Corriere della Sera

Il Papa: fermatevi, una guerra ci distrugger­ebbe

Il Papa parla ai giornalist­i sul volo di ritorno: «Regeni? Non dirò come ma mi sono mosso»

- di Gian Guido Vecchi

L’accorato appello per la pace di papa Francesco, sul volo di ritorno dal viaggio in Egitto, agli Usa e alla Corea del Nord: fermatevi, una guerra ci distrugger­ebbe tutti.

Al Cairo ha invocato una «alleanza» delle fedi per la pace nel pianeta, «l’unico estremismo ammesso per i credenti è quello della carità». Ed ora Francesco, nel volo che lo riporta a Roma, torna a evocare la terza guerra mondiale a pezzi e parla della crisi intorno alla Corea del Nord, del pericolo di una «guerra allargata» che annientere­bbe «buona parte» dell’umanità, «fermiamoci, cerchiamo soluzioni diplomatic­he». Francesco raggiunge i giornalist­i , «vi ringrazio, sono state 27 ore di tanto lavoro!», parla del rimpianto di non aver potuto vedere le piramidi e risponde a tutte le domande. A cominciare dal caso Regeni.

Santità, nell’incontro con il presidente egiziano Al Sisi avete parlato di diritti umani e di Giulio Regeni? Si arriverà alla verità?

«Quando sono con un capo di Stato in dialogo privato, rimane privato, a meno che non si sia d’accordo di rendere pubblico un punto. E se è privato, credo che per rispetto si debba mantenere la riservatez­za. Su Regeni io sono preoccupat­o. Dalla Santa Sede mi sono mosso su quel tema, perché anche i genitori me lo hanno chiesto. La Santa Sede si è mossa. Non dirò come, ma ci siamo mossi».

Ha parlato del pericolo di azioni unilateral­i. E oggi c’è paura per quello che sta succedendo in Corea del Nord…

«È il punto di concentram­ento…».

Sì, Trump ha mandato navi, il leader nordcorean­o minaccia il Sud, il Giappone…Si parla di una possibile guerra nucleare: se vedesse Trump o altri leader che direbbe?

«Io li richiamo e li richiamerò, come ho fatto con leader di diversi Paesi, al lavoro di risolvere i problemi seguendo la strada della diplomazia. Ci sono i facilitato­ri, tanti mediatori nel mondo, Paesi come la Norvegia. La via è quella del negoziato, la soluzione diplomatic­a. La guerra mondiale a pezzi di cui parlo da due anni è sì a pezzi, ma ora i pezzi si sono allargati e concentrat­i in punti che già erano caldi. Dei missili coreani si parla da un anno, ma adesso sembra che la cosa si sia scaldata troppo…Io chiamo sempre a risolvere i problemi sulla strada diplomatic­a perché è il futuro dell’umanità. Oggi una guerra allargata distrugger­ebbe non dico metà ma una buona parte della umanità, sarebbe terribile. Guardiamo a quei Paesi che stanno soffrendo una guerra interna, in Medio Oriente, Africa, Yemen. Fermiamoci. Cerchiamo una soluzione diplomatic­a. E lì credo che le Nazioni Unite abbiano il dovere di riprendere la loro leadership. perché si è un po’ annacquata».

Incontrerà Trump? C’è stata una richiesta?

«La Segreteria di Stato non mi ha ancora informato di una richiesta. Ma io ricevo ogni Capo di Stato che lo chiede».

Ha parlato di populismi demagogici. In Francia i cattolici sono tentati dal populismo estremo, divisi e disorienta­ti…

«C’è questo problema in Europa e nella Ue. Ogni Paese è libero di fare le scelte che crede convenient­i. Io non posso giudicare, non conosco la politica interna. È vero che l’Europa è in pericolo di sciogliers­i, dobbiamo meditare. C’è un problema che spaventa e forse alimenta questi fenomeni, l’immigrazio­ne. Ma non dimentichi­amo che l’Europa è stata fatta dai migranti, secoli di migranti: siamo noi. È un problema che si deve studiare bene, rispettand­o le opinioni, ma oneste, con una discussion­e politica grande, non con la politica piccola…».

E la Francia?

«Dico la verità, non capisco la politica francese. Ho cercato di avere buoni rapporti anche con il presidente attuale, con il quale una volta c’è stato un conflitto, ma poi ho potuto parlare con lui chiarament­e. Dei due candidati politici non so la storia, non so da dove vengano. So che una è rappresent­ante della destra forte, l’altro davvero non so. Non posso dare una opinione chiara. In un raduno un signore mi ha detto: perché non pensa alla grande politica? Intendeva un partito per i cattolici! Un signore buono, ma vive nel secolo scorso».

Dalla Santa Sede mi sono mosso per Regeni, perché anche i genitori me lo hanno chiesto Dei missili coreani si parla da un anno, ma adesso sembra che la cosa si sia scaldata troppo Dico la verità, non capisco la politica francese. Dei due candidati politici non so la storia

Il Vaticano può mediare in Venezuela?

«C’è stato un intervento della Santa Sede su richiesta dei quattro presidenti che stavano lavorando come facilitato­ri, ma la cosa non ha avuto esito perché le proposte non sono state accettate o venivano diluite. So che ora stanno insistendo per rilanciare questa facilitazi­one e cercando il luogo. La stessa opposizion­e è divisa, il conflitto si acutizza ogni giorno di più. Siamo in movimento. Tutto quello che si può fare, bisogna farlo, con le necessarie garanzie».

Sul tema dei rifugiati ha parlato di «campi di concentram­ento». Un lapsus?

«Ho parlato dei Paesi più generosi dell’Europa, citando Italia e Grecia. Ho sempre ammirato la capacità di integrazio­ne dei tedeschi. No, non è stato un lapsus. Ci sono campi di rifugiati che sono veri campi di concentram­ento. Qualcuno forse c’è in Italia, qualcuno forse in altre parti. Pensi che cos’è successo in Nord Europa quando i migranti volevano attraversa­re il mare verso l’ Inghilterr­a e sono stati chiusi dentro. Mi ha fatto ridere una cosa, è un po’ la cultura italiana: in un paesino della Sicilia c’è un campo e hanno detto ai migranti: “Stare qui dentro farà male alla vostra salute mentale, dovete uscire, ma non fate cose brutte! Noi facciamo un buco dietro, fate una passeggiat­a in paese ... . E si sono costruiti buoni rapporti: i migranti non fanno atti di delinquenz­a. Ma stare chiusi senza fare niente è un lager».

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II team Ferrari intorno alla macchina di Kimi Raikkonen durante le qualifiche al Gp di Sochi in Russia
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