Sfila l’«orgoglio terrone»: migliaia sul prato di Pontida
DAL NOSTRO INVIATO
La «dissacrazione» è compiuta, l’«orgoglio terrone» ha marciato su Pontida. Anzi, ci ha danzato: qualche migliaio di militanti della sinistra antagonista hanno raccolto l’appello del centro sociale Insurgencia di Napoli per un concerto-manifestazione a due passi dal «Sacro suolo» dei raduni leghisti (e arriva l’appoggio del sindaco de Magistris, rimasto a casa). Obiettivo, secondo Egidio Giordano, tra gli organizzatori, dire che «non esistono luoghi simbolo del razzismo». Eleonora De Majo, consigliere comunale a Napoli, aggiunge che «la Lega ha smesso di essere razzista nei confronti dei meridionali ma resta pericolosa. E infatti il 25 aprile manifesterà per la giustizia sommaria». Pontida con tutte le saracinesche abbassate ricorda il film Mezzogiorno e mezzo di fuoco quando arriva il sindaco di colore. Quello vero, Luigi Carozzi, ha infatti chiuso tutto, negozi compresi, con un’ordinanza per «grave pregiudizio per l’incolumità pubblica». Anche le forze dell’ordine sono presenti con grande sforzo, visto che la sera dovranno garantire anche la sicurezza allo stadio di Bergamo. Ma il concerto fila via senza problemi. Il momento simbolo arriva quando risuona una pizzica: «A Pontida è la prima volta» grida la cantante. I leghisti non si fanno vedere. Anzi, hanno cancellato la scritta «Padroni a casa nostra» scritta nel 1990: «La rifaremo lunedì» giura il segretario bergamasco Daniele Belotti. Il controcanto è dell’ex Guardasigilli Roberto Castelli. Che, quasi da solo, affida le sue meste considerazioni ai social: «Vengono a profanare il suolo simbolo della nostra identità. Questa data resterà scolpita negli annali e nei cuori dei leghisti». Sul «pratone» Un manifestante con la maglietta «Odio la Lega» ieri a Pontida, roccaforte del Carroccio, durante la giornata dell’orgoglio antirazzista