Vi fareste (davvero) visitare da un androide medico?
L’Intelligenza artificiale applicata alla sanità sta facendo passi da gigante. Macchine «senzienti» sono già in grado di effettuare analisi complesse leggendo e interpretando miliardi di dati sulla nostra salute, prodotti a getto continuo da ognuno di noi
sull’astina degli speciali occhiali che indossa e in pochi secondi, sempre grazie a un sofisticato sistema di riconoscimento, una voce gli descrive con esattezza chi sono i suoi interlocutori e l’espressione dei loro volti.
Non è fantascienza ma solo un piccolo assaggio di quanto sta già accadendo. La digitalizzazione dei processi sanitari, la diffusione della salute su dispositivi mobili e wearable (cioè indossabili), l’aumento della raccolta di informazione sulla salute e cliniche e la possibilità della loro digitalizzazione, sta aprendo la strada a contesti inimmaginabili fino a È la quota di mercato mobile (pari a 15 miliardi di dollari) che i servizi di monitoraggio, come quelli per gestire malattie croniche, avranno entro il 2017, secondo i promotori del Mobile World Congress pochi anni fa. Parliamo di Intelligenza artificiale e Sistemi informatici “cognitivi” che stanno trasformando la medicina tradizionale, basata su ospedale e medicina territoriale incentrata sulla cura, in una medicina orientata alla prevenzione e al benessere in cui il paziente dovrebbe diventare parte sempre più attiva. Non è un caso che i colossi dell’informatica stiano investendo miliardi nella cosiddetta “Sanità 4.0”.
A quale scopo? Utilizzare l’enorme mole di dati che ognuno di noi genera nel corso della vita (i cosiddetti Big data; si veda il grafico) per consentire a macchine intelligenti di interpretarli e tradurli per fornire informazioni personalizzate in tempo reale e definire percorsi di cura ottimali. Attraverso l’Internet delle cose (Internet of Thing, IoT), miliardi di sensori e dispositivi interconnessi renderanno disponibili — in linea teorica a tutti — dati e informazioni approfondite.
Presto avremo sensori in grado di monitorare il funzionamento del nostro corpo, dentro e fuori. Saranno inseriti negli spazzolini da denti oppure in « pillole intelligenti» e trasmetteranno dati a veri e propri depositi in grado di immagazzinarne in quantità stratosferiche.
Proprio di questo hanno discusso i rappresentanti di Google, IBM e Microsoft in un convegno che si è tenuto di recente a Venezia nell’ambito di Connectathon 2017, uno dei maggiori eventi a livello europeo dedicato alla sanità digitale e all’interoperabilità dei sistemi, organizzato da IHE Italia in collaborazione con Regione Veneto e Arsenàl.it , con il patrocinio del ministero della Salute. «Oggi il 90 per cento di questi dati è per così dire allo stato grezzo — ha spiegato Gianluigi Marchetti, sales manager di Google Cloud —. Il nostro obbiettivo generale è cercare di organizzarli e renderli disponibili a tutti, in un processo di “democratizzazione” delle informazioni».
Ormai si parla di “machine learning”, cioè di macchine che non si limitano a immagazzinare e ad elaborare dati, di assistere l’uomo — ha tenuto a precisare Fabrizio Renzi, direttore tecnico e innovazione IBM Italia —. Parliamo di augmented intelligence, quindi intelligenza aumentata e non sostitutiva. I medici serviranno ancora per un bel po’».
Negli Usa, Watson è sbarcato nelle corsie dello Sloan-Kettering Cancer Center, mentre in Europa è stata avviata una collaborazione con Humanitas University che si chiama “Medical cognitive tutor”: «Assieme alle esercitazioni in corsia, gli studenti del terzo anno di Medicina hanno a disposizione un tablet con programmi di casi simulati», ha aggiunto Renzi.
«Big data e Intelligenza artificiale sono al centro della trasformazione della cosiddetta rivoluzione industriale 4.0 che sta pervadendo tutti i sistemi e soprattutto la sanità — ha sottolineato Silvia Bonfiglioli, direttrice Mercato Sanità, Microsoft Emea —: dal coinvolgimento dei pazienti alla maggiore consapevolezza che diamo ai professionisti della sanità, fino alla trasformazione di tutto il percorso dall’ospedale a casa»
In Norvegia, Microsoft e l’Ostfold Hospital Trust hanno realizzato un ospedale completamente digitalizzato. Oltre al resto, il paziente viene monitorato nei suoi spostamenti sia a letto che nell’ambiente attraverso sensori di movimento. E, in caso di comportamento anomalo, scatta subito l’allarme.