Il rispetto reciproco tra il vincente e gli sconfitti è presupposto essenziale per un’azione persuasiva nei confronti di tutti i cittadini UN PATTO DI AZIONE UNITARIA DEI CANDIDATI ALLE PRIMARIE
Il dibattito televisivo tra i candidati alla segreteria del Pd non ha innovato i caratteri della competizione che prosegue senza sussulti. Non ci sono stati insulti sanguinosi né pettegolezzi ammiccanti. Manca quindi quell’ingrediente dello spettacolo senza del quale un fatto non è una notizia. Vicende internazionali, dalle elezioni francesi allo scontro con la Corea del Nord, hanno giustamente preso le prime e le seconde pagine. Forse l’esito della competizione interessa oggi prevalentemente gli iscritti e anche questo può essere ragionevole. Ma tutto questo non autorizza la pigrizia.
I candidati devono cominciare a guardare con onestà politica ai problemi del giorno dopo.
Il Pd è attualmente il primo partito italiano, il principale sostenitore del governo, guida la maggior parte delle regioni e dei comuni. Dalle sue scelte dipendono il presente e il futuro di milioni di persone. Le responsabilità non graveranno solo sulle spalle del vincitore del 30 aprile. Anche i due candidati perdenti, chiunque essi siano, avranno un ruolo nella determinazione delle scelte se non altro per onorare la fiducia di coloro che li hanno votati. Si potrebbe aprire quindi una fase di tensioni interne che non gioverebbero alla credibilità del Pd. La differenza tra una bocciofila e un partito è che la bocciofila cura i diritti di chi è dentro mentre il partito serve a chi sta fuori. Ma se un partito si occupa più delle contese interne che dei cittadini, si trasforma in una bocciofila.
Il Paese ha bisogno di essere rappresentato e guidato da partiti rispettati dall’opinione pubblica. Il voto su Alitalia, come il 4 dicembre il voto sulle riforme costituzionali, ha dimostrato che nella società italiana si sta radicando un pregiudizio oppositivo, che prescinde dal merito delle scelte. Il 4 dicembre si è votato prevalentemente contro il presidente del Consiglio; i dipendenti di Alitalia hanno dichiarato di aver votato No prevalentemente contro i sindacati storici e contro il governo. Tempo fa i dipendenti romani dell’Alcoa votarono addirittura contro la
Riflessione Soltanto un partito credibile e con dirigenti credibili può orientare alle scelte razionali
prosecuzione della trattativa e persero tutti il posto di lavoro. A Napoli votarono a favore, la trattativa continuò e ora tutti lavorano.
Solo un partito credibile e con dirigenti credibili può correggere questo stato d’animo e orientare alla riflessione, alla scelta razionale.
Un partito credibile dev’essere in grado di rispondere a due domande: che ruolo intendo avere nella storia del Paese? che cosa voglio che diventi il mio Paese? le risposte devono essere sincere e realistiche. Per darle il partito dev’essere un luogo di pensiero e non solo di azione, di stra- tegia e non solo di tattica. Non può ribalzare da un’elezione a una primaria alla successiva elezione e poi alla successiva primaria. Sono adeguati a questo compito solo partiti all’interno dei quali prevalga il rispetto tra i dirigenti ed una spinta unitaria verso gli stessi traguardi. Per tornare al Pd, il rispetto reciproco tra il vincente e gli altri due candidati è presupposto essenziale per un’azione persuasiva nei confronti dei cittadini. Se i tre stipulassero una sorta di patto non scritto, un patto repubblicano, che abbia ad oggetto il rispetto del risultato, la considerazione della rappresentatività di ciascuno, l’impegno ad un’azione unitaria , si potrebbe
Responsabilità L’avvenire prossimo del Paese dipende dalla reputazione acquisita nei fatti e nei comportamenti
aprire dopo la scissione una fase preziosa per l’Italia ed anche per gli altri partiti. In Austria, in Olanda e probabilmente in Francia populismo e razzismo sono stati sconfitti. Tutto fa pensare che lo saranno anche in Germania. Non siamo necessariamente condannati ad un futuro demagogico. Ma sta ai dirigenti del Pd, che può diventare il perno di un’alleanza antidemagogica, agire in modo responsabile perché il futuro prossimo del Paese dipende in gran parte dalla reputazione che essi sapranno acquisire nei fatti e nei comportamenti.