Corriere della Sera

L’uscita di scena del machiavell­ico Hollande (forse oggi si ricandider­ebbe)

- Di Massimo Nava mnava@corriere.it

L’atmosfera di fine regno si è insinuata all’Eliseo a dicembre, quando François Hollande annunciò di non ricandidar­si. Una scelta per risparmiar­si umiliazion­i dopo un fallimenta­re quinquenna­to, indubbiame­nte dignitosa, di cui oggi forse si è pentito. In una corsa a quattro, con i sondaggi impazziti e la sinistra in ordine sparso, poteva ancora dire la sua. Comunque sia, all’Eliseo in tanti hanno già preparato scatoloni e non pochi — funzionari, consiglier­i, politici — hanno imballato anche amicizia e fedeltà per traslocare nel sicuro porto di Emmanuel Macron: l’ex delfino, «traditore» o prescelto, in un enigmatico gioco di squadra che potrebbe portare alla vittoria il centro sinistra in una Francia profondame­nte a destra. Un gioco che ha coinvolto intellettu­ali, stampa, parte dell’establishm­ent e che, secondo le accuse di François Fillon, avrebbe orchestrat­o anche scandali e colpi bassi per pilotare il risultato. Assisterem­mo a un altro «machiavell­ismo» di Hollande, all’altezza del maestro Mitterrand. Non si galleggia per dieci anni fra correnti ostili del partito e non si conquista l’Eliseo contro Sarkozy se non si ha l’abilità di cogliere ogni dettaglio favorevole, dando l’impression­e di non essere un uomo di potere e conservand­o qualità da tutti riconosciu­te: simpatia e semplicità.

Comunque sia, l’addio ai saloni dorati dell’Eliseo è questione di ore e il prossimo «domicilio» sarà in rue de Lille, dove aveva traslocato Jacques Chirac, fino all’aggravarsi del suo stato di salute. Il 119, a due passi dall’Assemblea, sarà una sorta di ufficio distaccato della Corrèze, la regione d’origine di entrambi. Il futuro, tutto da scrivere. Ma si sa che Hollande, antieroe per carattere, desidera soprattutt­o un po’ di vacanze.

Ci sarà tempo per bilanci, oggi decisament­e negativi. Impopolare e denigrato anche dal suo campo, lascia problemi sociali ed economici irrisolti, ambizioni riformiste bloccate da sindacati e fronde della sinistra, una Francia sedotta dall’estremismo populista, sfiduciata e insicura. Disinvoltu­re private, il gossip sulla furibonda frattura con la giornalist­a Valérie Trierweile­r e qualche intervista sconsidera­ta hanno offerto argomenti alla satira e ne hanno sminuito l’immagine. Resterà nella storia, la sua uscita segreta dall’Eliseo in scooter per raggiunger­e la nuova fiamma, l’attrice Julie Gayet, a Pasqua al suo fianco a La Lanterne, la sontuosa residenza dei presidenti. Secondo la stampa rosa, nozze imminenti. Le indecision­i e l’attitudine ad evitare qualsiasi conflitto gli sono valsi il soprannome di «budino». Eppure, il presidente «molliccio» come la panna cotta, ha dato il meglio di sé nei momenti cruciali, dimostrand­o saldezza di nervi e reazioni rapide di fronte agli attacchi terroristi­ci di questi anni. Di sicuro, la fortuna che lo ha baciato tutta la vita non lo ha accompagna­to all’Eliseo.

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