L’Europa di Laura Boldrini: dobbiamo ritrovare l’empatia
La presidente della Camera con il direttore del «Corriere» Luciano Fontana ha messo sott’esame una Ue, che «ci ha dato pace ma non giustizia sociale»
Quelli che la colpa è sempre dell’Europa. Il lavoro che non c’è, i profughi che arrivano, la sicurezza che manca. I mercanti di odio e rabbia. O anche solo di indifferenza. Per ripartire l’Europa ha solo bisogno di più Europa. Di credere in se stessa. Farsi valere. La comunità possibile non è solo il titolo del libro (Marsilio) della presidente della Camera, Laura Boldrini, protagonista di un dialogo con Luciano Fontana, direttore del «Corriere della Sera», a Tempo di Libri. Ma una speranza che è già realtà. Nonostante tutto. E contro molti. «Nulla accade senza un ideale, senza un’utopia. Utopia e concretezza», spiega Boldrini. Soprattutto adesso che il vento degli euroscettici sembra soffiare più impetuoso. Oggi, per esempio, si vota in una Francia frammentata, incalza Fontana. «Ma io ho fiducia nei discendenti della Rivoluzione francese. E in quegli ideali di libertà, uguaglianza e fraternità che non si possono tradire». E allora anche la Brexit si può leggere al positivo: «È un campanello d’allarme. Un invito all’Unione perché si rialzi. Quella che abbiamo davanti è la Ue del liberismo. Dobbiamo creare l’Europa della tripla A del sociale. Sessant’anni di Europa ci hanno dato la pace ma non ancora giustizia sociale».
Come se ne esce? «Il rischio — continua la presidente della Camera — è di rimanere impantanati, di non andare avanti. Bisogna assumersi dei La presidente della Camera, Laura Boldrini, e il direttore del «Corriere della Sera», Luciano Fontana (foto Corsera) rischi. In concreto? Un governo europeo che coinvolga i cittadini. Una Costituzione europea. Elezioni davvero transnazionali con liste e simboli uguali in tutti i Paesi dell’Unione». Cedere sovranità per crescere. Un’unità di intenti che, spesso, si scontra con la conflittualità tra Stati, ricorda il direttore del «Corriere», citando le contrapposizioni tra Italia e Germania. «Non si può parlare di Europa — sottolinea Boldrini — senza la Germania, sono fiduciosa. Con il presidente del Bundestag siamo d’accordo per dare un’anima sociale all’Unione. Gli scontri sono autoreferenziali. Non portano da nessuna parte. Il cammino giusto è quello della persuasione». E della condivisione: «Mi fa male la solitudine di Tsipras, il premier greco. Dov’è finita la famiglia progressista? Per la Grecia, per la sua drammatica crisi non c’è nessuna empatia. E pensare che siamo scesi in piazza per molto meno».
L’Europa che mette al centro le persone è possibile. Perché è quella nata a Ventotene. In fondo non c’è niente da inventare. Serve un po’ di pulizia: «Anche dalle fake news che veicolano menzogne in Rete. E le prime vittime sono i nostri giovani».