«I lettori hanno persino paura di seguirmi su Twitter»
«Il problema non è più tanto la censura quando l’autocensura perché la paura in Turchia è tanta». A parlare è il giornalista Gürkan Özturan, 32 anni, che si occupa da sempre di informazione digitale. Su twitter l’account @Dokuz8haber è seguito da un milione di cibernauti giornalmente, «anche se i follower sono solo 80 mila — precisa lui — perché le persone non si vogliono mettere nei guai».
La spaventa questo clima?
«Mi sta chiedendo se ho paura? No. Certo, il nostro sito è stato chiuso lo scorso novembre e tanti miei amici sono in prigione. Ma qualcuno deve pur parlare. L’informazione libera è la linfa di un Paese. Non ho esitazioni. Certo sono stressato, ma so di essere dal lato giusto della Storia».
Ma in Turchia si riesce ad accedere alle informazioni su Internet?
«Assolutamente sì. Ormai tutti sanno usare il Vpn, il sistema privato che consente di accedere al web senza poter essere identificati. Quindi il problema non è l’accesso alle informazioni ma l’immagine del Paese che viene irrimediabilmente danneggiata».
Dalla censura siamo passati all’autocensura?
«Proprio così. Ormai si vive guardandosi le spalle. Sa quanti lettori mi dicono di apprezzarmi tanto ma di non condividere questo o quel contenuto perché non vogliono esporsi? E poi ormai su Internet è pieno di troll, molestatori, odiatori pagati per spaventare e minacciare gli altri. Quindi la gente evita di parlare».
Tuttavia la pressione su chi fa informazione è in aumento.
«Certo, poi c’è sempre anche la censura, ormai va avanti da 10 anni. Can Dündar, l’ex direttore di Cumhuriyet, ha dovuto cercare rifugio in Germania dove ha provato a fare un giornale web che è stato vietato prima ancora di vedere la luce. Siamo alla censura preventiva». Qual è la vostra linea? «Cerchiamo di essere equilibrati, di non gridare come fanno tutti. Sul web più gridi e più hai follower ma non mi sembra un buon metodo. Noi non molliamo. Stiamo preparando un nuovo sito. Se lo chiudono, ne apriremo un altro. Hanno cercato di chiudere anche il nostro account su twitter ma il social network ha negato il permesso».