Iza, la promessa della pallavolo uccisa dal treno che ripartiva
Pavia, la 16enne incastrata nella porta. Il fidanzato era appena sceso
Iza la ricordano tutti con il sorriso sulle labbra, ma non sempre. Izabela Onea Virtopeanu, 16 anni, rumena arrivata in Italia una decina d’anni fa con il padre e la madre. Una bellissima ragazza dai capelli lunghi, bruna, alta più di un metro e 90, che frequentava la scuola professionale per estetista a Vigevano, dove viveva da due anni nella comunità d’accoglienza Madre Amabile. Qualche giorno fa aveva comperato il vestito per il matrimonio del fratello: «Era felice che si sposasse», dice l’amica Aurora, compagna di squadra. Da tre mesi Iza si allenava con il Volley Certosa Pavia, una squadra di serie B2: era arrivata lì, in prestito, dal Vero Volley Cislago perché era stanca di quel tragitto troppo lungo per raggiungere gli allenamenti. «Sembrava felice», dice Aurora, che quasi ogni pomeriggio, con sua madre, andava a prenderla in auto alla Casa per andare insieme in palestra a Certosa: «Eravamo come sorelle». Anche venerdì Aurora è andata in corso Genova 5 per aspettarla, ma Iza non è arrivata. Erano già le sette di sera e la sua amica non c’era. È stato il fidanzato di Iza, Michele, a chiamare la Casa Madre: Iza è morta, è caduta dal treno alla stazione di Parona Lomellina. Tornavano insieme da Mortara, la città del tatuatore ventenne Michele, che a Parona aveva lasciato la bicicletta per poi tornare indietro: forse litigano, lui scende, il treno 10548 della Trenord sta ripartendo quando Iza, chissà cosa le salta in mente, cerca di forzare le portiere per saltare giù, forse nel volo rimane incastrata per un piede cadendo fuori, Michele le corre dietro ma è inutile, Iza è già precipitata tra il marciapiede e i binari; il macchinista non se ne accorge, continua la sua corsa fino a Vigevano, la destinazione di Iza, che aveva già la borsa pronta in camera per ripartire verso la palestra con l’amica Aurora. Non ripartirà.
Tocca a Polfer e carabinieri ricostruire i fatti. Quel che non si può ricostruire è il sogno di Iza, che sperava di riscattare la sua vita difficile — dopo la separazione dei genitori e la sua separazione dai genitori — schiacciando a rete la palla da opposto di grande talento, fisico perfetto per una pallavolista, con il braccio potente e le lunghe trecce che le ballavano sulle spalle. «Sembrava nata per il volley», dicono i suoi dirigenti. Ora Massimiliano Bonfanti, presidente del Vero, in cui era ancora tesserata, dice: «Aveva voglia di spaccare il mondo». Il responsabile del progetto giovani, Riccardo Rimoldi, ricorda il momento difficile di Iza: la famiglia che si trasferisce da Bergamo a Monza, la rottura tra mamma e papà, l’umore incostante di Iza, la sua fragilità. Intanto l’anno scorso, con le «bimbeterribili» del Vero Volley, è campionessa provinciale Under 18 e poi campionessa regionale. Gli allenamenti sono duri, quasi tutti i pomeriggi, ma Iza non molla, neanche nei momenti peggiori. Rimoldi ricorda la presenza assidua del padre in palestra: «Come molti genitori, contava in una carriera della figlia nello sport». La descrive come un carattere forte, con tante inquietudini visibili: «Era in cerca di punti di riferimento e di affetti, per questo si aspettava molto dagli altri, forse troppo. A tratti riusciva a essere trascinante, un istante dopo era del tutto assente, ma mostrava molto più dei suoi anni». Nel novembre 2015 Iza viene trasferita in comunità e dopo qualche mese complicato riesce a integrarsi: «Amava Michele, non parlava d’altro», sussurra Aurora. A volte accennava a certi scambi di battute anche feroci sul social Ask, ma Aurora non voleva saperne: «Basta, Iza», le urlava, «quando si litigava, dopo dieci minuti si faceva pace». Diego Cervone, allenatore del Certosa, dice: «Era assidua, forte, l’avevamo recuperata... Ha passato il ponte della scorsa settimana a Milano, con sua madre, ma mercoledì si è presentata in palestra, un leone come sempre».
I dirigenti «In campo aveva voglia di spaccare il mondo, sembrava nata per giocare a volley»