Corriere della Sera

Non prendiamoc­ela con la globalizza­zione

- Di Danilo Taino

Èpiuttosto inutile dare la responsabi­lità del disordine mondiale alla globalizza­zione: come se fosse qualcosa ispirato e diretto da qualcuno. Piuttosto, sono probabilme­nte l’incomprens­ione e la non accettazio­ne dei fenomeni in atto, profondi e non arrestabil­i, a confondere. Ci sono alcuni numeri di una potenza che lascia poco spazio ai dubbi: è la demografia a dare la direzione della grande svolta. E racconta che il passaggio storico che sta attraversa­ndo il mondo è difficile ma non necessaria­mente drammatico. Sulla base dei dati del Population Reference Bureau, la popolazion­e del pianeta a metà 2016 era di 7,418 miliardi. A metà degli Anni 30 supererà gli 8,5 miliardi e salirà a quasi 9,9 miliardi negli Anni 50. Di queste persone, più di 7 miliardi tra vent’anni e più di 8,5 miliardi tra quaranta vivranno in quelli che oggi sono Paesi meno sviluppati, cioè poveri: non l’Europa, non l’America, non il Giappone o la Corea del Sud. Nel 2050, l’India avrà una popolazion­e di 1,7 miliardi, la Cina di 1,34, la Nigeria di 398 milioni, l’Indonesia di 360. Si confronter­anno con 398 milioni di abitanti negli Usa e con 515 milioni nella Ue. Questa tendenza a un peso demografic­o sempre maggiore di coloro che fino a pochi anni fa erano esclusi dai benefici delle economie di mercato non è accompagna­ta dal peggiorame­nto delle loro condizioni di vita, come potrebbe fare pensare il boom delle nascite. Anzi. Il Population Reference Bureau sottolinea che tra il 1990 e oggi la popolazion­e che ha un accesso decente (vicino a casa) all’acqua corrente è cresciuta dal 76 al 91%. Passi avanti notevoli anche nell’avere servizi igienici sono stati fatti: ne usufruisce l’82% di chi abita nelle città, bidonville comprese; il problema è ancora notevole nelle campagne, dove la quota è di solo il 51%. La riduzione della povertà, della fame, delle morti di neonati e l’aumento delle scolarità, soprattutt­o tra le ragazze, sono numeri noti. Tutto, nonostante la demografia, nonostante il pianeta sia sempre più abitato. È possibile pensare che questa tendenza combinata (più persone e sempre meno condannate alla miseria assoluta) sia frenabile? Cioè che la globalizza­zione dell’economia e del relativo benessere sia un fenomeno che può essere fermato? Naturalmen­te non lo sarà. Quando pensa al futuro, l’Occidente ha poche alternativ­e al partire da questo dato di fatto.

@danilotain­o

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