Rai, il governo salva le star
I compensi degli artisti saranno esclusi dal tetto di 240 mila euro Campo Dall’Orto: «Le valutazioni rimandate al prossimo Cda»
sollevato, preme ribadire ancora una volta che questo non esonera gli organi di Rai dal dovere di individuare in un organico piano, criteri e parametri per la corretta e chiara individuazione dei “contratti con prestazioni di natura artistica”, dei meccanismi di determinazione della loro retribuzione e del loro valore in relazione agli obiettivi del piano editoriale». Spetta quindi alla Rai valutare i singoli casi esentati dal tetto ed è necessaria una sollecita determinazione dei criteri.
Nessun vincolo per gli artisti, ma il limite rimane per i giornalisti che non potranno guadagnare più di 240 mila euro. E chi si muove in una via di mezzo? L’esempio calzante sarebbe Bruno Vespa che però da molto tempo (fin dal 2001) è legato alla Rai non più da un contratto giornalistico, ma da un accordo per prestazioni artistiche. Quindi per il conduttore di Porta a porta non cambierà nulla. Stesso discorso per Massimo Giletti: anche la sua Arena viene classificata come programma di intrattenimento.
La temuta — da alcuni, non da tutti — fuga dei volti più noti verso altri lidi televisivi (Mediaset, Sky, Discovery) sembra dunque scongiurata. Non si chiudono però le polemiche. Il capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati Renato Brunetta — uno che non ha mai lesinato critiche a Viale Mazzini — attacca: «Non basta certo una letterina di Giacomelli, del Mise o di chicchessia per eludere la legislazione vigente e assicurare, anche per i prossimi anni, alle cosiddette star della Rai maxi stipendi amorali e fuori dal mercato. Se il governo e la maggioranza vogliono davvero che la televisione di Stato continui a foraggiare i portafogli di questi moderni paperoni faccia una scelta politica chiara davanti ai cittadini e al Paese: approvi una legge o un decreto legge che modifichi la norma attuale e che consenta a Viale Mazzini di sforare per alcune tipologie di collaborazioni il tetto di 240 mila euro annui». Chi mai — con i venti dell’antipolitica che soffiano così forti — presenterebbe una legge simile in Parlamento? Nessuno. Infatti le vie percorse sono altre.
Non basta certo una letterina di Giacomelli, del ministero dello Sviluppo economico, per eludere la legge e assicurare, anche per i prossimi anni, alle cosiddette stelle della Rai maxi stipendi amorali e fuori dal mercato Brunetta