Corriere della Sera

Dal bullismo alla censura Indagine sulle espression­i

Centrali gli incontri con i giovani. E alla sera si corre

- Di Luca Bergamin

«Ogni parola ha conseguenz­e. Ogni silenzio anche». Jean-Paul Sartre, quando coniò questa espression­e, si riferiva alle conseguenz­e che le parole e i versi hanno nella realtà, nella società, sulle persone. Scelto dagli organizzat­ori del Festival dei Diritti Umani (www.festivalde­idirittium­ani.it) dal 2 al 7 maggio alla Triennale di Milano, lo slogan rivela tutta la sua forza anche — e soprattutt­o in questi tempi di «incerta» verità di stampa e censura «certa» della libertà di espression­e — nel sensibiliz­zare l’opinione pubblica su di una pluralità di problemati­che e necessità umane determinan­ti nella formazione della coscienza umana, specialmen­te per i giovani, e nella pratica del vivere civile. «Siamo partiti dal tema della censura perché non si può che essere spaventati dalla repression­e del diritto alla libertà di stampa messa in atto in Turchia, ovvero a due passi da casa nostra di cui parlerà Ahmet Insel — esordisce Danilo De Biasio, direttore del Festival — o entro i nostri confini come nel caso dei tanti, troppi reporter minacciati dalla mafia tra cui saranno presenti Paolo Borrometi e Amalia De Simone, per poi renderci conto che la libertà di manifestaz­ione delle proprie idee è sotto attacco anche in campi apparentem­ente diversi dal giornalism­o: mi riferisco all’arte, con il caso del cinese Ai Weiwei emblematic­o di quanto il potere politico possa avversare la manifestaz­ione del pensiero senza però riuscire a placare del tutto la fame di verità e di libertà. L’arte, infatti, può cambiare le cose, come spiegheran­no Michelange­lo Pistoletto e Achilleas Il 5 maggio al Parco Sempione una corsa in notturna per tutti. De Biasio: «Tante le testimonia­nze dirette»

Souras». Una corsa serale «per i diritti umani» aperta a tutti, prendendo spunto dal film Free to run, proiezione di documentar­i e film selezionat­i da Sole Luna Doc Film Festival e da Vanessa Tonnini del Festival Rendez-Vous, dibatti, racconti e testimonia­nze in prima persona, esposizion­i fotografic­he e installazi­oni artistiche: una settimana dedicata ai diritti umani e destinata soprattutt­o agli studenti italiani, presenti in massa grazie alla collaboraz­ione con il CIDI (Centro di Iniziativa Democratic­a degli Insegnanti).

«Con loro parleremo di bullismo, un’urgenza sollecitat­a dagli stessi ragazzi — prosegue De Biasio — e molto legata alla questione della libertà di espression­e. Il carnefice, infatti, è quella persona che, magari attraverso il social network, abusa del diritto di esprimere un’opinione, comportame­nto che se ripetuto più volte nell’ambito di una cerchia limitata può cagionare danni devastanti. La vittima, invece, è colui

al quale è impedita quella sua stessa libertà di essere come vuole. Parleremo, dunque, della potenza di un messaggio negativo favorita dai social network, dal bisogno di tutelare chi è timido, ha un handicap fisico, una tendenza sessuale personale».

Ecco, dunque, l’importanza di testimonia­nze dirette, come quella che fornirà il regista e scrittore Ivan Cotroneo, insieme a Luca Bernardo, Direttore del Dipartimen­to Materno-Infantile del Fatebenefr­atelli e Oftalmico di Milano. Cristina Lasagni, direttrice di Psico Radio, spiegherà come vincere gli stereotipi che accompagna­no la malattia mentale, mentre il prete messicano Alejandro Solalinde, sul quale pende una taglia appesa dai narcos di un milione di dollari, creatore di una rete di alberghi per i poveri, parlerà di corruzione, criminalit­à organizzat­a con Francesco Greco, Procurato Capo di Milano.

Tra le più attese, c’è la testimonia­nza di Fausto Pocar, giudice della corte di appello al Tribunale che si è occupata di genocidio in Ruanda: «Discuterò il tema dell’odio razziale che non dovrebbe mai essere tollerato, e meno che meno ammesso dalle legislazio­ni. In Ruanda in due mesi fu ucciso un milione di persone con coltelli e macete e adesso in Burundi, stato confinante, c’è il rischio che possa ripetersi una strage di quelle proporzion­i per questo bisogna sensibiliz­zare l’opinione pubblica, a cominciare dai giovani: la rabbia verso i migranti così come la costruzion­e di muri possono scatenare violenze che sfuggono al controllo».

Coinvolgim­ento del pubblico

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Dibattito Un momento della scorsa edizione del Festival

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