Real-Atletico la solita sfida parte coi sospetti sul sorteggio
Sono due destini che si uniscono per il quarto anno consecutivo, la conferma scientifica che ormai non esiste Champions senza il derby di Madrid. Forse per questo qualcuno, come il quotidiano sportivo As, non ne può più e insinua che il sorteggio sia stato pilotato, non si sa bene a favore di chi: «Palline bollenti?», si domanda il giornale, convinto che Ian Rush — l’uomo dell’estrazione — sapesse già prima quale palline scegliere. Il video, come certe moviole, legittima ogni conclusione, dunque nessuna. Meglio allora andare oltre e pensare alla bellezza di questo nuovo derby della capitale del football europeo: da una parte gli eletti vincenti del Real, a caccia della Duodecima (e della terza in quattro anni); dall’altra gli eterni inseguitori dell’Atletico, con l’ossessione della Primera che coronerebbe il fantastico percorso iniziato da Simeone nel 2011. Fino ad oggi — poiché sembra altrettanto scientifico che non esiste derby di Champions senza che lo vinca il Real — hanno sempre prevalso i Blancos: nella finale del 2014 a Lisbona (4-1 ai supplementari dopo il pari di Sergio Ramos allo scadere dei 90’), nei quarti di finale del 2015 (0-0 al Calderon, 1-0 al Bernabeu) e nella finale dell’anno scorso a Milano, ai rigori dopo l’1-1 nei 120’. La domanda dunque è ovvia: ce la faranno i Colchoneros a invertire una tradizione che trova conferma pure in una semifinale perduta nel 1959? Anche stavolta favorito sembra il Real, e tuttavia se c’è una squadra che in 180’ può impacchettare i campioni in carica di Zidane e la loro tecnica superiore è proprio quella dei bucanieri di Simeone, favorita, secondo diversi commentatori spagnoli, anche dal ritorno in casa al Vicente Calderon, all’ultima partita europea prima del trasferimento del club nello stadio nuovo: arma tecnica, perché forse depotenzia il fattore Bernabeu; e arma psicologica, perché il sogno del popolo biancorosso è dare un addio appropriato al glorioso impianto sul Manzanarre. Anche per questo sarà una semifinale soprattutto di cuore e nervi, con Cristiano Ronaldo opposto al collettivismo cholista in cui il solo Griezmann si staglia per differenza tecnica. Come qualità forse no, ma come pathos è la sfida più bella che l’Europa possa offrire.