Alitalia, via due manager Gubitosi: non c’è un piano B
Mentre proseguono le operazioni di voto dei lavoratori di Alitalia sul referendum per approvare o bocciare il piano di riorganizzazione dell’azienda, sono già iniziate le grandi manovre per «cambiare rotta» e dare segnali di «forte discontinuità» rispetto al passato. A cominciare dal ricambio del management, responsabile del programma varato nel 2014, che ha portato la compagnia sull’orlo del fallimento. E proprio sui manager in partenza, ieri è trapelata la notizia che sta per lasciare Alitalia Aubrey Tiedt, chief customer officer, la manager delle contestate nuove divise del personale. Stessa sorte per Ana Maria Escobar, revenue manager, responsabile delle tariffe dei voli. Ma altri amministratori presto saranno scelti dai vertici aziendali, che puntano a valorizzare le professionalità interne.
«Due miliardi di aumento di capitale per l’Alitalia da parte di tutti i soci, forte discontinuità manageriale rispetto al recente passato, con l’arrivo di un manager italiano di valore al comando, nuove rotte e nuovi aerei — ricorda Luca Cordero di Montezemolo, presidente della compagnia —. Questi sono gli impegni degli azionisti italiani e di Abu Dhabi in Alitalia».
Tornando al delicato tema del referendum sul pre accordo del 14 aprile (che prevede tagli in media dell’8% alle retribuzioni del personale e 1.300 esuberi), su Rai3 il presidente designato, Luigi Gubitosi, ribadisce: «Se prevale il “no”, non c’è un piano B. La via sarebbe il provvedimento amministrativo che porterebbe Alitalia verso un destino al quale non voglio neanche pensare». Scenari completamente diversi con il sì, perché «si sblocca l’aumento di capitale». Ma prima è indispensabile l’ok dei lavoratori all’intesa. Con quelle risorse prenderebbe il via il piano di rilancio. Che forse è già partito: ieri è arrivato l’annuncio della nuova tratta Roma-Malè (Maldive) dal 31 ottobre, con tre voli alla settimana fino al 24 marzo 2018. Questa è la quinta nuova destinazione di lungo raggio — non prevista lo scorso anno — dopo Santiago del Cile, Città del Messico, Pechino e L’Avana, e rappresenta un «importante investimento — sottolinea l’ad Cramer Ball — che mira a rafforzare la presenza della compagnia sulle rotte del turismo da e per l’oceano Indiano». E altre potrebbero presto collegare l’Italia all’India.