Il Papa: fermatevi, una guerra ci distruggerebbe
Il Papa parla ai giornalisti sul volo di ritorno: «Regeni? Non dirò come ma mi sono mosso»
L’accorato appello per la pace di papa Francesco, sul volo di ritorno dal viaggio in Egitto, agli Usa e alla Corea del Nord: fermatevi, una guerra ci distruggerebbe tutti.
Al Cairo ha invocato una «alleanza» delle fedi per la pace nel pianeta, «l’unico estremismo ammesso per i credenti è quello della carità». Ed ora Francesco, nel volo che lo riporta a Roma, torna a evocare la terza guerra mondiale a pezzi e parla della crisi intorno alla Corea del Nord, del pericolo di una «guerra allargata» che annienterebbe «buona parte» dell’umanità, «fermiamoci, cerchiamo soluzioni diplomatiche». Francesco raggiunge i giornalisti , «vi ringrazio, sono state 27 ore di tanto lavoro!», parla del rimpianto di non aver potuto vedere le piramidi e risponde a tutte le domande. A cominciare dal caso Regeni.
Santità, nell’incontro con il presidente egiziano Al Sisi avete parlato di diritti umani e di Giulio Regeni? Si arriverà alla verità?
«Quando sono con un capo di Stato in dialogo privato, rimane privato, a meno che non si sia d’accordo di rendere pubblico un punto. E se è privato, credo che per rispetto si debba mantenere la riservatezza. Su Regeni io sono preoccupato. Dalla Santa Sede mi sono mosso su quel tema, perché anche i genitori me lo hanno chiesto. La Santa Sede si è mossa. Non dirò come, ma ci siamo mossi».
Ha parlato del pericolo di azioni unilaterali. E oggi c’è paura per quello che sta succedendo in Corea del Nord…
«È il punto di concentramento…».
Sì, Trump ha mandato navi, il leader nordcoreano minaccia il Sud, il Giappone…Si parla di una possibile guerra nucleare: se vedesse Trump o altri leader che direbbe?
«Io li richiamo e li richiamerò, come ho fatto con leader di diversi Paesi, al lavoro di risolvere i problemi seguendo la strada della diplomazia. Ci sono i facilitatori, tanti mediatori nel mondo, Paesi come la Norvegia. La via è quella del negoziato, la soluzione diplomatica. La guerra mondiale a pezzi di cui parlo da due anni è sì a pezzi, ma ora i pezzi si sono allargati e concentrati in punti che già erano caldi. Dei missili coreani si parla da un anno, ma adesso sembra che la cosa si sia scaldata troppo…Io chiamo sempre a risolvere i problemi sulla strada diplomatica perché è il futuro dell’umanità. Oggi una guerra allargata distruggerebbe non dico metà ma una buona parte della umanità, sarebbe terribile. Guardiamo a quei Paesi che stanno soffrendo una guerra interna, in Medio Oriente, Africa, Yemen. Fermiamoci. Cerchiamo una soluzione diplomatica. E lì credo che le Nazioni Unite abbiano il dovere di riprendere la loro leadership. perché si è un po’ annacquata».
Incontrerà Trump? C’è stata una richiesta?
«La Segreteria di Stato non mi ha ancora informato di una richiesta. Ma io ricevo ogni Capo di Stato che lo chiede».
Ha parlato di populismi demagogici. In Francia i cattolici sono tentati dal populismo estremo, divisi e disorientati…
«C’è questo problema in Europa e nella Ue. Ogni Paese è libero di fare le scelte che crede convenienti. Io non posso giudicare, non conosco la politica interna. È vero che l’Europa è in pericolo di sciogliersi, dobbiamo meditare. C’è un problema che spaventa e forse alimenta questi fenomeni, l’immigrazione. Ma non dimentichiamo che l’Europa è stata fatta dai migranti, secoli di migranti: siamo noi. È un problema che si deve studiare bene, rispettando le opinioni, ma oneste, con una discussione politica grande, non con la politica piccola…».
E la Francia?
«Dico la verità, non capisco la politica francese. Ho cercato di avere buoni rapporti anche con il presidente attuale, con il quale una volta c’è stato un conflitto, ma poi ho potuto parlare con lui chiaramente. Dei due candidati politici non so la storia, non so da dove vengano. So che una è rappresentante della destra forte, l’altro davvero non so. Non posso dare una opinione chiara. In un raduno un signore mi ha detto: perché non pensa alla grande politica? Intendeva un partito per i cattolici! Un signore buono, ma vive nel secolo scorso».
Dalla Santa Sede mi sono mosso per Regeni, perché anche i genitori me lo hanno chiesto Dei missili coreani si parla da un anno, ma adesso sembra che la cosa si sia scaldata troppo Dico la verità, non capisco la politica francese. Dei due candidati politici non so la storia
Il Vaticano può mediare in Venezuela?
«C’è stato un intervento della Santa Sede su richiesta dei quattro presidenti che stavano lavorando come facilitatori, ma la cosa non ha avuto esito perché le proposte non sono state accettate o venivano diluite. So che ora stanno insistendo per rilanciare questa facilitazione e cercando il luogo. La stessa opposizione è divisa, il conflitto si acutizza ogni giorno di più. Siamo in movimento. Tutto quello che si può fare, bisogna farlo, con le necessarie garanzie».
Sul tema dei rifugiati ha parlato di «campi di concentramento». Un lapsus?
«Ho parlato dei Paesi più generosi dell’Europa, citando Italia e Grecia. Ho sempre ammirato la capacità di integrazione dei tedeschi. No, non è stato un lapsus. Ci sono campi di rifugiati che sono veri campi di concentramento. Qualcuno forse c’è in Italia, qualcuno forse in altre parti. Pensi che cos’è successo in Nord Europa quando i migranti volevano attraversare il mare verso l’ Inghilterra e sono stati chiusi dentro. Mi ha fatto ridere una cosa, è un po’ la cultura italiana: in un paesino della Sicilia c’è un campo e hanno detto ai migranti: “Stare qui dentro farà male alla vostra salute mentale, dovete uscire, ma non fate cose brutte! Noi facciamo un buco dietro, fate una passeggiata in paese ... . E si sono costruiti buoni rapporti: i migranti non fanno atti di delinquenza. Ma stare chiusi senza fare niente è un lager».