Sala e i rapporti con l’ex premier: fase difficile, può migliorare
Al disgelo era servito poco anche il colloquio a quattr’occhi di fine febbraio a casa di Beppe Sala. Allora, tanto valeva ammetterlo: il binomio «universale» con Matteo Renzi è finito da tempo. E dopo mesi di frecciate, ringraziamenti mancati ed endorsement mai arrivati, ieri, alla vigilia delle primarie, è lo stesso sindaco di Milano, per la prima volta, a riconoscerlo: «Ci sono momenti in cui si è più vicini e momenti in cui si fa più fatica. In questo momento con Matteo Renzi probabilmente la sintonia non è massima, ma il mio augurio è che passate le primarie si torni a lavorare insieme e si ritrovi il giusto equilibrio, per il bene di tutti». Insomma, il 30 aprile come un nuovo spartiacque nella relazione tra i due, per aggiustare quello che la sconfitta al referendum costituzionale aveva rotto. Il primo segnale di allontanamento tra l’ex premier e il sindaco risale a quei giorni: mentre Renzi puntava a elezioni
Chi è Beppe Sala, 58 anni, sindaco di Milano dal 21 giugno del 2016
anticipate, Sala ribatteva di lasciar arrivare a scadenza naturale il governo Gentiloni; se il primo mirava a un nuovo incarico da premier, il secondo gli consigliava di «saltare un giro». Fino alla scelta di Sala di non schierarsi alle primarie e a Renzi che negli incontri ringrazia chiunque per l’Expo tranne l’ex commissario universale. Ma sul voto di oggi, «Beppe» non cambia idea: andrà ai gazebo senza esporsi sul candidato preferito. E se Renzi dovesse vincere, appoggerà il segretario ma continuando a rivendicare autonomia: «Voglio sempre mantenermi indipendente e ragionare con la mia testa. Se sarà il caso di criticare continuerò a farlo». L’esempio è immediato. «Non voglio suggerirgli niente — afferma — dico solo che è chiaro che, per come si stanno mettendo le cose, è difficile che un’unica forza possa governare. Serve dialogo».