Boldrini contro il cyberbullismo: è un virus, subito la legge
La presidente della Camera a Milano in una struttura dedicata agli adolescenti. «Avremo la meglio»
Il bullismo «è un virus che si può debellare». Con l’aiuto della legge che «mi auguro sia approvata entro la legislatura». Istituzioni, famiglie, ragazzi, volontari: tutti «in rete» contro un nemico che può uccidere come nel caso di Carolina Picchio che si è tolta la vita nel 2013, o di Vincenzo, assistito a Milano dopo aver tentato di farlo.
Un impegno forte contro il bullismo quello ribadito ieri dalla presidente della Camera, Laura Boldrini. In visita alla Casa pediatrica dell’Ospedale Fatebenefratelli-Sacco, che ospita il primo centro multidisciplinare d’Italia attivo dal 2008 sul disagio adolescenziale, la terza carica dello Stato ha incontrato i ragazzi ospiti. «Qui tanti giovani vengono vaccinati contro il virus del bullismo», ha commentato.
Al suo fianco il direttore della struttura Luca Bernardo, il prefetto Luciana Lamorgese, la senatrice Elena Ferrara (prima firmataria del ddl sul cyberbullismo), il direttore generale dell’ospedale, Alessandro Visconti, ma anche Paolo Picchio, il papà di Carolina, che un mese fa aveva scritto alla presidente della Camera una lettera aperta per sollecitare l’approvazione della legge sul cyberbullismo. «Mi auguro che la legislatura non termini prima dell’approvazione definitiva. Sarebbe una sconfitta per la politica», scandisce Boldrini, che fa un cenno anche al divieto per l’estrema destra di manifestare a Milano il 25 aprile: «Mi sembra coerente».
L’iter della legge sul cyberbullismo ha preso il via con la morte di Carolina, vittima di insulti sul web. «Possiamo avere la meglio sul bullismo — incalza la presidente — Dobbiamo fare in modo che La visita Gli amici e il papà di Carolina Picchio, suicida nel 2013 un modello come questo di Milano venga finanziato e sostenuto per riprodurlo».
La struttura del Fatebenefratelli non riesce ad accogliere tutti coloro che chiedono aiuto. «Ma siamo pronti — assicura Bernardo — a far sì che entro il 2018 in tutte le regioni ci sia un centro che lavora così». In prima fila anche Lorenzo e Carolina, gli amici di Carolina Picchio impegnati oggi nella campagna di sensibilizzazione. Da loro un monito: «Nessuno va isolato, neppure il bullo».
Dobbiamo fare in modo che i centri di sostegno alle vittime si diffondano anche in altre città