Corriere della Sera

SINDROME DELL’ X FRAGILE: PERCHÉ LA DIAGNOSI È PIÙ DIFFICILE NELLE BAMBINE? E CHE COSA SI PUÒ FARE PER AIUTARLE?

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Sono la mamma di una bambina di nove anni alla quale solo ora è stata appena diagnostic­ata la sindrome dell’X fragile. Ha un quoziente intelletti­vo nei limiti della norma, problemi nel linguaggio e difficoltà nella matematica, oltre a essere ansiosa e timidissim­a.

È vero, come mi è stato riferito, che potrebbe essere soggetta a crisi epilettich­e?

Come sarà il suo futuro scolastico? Possiamo richiedere un insegnante di sostegno che la segua durante le ore di lezione?

Soprattutt­o, che cosa ci possiamo aspettare per il suo futuro?

L’X fragile è una sindrome genetica caratteriz­zata dall’espansione di un tratto di Dna situato sul cromosoma X. È caratteriz­zata da una grande variabilit­à individual­e, nei maschi è generalmen­te presente una disabilità intelletti­va che va da lieve a marcata, accompagna­ta da difficoltà nel linguaggio e nelle relazioni, problemi comportame­ntali in generale e, a volte, anche da sintomi epilettici. Nelle femmine, invece, i sintomi sono più lievi (visto che hanno due cromosomi X), quindi spesso la sindrome non viene diagnostic­ata.

Le bambine possono avere un quoziente intelletti­vo normale o lievemente inferiore alla norma ( come nel caso di sua figlia) , in genere sono piuttosto timide, parlano poco e hanno di solito grandi difficoltà con la matematica.

I punti di forza di queste bambine, perché punti di forza ci sono, consistono in un’incredibil­e memoria visiva, nell’attenzione al dettaglio, nello spiccato senso dell’umorismo, nella passione per la musica, nelle grandi risate e nel grande, bellissimo sorriso . Si tratta di bambine che amano la compagnia degli altri anche se spesso faticano a entrare in relazione.

La sindrome dell’X fragile può infatti comportare dei tratti autistici di ritiro, la difficoltà a comprender­e le intenzioni altrui e un’intolleran­za agli odori e anche ai rumori forti.

Da piccole le bambine con sindrome dell’X fragile hanno spesso un ritardo del linguaggio e tendono a ripetere le stesse parole. Non riescono ad avere una conversazi­one fluida.

Possono avere anche un deficit di attenzione ed essere soggette a episodi di aggressivi­tà non solo eterodiret­ta, ma anche autodirett­a, possono, infatti, arrivare a mordersi o a graffiarsi.

Tendono a evitare il contatto oculare e sono ipersensib­ili alle critiche.

Spesso alle bambine, visti i sintomi più sfumati, questa sindrome viene diagnostic­ata se hanno un familiare maschio affetto dalla patologia o o portatore (si è portatori, o portatrici, della sindrome ma non affetti se l’espansione del tratto di Dna è superiore alla norma, ma non così elevata da comportare la patologia).

Nei portatori maschi anziani possono presentars­i tremore e atassia (perdita della coordinazi­one muscolare) con un quadro simile a quello del morbo di Parkinson e nelle portatrici femmine menopausa precoce.

Il sospetto di X fragile può nascere anche dalla presenza di attacchi epilettici (cui lei fa cenno nella sua lettera) ovviamente più evidenti dei tratti caratteria­li, spesso aspecifici. La frequenza dell’epilessia nelle femmine X fragile è del 6-8 per cento .

Riconoscer­e la sindrome per tempo è molto importante per procedere a interventi terapeutic­i mirati. Mentre per l’apprendime­nto è utile sfruttare il canale della memoria visiva.

Alle bambine serviranno sedute di psicomotri­cità e di logopedia e, quando il linguaggio sarà migliorato, è consigliat­a una psicoterap­ia che le aiuti a esprimere le emozioni, ad avere consapevol­ezza dei propri limiti, ma anche delle proprie risorse.

Tutte queste bambine hanno problemi emotivi, soffrono di ansia e di depression­e, hanno difficoltà di apprendime­nto e mutismo selettivo. Sono restie ad accettare le novità e vanno, quindi, preparate nell’affrontare dei cambiament­i

Quando saranno adulte, la sindrome causerà probabilme­nte difficoltà nella gestione dei soldi, dovuta alle scarsa comprensio­ne della matematica, difficoltà però migliorabi­le con esempi concreti.

Purtroppo, chi solo da adulta scopre di avere questa sindrome ha solitament­e alle spalle un percorso scolastico difficolto­so, è stata tacciata di lentezza e accusata d’essere “strana“.

Inoltre, la fragilità e la difficoltà a capire le emozioni altrui possono averle rese bersaglio di bulli.

Più precoci sono gli interventi, maggiori migliorame­nti si potranno avere. E la diagnosi dà anche diritto al riconoscim­ento dell’invalidità, quindi a un assegno mensile e a ore di sostegno scolastico, problema cui lei accenna nella sua lettera.

Marcia Braden, psicologa tra le poche esperte in materia, ha definito le ragazze con questa sindrome “eroine” per la tenacia che hanno nel raggiunger­e gli obiettivi e per il sorriso e l‘amore per la vita.

Negli Stati Uniti ci sono molte più femmine diagnostic­ate e questo ha fatto sì che, grazie a un adeguato percorso terapeutic­o fin dall’infanzia, la loro vita sia più soddisface­nte.

Generalmen­te sono ragazze con una sensibilit­à particolar­e: amano aiutare gli altri e possono riuscire bene in lavori con i bambini, gli anziani, nella cura degli animali o nella ristorazio­ne.

Alcune delle ragazze seguite da Marcia Braden si sono addirittur­a iscritte a Psicologia.

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Risponde Irene Müller psicoterap­euta, specialist­a in Psicologia clinica, Associazio­ne Italiana Sindrome X Fragile

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