infatti fissato ieri a 15,49 miliardi.
La struttura dell’offerta dovrebbe avvenire per i due terzi con cassa e per un terzo con azioni Atlantia che porterebbero la Caixa ad avere tra il 15 e il 17% del gruppo italiano (20 miliardi la capitalizzazione a Piazza Affari), entrando così nella compagine come secondo socio dopo i Benetton. Ecco perché è indispensabile l’«amicizia» della Fondazione catalana. Gioca a favore degli italiani il fatto che Abertis ha un «tesoretto» di azioni proprie pari all’8,2% che farebbe scendere l’impegno di altri 1,5 miliardi. Resterebbero da trovare circa 11 miliardi, 8 dei quali sono di fatto già disponibili. Intesa Sanpaolo e Unicredit (ma anche le banche estere) sarebbero pronte a garantire un gruppo che ha capacità di approvvigionarsi sul
mercato. E lo fa a costi contenuti. Il resto sarebbe finanziato per cassa. Il rapporto debiti netti-ebitda di Atlantia è sceso da 3,3 a 3,1 volte e con Abertis arriverebbe poco sotto le 4 volte. Giocherà poi a favore l’imminente cessione fino al 15% della controllata Autostrade per l’Italia che porterà cassa 2,5 miliardi, riducendo ancora l’esborso in Spagna. Per ora Castellucci esclude di cedere asset di Abertis. L’architettura è solida. Si aspetta solo l’ok di Barcellona.
Strategia Abertis potrebbe accelerare gli obiettivi di diversificazione del gruppo La vendita La cessione fino al 15% di Autostrade per l’Italia porterà cassa fino a 2,5 miliardi