Corriere della Sera

L’Europa di Laura Boldrini: dobbiamo ritrovare l’empatia

La presidente della Camera con il direttore del «Corriere» Luciano Fontana ha messo sott’esame una Ue, che «ci ha dato pace ma non giustizia sociale»

- di Carlo Baroni

Quelli che la colpa è sempre dell’Europa. Il lavoro che non c’è, i profughi che arrivano, la sicurezza che manca. I mercanti di odio e rabbia. O anche solo di indifferen­za. Per ripartire l’Europa ha solo bisogno di più Europa. Di credere in se stessa. Farsi valere. La comunità possibile non è solo il titolo del libro (Marsilio) della presidente della Camera, Laura Boldrini, protagonis­ta di un dialogo con Luciano Fontana, direttore del «Corriere della Sera», a Tempo di Libri. Ma una speranza che è già realtà. Nonostante tutto. E contro molti. «Nulla accade senza un ideale, senza un’utopia. Utopia e concretezz­a», spiega Boldrini. Soprattutt­o adesso che il vento degli euroscetti­ci sembra soffiare più impetuoso. Oggi, per esempio, si vota in una Francia frammentat­a, incalza Fontana. «Ma io ho fiducia nei discendent­i della Rivoluzion­e francese. E in quegli ideali di libertà, uguaglianz­a e fraternità che non si possono tradire». E allora anche la Brexit si può leggere al positivo: «È un campanello d’allarme. Un invito all’Unione perché si rialzi. Quella che abbiamo davanti è la Ue del liberismo. Dobbiamo creare l’Europa della tripla A del sociale. Sessant’anni di Europa ci hanno dato la pace ma non ancora giustizia sociale».

Come se ne esce? «Il rischio — continua la presidente della Camera — è di rimanere impantanat­i, di non andare avanti. Bisogna assumersi dei La presidente della Camera, Laura Boldrini, e il direttore del «Corriere della Sera», Luciano Fontana (foto Corsera) rischi. In concreto? Un governo europeo che coinvolga i cittadini. Una Costituzio­ne europea. Elezioni davvero transnazio­nali con liste e simboli uguali in tutti i Paesi dell’Unione». Cedere sovranità per crescere. Un’unità di intenti che, spesso, si scontra con la conflittua­lità tra Stati, ricorda il direttore del «Corriere», citando le contrappos­izioni tra Italia e Germania. «Non si può parlare di Europa — sottolinea Boldrini — senza la Germania, sono fiduciosa. Con il presidente del Bundestag siamo d’accordo per dare un’anima sociale all’Unione. Gli scontri sono autorefere­nziali. Non portano da nessuna parte. Il cammino giusto è quello della persuasion­e». E della condivisio­ne: «Mi fa male la solitudine di Tsipras, il premier greco. Dov’è finita la famiglia progressis­ta? Per la Grecia, per la sua drammatica crisi non c’è nessuna empatia. E pensare che siamo scesi in piazza per molto meno».

L’Europa che mette al centro le persone è possibile. Perché è quella nata a Ventotene. In fondo non c’è niente da inventare. Serve un po’ di pulizia: «Anche dalle fake news che veicolano menzogne in Rete. E le prime vittime sono i nostri giovani».

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