Berlusconi serra i ranghi di FI: al Senato M5S e Pd non passeranno
Salvini: tagliare fuori Silvio dai giochi? Mi interessa di più mandare a casa Renzi
non cambia. Proporzionale con premio di maggioranza alla coalizione, che avrebbe l’effetto di spingere — è quello che pensano ad Arcore — Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d’Italia «di nuovo sotto lo stesso tetto». E quorum per raggiungerlo fissato «al massimo» al 40 per cento per «non contraddire la sentenza della Consulta». Quanto all’ipotesi che dal cilindro del tandem Renzi-Di Maio possa venir fuori una legge elettorale nuova di zecca, i forzisti sono convinti di aver chiuso la stalla del Senato prima ancora che i buoi potessero uscire.
Paolo Romani, subito dopo aver letto l’intervista del vicepresidente della Camera al Corriere, si abbandona al più rilassato dei sorrisi: «Adesso Di Maio fa lo statista e dice a tutto il mondo come deve comportarsi. Che sia sulle Ong o sulla legge elettorale, ormai fa tutto lui...». La verità, aggiunge il capogruppo forzista a Palazzo Madama, «è che li aspettiamo serenamente al varco. Che facciano pure, se ci riescono, una legge elettorale a misura di Pd e M5S a Montecitorio. Tanto sempre qua al Senato devono passare. E qua si fermano».
Qui entra in scena il convitato di pietra di questa storia. Le Lega di Matteo Salvini, che nelle settimane successive al referendum del 4 dicembre si era presentato come interlocutore privilegiato tanto di Renzi quanto dei Cinque Stelle per procedere all’approvazione di una legge elettorale che «portasse finalmente gli italiani a votare». Possibile che i forzisti, in un momento di rapporti ufficialmente molto tesi col Carroccio, non temano un voltafaccia salviniano? E possibile che lo stesso segretario federale leghista non provi a sedersi allo stesso tavolo convocato da Di Maio? Ai due interrogativi corrispondono due no. «Mi fanno più diabolico di quello che sono», dice Salvini ieri dopo l’uscita di Di Maio. «Io sono una persona terra terra. E ho sempre detto che sono pronto ad andare al voto con qualunque legge elettorale».
Il capogruppo azzurro
Paolo Romani ironizza: «Adesso Di Maio fa lo statista e dice a tutti come comportarsi»
E la possibilità di tagliare fuori Berlusconi dai giochi? «Sono molto più interessato a rispedire Renzi a Rignano che a qualsiasi altra cosa», dice il numero uno di via Bellerio al Corriere. E immediatamente, quasi d’incanto, s’avanza tra forzisti e leghisti la strana sensazione che il dialogo tra Berlusconi e Salvini sia in una fase molto più avanzata di quanto i diretti interessati vogliano, al momento, lasciar credere.