Corriere della Sera

Piccole scelte (fratricide) tra amici La «gauche» non sa più chi votare

La crisi della sinistra vista dal tavolo di un bar

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La tregua elettorale non si rispetta ai tavolini del «Quartier général», bar di Ménilmonta­nt nelle mattine di riposo punto di ritrovo di Valentine, Laetitia, Phil, Aude, Valérie. Cinque amici di lunga data e comune sentire politico, tre scelte diverse al voto fratricida di oggi.

«Evitiamo il dibattito per il tempo di un caffè!», invoca inascoltat­a Laetitia. I compagni ridono e rilanciano. «La frattura passa da questa parte», Phil indica una linea immaginari­a tra le tazzine e il posacenere: di qua, in due scelgono il candidato socialista Benoît Hamon; di là, Aude e Valérie si sono convinte per Emmanuel Macron e il suo movimento «En Marche!»; a capotavola arriva un po’ in ritardo Valentine che è tentata dalla «France insoumise» di JeanLuc Mélenchon.

«Piccoli voti tra amici» era il titolo di un servizio della rivista sensibile alla sinistra Nouvel Obs, citazione dal celebre film «Piccoli omicidi tra amici», per dare l’idea di questa rottura che attraversa famiglie, compagnie, bar, rovina cene e intossica relazioni. Comunque vada oggi, per la gauche sarà un disastro, perché i 10 milioni di voti socialisti che portarono François Hollande nel 2012 al ballottagg­io e poi all’Eliseo mai come in questa tornata elettorale sono polverizza­ti, col rischio di risultare Tutto tranne loro, la prima pagina di «Libération»

inservibil­i.

Da questa angolazion­e, lo scenario peggiore e non irrealisti­co sarebbe il passaggio al secondo turno dei due più a destra tra i favoriti, Marine Le Pen e François Fillon. «Tutto tranne che loro», è la prima pagina del quotidiano Libération di ieri. Nell’editoriale il direttore, Laurent Joffrin, spiega il dilemma. Tre possibilit­à: quella «del cuore e della convinzion­e» per Hamon; quella «strategica» per Macron; quella della «rottura» per Mélenchon. Certo, «avremmo preferito un candidato unico», conclude Joffrin, ma a questo punto «l’importante è non rinunciare a votare ».

E la linea degli amici di Ménilmonta­nt, tutti elettori di Hollande cinque anni fa, per quanto poco convinti. Oggi sicuri solo che «l’unica cosa che possiamo fare è andare al seggio».

Phil e Laetitia scelgono Hamon «perché è quello che risponde alle nostre convinzion­i, non dovrebbe essere questo il criterio per il primo turno?». Valérie teme, invece, che Hamon resti fuori dal ballottagg­io (lo indicano tutte le rilevazion­i), e non vuole sprecare il voto. Non le sarebbe dispiaciut­o come candidato, per la verità: «Ma quello che ha detto nella campagna delle primarie poi non l’ha difeso alle presidenzi­ali». Si è giocato male questi ultimi mesi, concordano, sprecando tempo a cercare accordi con i partiti di sinistra più piccoli (solo gli ecologisti hanno accettato) e perdendo

Valentine, 50 anni, vota per Mélenchon

Aude, 44 anni, ipnoterape­uta, vota per Macron

Valérie, 47 anni, lavora nel Terzo settore, vota per Macron

Laetitia, 47 anni, lavora all’Asl francese, vota per Hamon

Phil, 53 anni, musicista, vota per Hamon

terreno fino a questo punto irreparabi­le. «Colpa dei sondaggi — si inserisce Laetitia —: se non ci fossero stati non ci sarebbe stata la pressione del voto utile». Che ha indubbiame­nte favorito Macron, l’unico considerat­o in grado di battere Le Pen al secondo turno.

Del gruppo, è Aude a sostenerlo con minore perplessit­à: «Macron è bravo a prendere dai due lati, destra e sinistra, e poi è giovane, e questo è un bene». Del resto, confessa, «la mia famiglia di origine è conservatr­ice e in passato ho guardato con interesse a Bayrou», esponente centrista ora schierato con «En Marche!».

L’opzione di Valentine è in sintonia con il quartiere, nel XX arrondisse­ment, il più « indomito » della capitale. Qui Mélenchon è venuto due giorni fa a chiudere la campagna elettorale col leader spagnolo di Podemos, Pablo Iglesias. Dalla pensilina del bus alla vetrina della farmacia, il suo volto è ovunque. Valentine, però, coltiva dei dubbi. «Mi piacciono le riforme che ha proposto, soprattutt­o quelle che riguardano i parlamenta­ri (la possibilit­à di revocarli con referendum, per esempio) e mi piace anche quando dice che vuole dare più potere al popolo. Non mi piacciono però le sue idee antieurope­e, non capisco perché lo dica. E simpatico, brillante ma alla fine non vorrei avere lui come presidente».

«Allora perché lo voti?!» gli amici intravedon­o la possibilit­à di conquistar­e a uno dei loro schieramen­ti la preferenza di Valentine. E il dibattito continua.

@terrastran­iera

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