L’uscita di scena del machiavellico Hollande (forse oggi si ricandiderebbe)
L’atmosfera di fine regno si è insinuata all’Eliseo a dicembre, quando François Hollande annunciò di non ricandidarsi. Una scelta per risparmiarsi umiliazioni dopo un fallimentare quinquennato, indubbiamente dignitosa, di cui oggi forse si è pentito. In una corsa a quattro, con i sondaggi impazziti e la sinistra in ordine sparso, poteva ancora dire la sua. Comunque sia, all’Eliseo in tanti hanno già preparato scatoloni e non pochi — funzionari, consiglieri, politici — hanno imballato anche amicizia e fedeltà per traslocare nel sicuro porto di Emmanuel Macron: l’ex delfino, «traditore» o prescelto, in un enigmatico gioco di squadra che potrebbe portare alla vittoria il centro sinistra in una Francia profondamente a destra. Un gioco che ha coinvolto intellettuali, stampa, parte dell’establishment e che, secondo le accuse di François Fillon, avrebbe orchestrato anche scandali e colpi bassi per pilotare il risultato. Assisteremmo a un altro «machiavellismo» di Hollande, all’altezza del maestro Mitterrand. Non si galleggia per dieci anni fra correnti ostili del partito e non si conquista l’Eliseo contro Sarkozy se non si ha l’abilità di cogliere ogni dettaglio favorevole, dando l’impressione di non essere un uomo di potere e conservando qualità da tutti riconosciute: simpatia e semplicità.
Comunque sia, l’addio ai saloni dorati dell’Eliseo è questione di ore e il prossimo «domicilio» sarà in rue de Lille, dove aveva traslocato Jacques Chirac, fino all’aggravarsi del suo stato di salute. Il 119, a due passi dall’Assemblea, sarà una sorta di ufficio distaccato della Corrèze, la regione d’origine di entrambi. Il futuro, tutto da scrivere. Ma si sa che Hollande, antieroe per carattere, desidera soprattutto un po’ di vacanze.
Ci sarà tempo per bilanci, oggi decisamente negativi. Impopolare e denigrato anche dal suo campo, lascia problemi sociali ed economici irrisolti, ambizioni riformiste bloccate da sindacati e fronde della sinistra, una Francia sedotta dall’estremismo populista, sfiduciata e insicura. Disinvolture private, il gossip sulla furibonda frattura con la giornalista Valérie Trierweiler e qualche intervista sconsiderata hanno offerto argomenti alla satira e ne hanno sminuito l’immagine. Resterà nella storia, la sua uscita segreta dall’Eliseo in scooter per raggiungere la nuova fiamma, l’attrice Julie Gayet, a Pasqua al suo fianco a La Lanterne, la sontuosa residenza dei presidenti. Secondo la stampa rosa, nozze imminenti. Le indecisioni e l’attitudine ad evitare qualsiasi conflitto gli sono valsi il soprannome di «budino». Eppure, il presidente «molliccio» come la panna cotta, ha dato il meglio di sé nei momenti cruciali, dimostrando saldezza di nervi e reazioni rapide di fronte agli attacchi terroristici di questi anni. Di sicuro, la fortuna che lo ha baciato tutta la vita non lo ha accompagnato all’Eliseo.