Corriere della Sera

Anche i bambini oggi usano dolcifican­ti Nessun pericolo per la salute Ma il sospetto è che facciano ingrassare

- Elena Meli

i parla spesso del troppo zucchero che i bambini ingeriscon­o con merendine, biscotti, dolci, gelati e bibite zuccherate, una delle fonti più “nascoste” perché una lattina ne contiene il corrispett­ivo di sei cucchiaini. Molto meno si parla, invece, del consumo di dolcifican­ti, i cosiddetti “falsi zuccheri”: ora un’ampia indagine dimostra che i bambini tendono a esagerare pure con gli edulcorant­i. Lo studio, pubblicato sul Journal of the Academy of Nutrition and Dietetics, ha analizzato i dati relativi a circa 17 mila uomini, donne e bambini. raccolti per l’americano Nutritiona­l Health and Nutrition Evaluation Survey dal 2009 al 2012, per poi confrontar­li con quelli della stessa ricerca condotta nel 1999.

Risultato: nel 1999 solo il 9 per cento dei bimbi consumava dolcifican­ti a basso contenuto calorico, nel 2012 la percentual­e è salita al 25 per cento e questi prodotti entrano perfino nell’alimentazi­one di piccoli con meno di due anni. Il 20 per cento dei ragazzini, inoltre, ammette di mangiare o bere cibi edulcorati più di una volta al giorno e il motivo, secondo i ricercator­i, è l’aumento esponenzia­le del consumo di alimenti ipocaloric­i, che spesso contengono dolcifican­ti per arginare la tendenza a metter su peso. A questo si aggiunge l’incremento dell’uso di bibite “diet”, dove si trovano aspartame, sucralosio, saccarina e simili.

«I rischi e i benefici degli edulcorant­i artificial­i sono ancora in discussion­e — osserva Allison Sylvetsky Meni, docente della George Washington University, autrice dell’indagine —. Sempre più dati mostrano che i “falsi zuccheri” non sarebbero del tutto innocui: apportano poche calorie ma sembrano connessi a un maggior rischio futuro di obesità e diabete».

Va detto che l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) negli ultimi anni ha sempre sottolinea­to la non tossicità dei dolcifican­ti, spesso accusati di essere cancerogen­i anche nei bambini: un’analisi recente di tutti i dati sull’aspartame, per esempio, ha portato a concludere che al di sotto della soglia di 40 milligramm­i per chilo di peso al giorno non si corre alcun rischio (e si tratta di una “dose” enorme, ampiamente al di sotto delle medie di consumo).

L’EFSA tuttavia sottolinea che non è affatto certo che ci sia un rapporto di causa-effetto fra i dolcifican­ti e il mantenimen­to di una glicemia adeguata o il dimagrimen­to, pur essendo queste sostanze ipoteticam­ente d’aiuto.

Insomma non fanno male alla salute, ma non è detto che facciano perdere peso e, come sottolinea Sylvetsky Meni, non sono privi di ombre: «Alcuni studi suggerisco­no che il consumo di edulcorant­i si associ perfino a un aumento di peso e il meccanismo che spiega l’inatteso fenomeno starebbe nel cervello, che di fronte a un cibo dolce prepara l’organismo alla produzione di insulina per metabolizz­arlo e poi, quando arriva l’edulcorant­e, rimane in modalità “fame” perché non arrivano calorie da metabolizz­are».

In pratica non si attivano i neuroni che stimolano la produzione di ormoni coinvolti nei processi digestivi e di sazietà, che invece si “accendono” se nel cibo c’è uno zucchero vero. Insomma, il gusto del dolcifican­te è lo stesso, ma il cervello “capisce” che quel sapore dolce è privo di energia e quando le calorie sono pari a zero non smette di inviare segnali di fame. E si finisce per mangiare di più: succede negli adulti e nei ragazzini ma è più probabile che questi ultimi, meno consapevol­i di quello che ingurgitan­o, vadano cercando altrove una compensazi­one zuccherina senza neppure accorgerse­ne.

La soluzione è semplice, secondo Allison Meni: «In caso di sete, adulti e bambini dovrebbero bere acqua. E se c’è da dolcificar­e uno yogurt, per esempio, meglio farlo con un po’ di frutta fresca».

Il cervello di fronte a un cibo dolce produce insulina, ma se arriva l’edulcorant­e rimane in «modalità fame» e induce a cercare altro cibo

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