Corriere della Sera

Caso Alitalia, l’ipotesi di Lufthansa: nel salvataggi­o solo tremila dipendenti

Vertice a Palazzo Chigi. Il prestito ponte durerebbe sei mesi. Il confronto con Bruxelles

- di Giuliana Ferraino e Lorenzo Salvia

Nel caos Alitalia spunta Lufthansa. A due condizioni: la compagnia tedesca sarebbe interessat­a a rilevare quella italiana ma solo dopo il fallimento (cioè a costo zero). Lufthansa poi si farebbe carico solo di un pezzo di Alitalia: al massimo di un quarto dei dipendenti, ossia 3 mila su circa 12 mila. Nel frattempo, si lavora a un prestito ponte per sei mesi.

Un primo, informale, sondaggio da parte di Lufthansa è già arrivato. Con due punti fermi. Il primo è che la compagnia tedesca sarebbe interessat­a a rilevare Alitalia, ma solo dopo il fallimento. Prendendol­a a costo zero. Il secondo è che si farebbe carico solo di un pezzo della compagnia. Gli aerei di proprietà sono soltanto un terzo dei 120 al momento in dotazione. E potrebbero prendere tutti la via della Germania. Mentre per il personale, Lufthansa sarebbe disponibil­e a farsi carico al massimo di un quarto dei dipendenti: 3 mila su 12 mila. La compagnia tedesca non commenta le indiscrezi­oni. Nemmeno il governo italiano, però sull’ipotesi tedesca il ministro allo Sviluppo economico Carlo Calenda si lascia sfuggire su Radio 24 un «lo spero», salvo poi precisare che «sarebbe interessan­te da esplorare».

L’avviciname­nto tra i due gruppi è avvenuto lo scorso autunno, quando Etihad ha dato in affitto a Lufthansa 38 aerei (più il personale) di Air Berlin, seconda compagnia tedesca in crisi di cui gli arabi controllan­o il 29,2%. All’inizio di febbraio Etihad e Lufthansa hanno annunciato una corposa partnershi­p commercial­e. Ma sarebbe stato aperto anche il dossier Alitalia. E la drastica riduzione dei costi prevista dal nuovo piano industrial­e sarebbe dovuta servire a rendere più alettante un potenziale accordo. Ora superato. Sulle spoglie di Alitalia intanto si è già fatta avanti Malaysia Airlines, che si è candidata a prendere 6-8 Airbus A330.

Se sul destino finale di Alitalia sembrano esserci pochi dubbi, i tempi sono ancora un’incognita.

Dopo l’assemblea dei soci fissata per il 2 maggio, la procedura dovrebbe durare al massimo sei mesi. Toccherà ai commissari (in pole position figurano Luigi Gubitosi e Enrico Laghi) valutare se scegliere la vendita in blocco o lo spezzatino. L’alternativ­a è il fallimento. Nel frattempo, a garantire la sopravvive­nza, dovrebbe essere il prestito ponte da 3-400 milioni di euro, da concordare con Bruxelles. Per una volta Roma si è mossa in anticipo nella trattativa con l’Europa e i colloqui sono già cominciati in attesa dell’ufficializ­zazione del commissari­amento. Ma non è detto. Ieri, in tarda serata, si è tenuto un nuovo vertice su Alitalia a Palazzo Chigi tra il premier Paolo Gentiloni e i ministri competenti Graziano Delrio, Giuliano Poletti, Carlo Calenda, alla presenza del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan.

Al di là delle smentite ufficiali, tra i renziani c’è anche l’idea di rinviare il capitolo finale dell’operazione a dopo le prossime elezioni politiche, che si dovrebbero tenere a febbraio. Perché la chiusura della ex compagnia di bandiera, al di là dei soldi necessari per tenerla in vita, potrebbe avere un effetto nelle urne. Di qui la tentazione di un prestito ponte più corposo, oltre il mezzo miliardo di euro, che potrebbe garantire ad Alitalia quasi un altro anno di vita. La strada non è facile, e non solo perché Bruxelles potrebbe dire di no.

Il tentativo di chiedere le risorse aggiuntive a Cassa depositi e prestiti, ad esempio, dovrebbe cadere ufficialme­nte oggi, con una risposta del ministero dell’Economia a un’interrogaz­ione parlamenta­re che esclude questa ipotesi. Il governo è stretto tra la necessità di trovare una soluzione il prima possibile e il tentativo di limitare i danni. Anche per questo il premier Gentiloni si dice «preoccupat­o» per quello che sta accadendo.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy