Corriere della Sera

Grillo ha sempre ragione

- di Massimo Gramellini

Per poter dare più autorevolm­ente dei servi ai giornalist­i che non la pensano come lui, Grillo ha spesso usato il Rapporto di «Reporter senza frontiere» sulla libertà di stampa che colloca l’Italia nelle posizioni di bassa classifica. Quest’anno le cose vanno un po’ meglio. Ma se non vanno ancora bene, dicono gli estensori della ricerca, è anche per colpa delle liste di proscrizio­ne che Grillo è solito pubblicare sul proprio blog con i nomi dei cronisti sgraditi. Insomma, chi di Rapporto colpisce, di Rapporto perisce. Ma ecco l’ennesima giravolta del grand’uomo. Trovandosi per una volta lui dentro la lista dei cattivi, prende cappello e ne attacca gli autori, fino a ieri portati a modello, accusandol­i di essere passati al soldo dei giornali.

La scena del direttore di un quotidiano che telefona ai templari di «Reporter senza frontiere» per convincerl­i a parlare male di Grillo (rischiando di essere sbattuto all’istante sulla copertina del Rapporto) è esilarante e rivela la visione grillo-centrica dell’esistenza. Come le elezioni sul web, che valgono solo quando le vince chi vuole lui, i documenti che svergognan­o l’Italia vanno bene finché gli fanno comodo. Appena lo intralcian­o, si trasforman­o in robaccia. Il problema è che Grillo continua a fare finta di non capire chi è diventato. Non è più un comico, bensì un politico, cioè un uomo di potere. E gli osservator­i neutrali, gente all’antica, si ostinano a considerar­e pericolosi per la democrazia non i giornalist­i che attaccano gli uomini di potere, ma gli uomini di potere che attaccano i giornalist­i.

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