«Matrimonio a prima vista», docu-reality di puro sadismo
Un tempo erano le famiglie a combinare i matrimoni: per tradizione, per interesse, per disperazione, per altro ancora. Adesso c’è la tv ad assumersi il compito di intermediario, di mezzano (il mezzo è il messaggio), di sensale. E non è detto che gli esiti siano poi tanto diversi dal passato. Prodotto da Nonpanic per SkyUno, «Matrimonio a prima vista» deriva dal format «Married at First Sight»: un team di esperti combina matrimoni fra tre coppie, scelte tra le centinaia di persone che hanno partecipato ai casting sulla base «di test caratteriali e analisi di stili di vita, gusti e preferenze dei due partner secondo rigorosi parametri scientifici» (giovedì, 21.20). Come si può intuire è un curioso esperimento sociale, un docu-reality avvincente come una fiction, un’avventura, massì diciamolo, per sfigati.
Giovedì sera si sono sposati (l’esperimento dura un mese) Francesca e Stefano, Sara e Steven e Wilma e Stefano. Le perplessità dei parenti sono palpabili, le malizie si sprecano, le battute potrebbero già essere una pietra tombale sull’unione. Come quella di Stefano: «Se va bene tra noi che si fa?», domanda lui con una strizzatina d’occhio. «Un figlio!», risponde lei con diplomazia. «Eh, già, che c’hai 40 anni!», ribadisce lui con finezza! E avanti così. Si capisce, per esempio, che Francesca socializza con piacere, mentre Sara è alla sua prima esperienza, non sa cosa voglia dire convivere. Ma la parte più divertente del programma è quella rappresentata dagli esperti: Mario Abis, sociologo e docente allo Iulm di Milano, Gerry Grassi, psicologo e psicoterapeuta, e Nada Loffredi, sessuologa, psicoterapeuta e docente di psicologia all’Università La Sapienza di Roma. Avere un rapporto con una persona e avere un grillo parlante sulla spalla che ti spiega il perché e il per come («con rigorosi parametri scientifici!»), che regala saggezza spiccia, che strogola sulla congiunzione psichica dei caratteri è puro, gioioso sadismo.