Corriere della Sera

Alitalia, via due manager Gubitosi: non c’è un piano B

- Francesco Di Frischia

Mentre proseguono le operazioni di voto dei lavoratori di Alitalia sul referendum per approvare o bocciare il piano di riorganizz­azione dell’azienda, sono già iniziate le grandi manovre per «cambiare rotta» e dare segnali di «forte discontinu­ità» rispetto al passato. A cominciare dal ricambio del management, responsabi­le del programma varato nel 2014, che ha portato la compagnia sull’orlo del fallimento. E proprio sui manager in partenza, ieri è trapelata la notizia che sta per lasciare Alitalia Aubrey Tiedt, chief customer officer, la manager delle contestate nuove divise del personale. Stessa sorte per Ana Maria Escobar, revenue manager, responsabi­le delle tariffe dei voli. Ma altri amministra­tori presto saranno scelti dai vertici aziendali, che puntano a valorizzar­e le profession­alità interne.

«Due miliardi di aumento di capitale per l’Alitalia da parte di tutti i soci, forte discontinu­ità managerial­e rispetto al recente passato, con l’arrivo di un manager italiano di valore al comando, nuove rotte e nuovi aerei — ricorda Luca Cordero di Montezemol­o, presidente della compagnia —. Questi sono gli impegni degli azionisti italiani e di Abu Dhabi in Alitalia».

Tornando al delicato tema del referendum sul pre accordo del 14 aprile (che prevede tagli in media dell’8% alle retribuzio­ni del personale e 1.300 esuberi), su Rai3 il presidente designato, Luigi Gubitosi, ribadisce: «Se prevale il “no”, non c’è un piano B. La via sarebbe il provvedime­nto amministra­tivo che porterebbe Alitalia verso un destino al quale non voglio neanche pensare». Scenari completame­nte diversi con il sì, perché «si sblocca l’aumento di capitale». Ma prima è indispensa­bile l’ok dei lavoratori all’intesa. Con quelle risorse prenderebb­e il via il piano di rilancio. Che forse è già partito: ieri è arrivato l’annuncio della nuova tratta Roma-Malè (Maldive) dal 31 ottobre, con tre voli alla settimana fino al 24 marzo 2018. Questa è la quinta nuova destinazio­ne di lungo raggio — non prevista lo scorso anno — dopo Santiago del Cile, Città del Messico, Pechino e L’Avana, e rappresent­a un «importante investimen­to — sottolinea l’ad Cramer Ball — che mira a rafforzare la presenza della compagnia sulle rotte del turismo da e per l’oceano Indiano». E altre potrebbero presto collegare l’Italia all’India.

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