Corriere della Sera

I genitori lanciano il figlio giù dalla finestra per salvarlo dalle fiamme

Genova, il bimbo è morto. I vicini: «Ha battuto la testa»

- Riccardo Bruno

DAL NOSTRO INVIATO

Le fiamme hanno mangiato velocement­e il tetto di legno e il salone, in un attimo hanno invaso la camera da letto. Alessio ed Enza, papà e mamma, hanno spalancato la finestra al secondo piano, la loro unica via di fuga, e pensato che avrebbero potuto salvare loro figlio, sette anni tra un mese, solo lasciandol­o scivolare giù, un volo di cinque metri verso i ragazzi del primo piano che erano riusciti a scappare in strada.

«Ci hanno lanciato una coperta, la stavamo tendendo quando il bimbo è caduto. L’ho visto rimbalzare fuori, è lì Famiglia intrappola­ta nel rogo. I vicini: hanno tirato una coperta, la stavamo tendendo zate. Il padre, 49 anni, operaio in una ditta di oli e grassi, ha provato a tenersi alla persiana, poi anche lui è finito giù. È stato operato una prima volta al bacino, poi ancora un’altra per complicazi­oni cardio vascolari alle gambe e alla schiena. È grave, in coma farmacolog­ico.

Gaetana Arcidiacon­o non è solo una delle titolari del bar «L’Abatjour» al pian terreno, ma un’amica di famiglia. «Ieri erano tutti qui con noi, c’era una serata di ballo liscio. Papà e figlio sono saliti a casa intorno alle 11, la madre li ha raggiunti dopo». Non vuole credere alle voci che si rincorrono in paese sulle condizioni del bambino. «È vispissimo, anzi peste. Gli piacciano molto i cavalli, l’avevo accompagna­to pochi giorni fa a un maneggio» ricorda con gli occhi lucidi. Maurizio Cevasco è il fratello di Daniele, è stato svegliato nella notte dall’incendio. «Ho sentito dei rumori strani, poi ho capito che erano le tegole che crepitavan­o. Ho chiamato mio fratello, siamo corsi fuori. Loro invece sono rimasti in trappola, erano alla finestra, gridavano. È stato un attimo, non siamo riusciti a fare niente».

È stata Enza, la madre, a chiamare i Vigili del fuoco con il telefonino. «Venite subito, qui brucia tutto». Ma quando sono arrivati, era ormai troppo Insieme Vincenza Sansone, 50 anni, assieme al marito Alessio Fraietta, 49, nel giorno delle nozze tardi, il solaio era crollato, i tre corpi a terra. Francesco Collossett­i, il sindaco di questo comune di tremila abitanti sulle colline genovesi, famoso per il trenino che sale fin qui per regalare scorci da cartolina, è stato uno dei primi ad accorrere: «Le fiamme si vedevano da lontano, spaventose. Una scena infernale, quelle persone ferite, la madre che piangeva dolorante, e soprattutt­o il bambino. Sono padre anch’io, è stato scioccante».

I carabinier­i e i Vigili del fuoco hanno fatto i primi rilievi per valutare cosa ha provocato il rogo, che cosa non ha funzionato. Si indaga sulla manutenzio­ne della canna fumaria, che secondo alcuni inquilini era carente, oppure il caminetto a legna, forse rimasto acceso in una notte sorprenden­temente fredda.

Dettagli certo importanti per l’inchiesta, ma secondari di fronte alla tragedia di due genitori che, assaliti dalle fiamme, hanno pensato che gettare nel vuoto il loro bambino era l’unica possibilit­à per tenerlo in vita.

I coniugi ricoverati

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