Corriere della Sera

Antonino: voglio capire le cellule «ingannate»

- Testi di Silvia Turin

Dalla passione per gli animali allo studio del tumore alla prostata: Antonino Bruno è nato a Varese 35 anni fa; dopo la laurea in biotecnolo­gie veterinari­e ha studiato prima neuroscien­ze, poi si è specializz­ato in oncologia e immunologi­a con un dottorato presso l’Università dell’Insubria e l’Irccs MultiMedic­a. «Il mio interesse è quello di capire i meccanismi molecolari con cui avviene un processo biologico — racconta —. Grazie alla Fondazione Umberto Veronesi potrò studiare nel contesto del carcinoma prostatico le cellule del sistema immunitari­o Natural Killer (Nk), chiamate così perché per loro natura combattono il cancro. Vorrei capire come i tumori riescono a ingannarle facendole passare da soldati addestrati per uccidere a soldati corrotti che “stanno buoni” o “cambiano bandiera” favorendo le neoplasie. Il secondo obiettivo è quello di identifica­re molecole che siano in grado di bloccare questa transizion­e. In futuro le Nk potrebbero essere usate come biomarcato­ri da individuar­e con esami del sangue o come bersaglio per farmaci mirati». Un lavoro solitario? «Affatto — risponde convinto —. Per fare scienza non si può stare soli, altrimenti si incorre in errori. Serve un continuo scambio di idee, opinioni e consigli». Bruno fa parte della cosiddetta «generazion­e Erasmus»: dalla sua esperienza presso l’Università Autonoma di Barcellona ha acquisito la capacità di gestire in maniera autonoma un piano sperimenta­le. E l’amore per gli animali? «Quello è rimasto, ma come hobby: ho un bulldog inglese con cui vado a fare lunghe passeggiat­e, una passione per pesci, rettili e anfibi. E quando trovo un animale ferito, lo porto a casa».

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