Fischi sbagliati? Colpa della Var: mette pressione
Nelle recenti partite di Champions League non sono mancati gli errori arbitrali, anche clamorosi; eppure sono gli stessi fischietti che operarono bene agli Europei 2016. Errori nelle aree di rigore, gol in fuorigioco , risultati capovolti e proteste finali: direzioni mediocri che non dipendono certo dalla formazione tecnica e fisica quanto mai accurate all’Uefa. Per trovare la causa bisogna cercare nella sfera psicologica degli arbitri invasi improvvisamente dal ciclone della Var: inutili perdersi in altri percorsi o, peggio, mettere in dubbio l’onestà dei fischietti. Oggi gli arbitri cominciano a capire che la Var non è uno scherzo e che non saranno sempre loro a comandare come era sembrato all’annuncio del cambiamento; dopo qualche mese di sperimentazione appare chiaro che se si evidenziano fatti di gioco oggettivi in contrasto con la decisione dell’arbitro sarà proprio quest’ultimo a doversi correggere. È una rivoluzione che necessita di una diversa impostazione mentale: si passa dall’antica presunzione di essere infallibili fino al 90’ a quella di dover cambiare decisioni, anche più volte, durante la partita e mantenere una dose sufficiente di credibilità. Cioè annullare rigori, scoprire tardivamente gol in fuorigioco e magari riammettere in gioco espulsi per falli non commessi. La tecnologia quando riesce a scoprire la verità tecnica obiettiva la pretende e tu gliela devi dare; e se saprai capire questo potrai mostrare che la modifica della prima umana decisione è una tua grande qualità. Diventi un arbitro migliore, in grado di dare il giudizio definitivo dopo aver «sentito» le parti. A te arbitro tradizionale rimarrà da risolvere i falli dubbi, di mano, di piede, i gialli, gli arancioni e cioè quelli che, come è sempre stato, almeno una squadra ti contesterà. Oggi i calciatori accettano rispettosamente il gol fantasma scoperto dalla tecnologia, domani accetteranno anche le altre correzioni nate felicemente dal video. Per tutto questo agli arbitri non resta che condividere e promuovere l’apporto tecnologico che pure li farà diventare fatalmente, o per fortuna, meno importanti. Sapranno gli arbitri attuali accettare il cambiamento oppure bisognerà prepararne di nuovi?