Ma dietro i sorrisi si scorgono già le prime crepe
La gioiosa unità d’intenti registrata ieri dai 27 della Ue sulla Brexit passa ora alla prova dei fatti. E nel concreto della trattativa che si aprirà con Londra non è detto che sarà gioiosa; nemmeno del tutto unita. In Germania, Paese chiave anche in questa circostanza, già si sentono voci autorevoli di dissenso sulla linea dura che prevale a Bruxelles e che Angela Merkel sembra avere (fino a un certo punto) sposato. Di base, coincidono con quelle del premier olandese Mark Rutte, unico che esplicitamente preferisce che il negoziato sul rapporto commerciale e politico post Brexit tra Ue e Regno Unito inizi al più presto, in parallelo con quello sui termini di uscita di Londra: possibilità che al vertice Ue di ieri è sembrata esclusa. All’inizio di un negoziato, ognuno dei contendenti afferma le proprie posizioni in modo netto. Ci sono però già sfumature. Ogni volta che intervengono sul tema, la stessa Merkel e il suo potente ministro Wolfgang Schäuble si sentono in obbligo di sottolineare che le trattative saranno fatte in «amicizia». E ci sono prese di posizione più nette. Il viceministro delle Finanze ed emergente nel partito della cancelliera, Jens Spahn, ha detto ieri di sperare che i negoziati non finiscano «in una guerra di divorzio ma trovino buone soluzioni per entrambi, in un processo ordinato». Alla base c’è il fatto che per alcuni Paesi del continente, Germania tra questi, la Brexit sarà costosa e una Brexit dura, cioè senza un accordo, ancora più costosa. Venerdì, il centro di studi economico di Monaco Ifo, influente sul governo tedesco, ha invitato Berlino a tenere bassi i toni. Uno dei suoi direttori, Gabriel Felbermayr, ha spiegato che una hard Brexit costerebbe alla Germania parecchi posti di lavoro. Andrebbero evitati «danni non necessari». In ogni caso – ha spiegato – Londra non trarrà benefici dall’uscita, «quindi non c’è bisogno di infliggere altre punizioni» che farebbero molto male anche ai tedeschi. «La Ue dovrebbe evitare di minacciare», aggiunge Felbermayr, perché la chiave è la reciprocità, un accordo che soddisfi entrambe le parti. Il negoziato sull’uscita di Londra e quello sul rapporto futuro tra Ue e Gran Bretagna dovranno avvenire presto in parallelo – a suo avviso – perché solo quando tutte le questioni sono sul tavolo si può raggiungere un accordo positivo. Una Ue vendicativa può fare male a se stessa. Meglio che sia intelligente.
@danilotaino