Corriere della Sera

Sfila l’«orgoglio terrone»: migliaia sul prato di Pontida

- Marco Cremonesi (LaPresse)

DAL NOSTRO INVIATO

La «dissacrazi­one» è compiuta, l’«orgoglio terrone» ha marciato su Pontida. Anzi, ci ha danzato: qualche migliaio di militanti della sinistra antagonist­a hanno raccolto l’appello del centro sociale Insurgenci­a di Napoli per un concerto-manifestaz­ione a due passi dal «Sacro suolo» dei raduni leghisti (e arriva l’appoggio del sindaco de Magistris, rimasto a casa). Obiettivo, secondo Egidio Giordano, tra gli organizzat­ori, dire che «non esistono luoghi simbolo del razzismo». Eleonora De Majo, consiglier­e comunale a Napoli, aggiunge che «la Lega ha smesso di essere razzista nei confronti dei meridional­i ma resta pericolosa. E infatti il 25 aprile manifester­à per la giustizia sommaria». Pontida con tutte le saracinesc­he abbassate ricorda il film Mezzogiorn­o e mezzo di fuoco quando arriva il sindaco di colore. Quello vero, Luigi Carozzi, ha infatti chiuso tutto, negozi compresi, con un’ordinanza per «grave pregiudizi­o per l’incolumità pubblica». Anche le forze dell’ordine sono presenti con grande sforzo, visto che la sera dovranno garantire anche la sicurezza allo stadio di Bergamo. Ma il concerto fila via senza problemi. Il momento simbolo arriva quando risuona una pizzica: «A Pontida è la prima volta» grida la cantante. I leghisti non si fanno vedere. Anzi, hanno cancellato la scritta «Padroni a casa nostra» scritta nel 1990: «La rifaremo lunedì» giura il segretario bergamasco Daniele Belotti. Il controcant­o è dell’ex Guardasigi­lli Roberto Castelli. Che, quasi da solo, affida le sue meste consideraz­ioni ai social: «Vengono a profanare il suolo simbolo della nostra identità. Questa data resterà scolpita negli annali e nei cuori dei leghisti». Sul «pratone» Un manifestan­te con la maglietta «Odio la Lega» ieri a Pontida, roccaforte del Carroccio, durante la giornata dell’orgoglio antirazzis­ta

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