Corriere della Sera

Il terzo tempo di Omar

Pedrini: come nel rugby è così che vivo oggi la mia vita Le nuove canzoni le ho scritte dopo l’intervento al cuore

- Andrea Laffranchi

La paura e la voglia di vivere. E un cuore nuovo. Sono questi i motori che spingono la nuova vita, artistica e privata, di Omar Pedrini. Da venerdì è in radio «Come se non ci fosse un domani», primo singolo dell’omonimo album che uscirà il 12 maggio a tre anni dall’ultimo e da un’operazione a cuore aperto. «Da appassiona­to di rugby la chiamo terzo tempo, che è anche il più divertente». La seconda vita era iniziata nel 2004. Un malore improvviso, il ricovero immediato, un intervento al muscolo cardiaco. «Ero impreparat­o, non mi ero reso conto di nulla. Mi ero ripreso ma poi c’era bisogno di una nuova operazione. Era appena uscito un disco: volevo farlo conoscere al pubblico. Ogni volta che salivo sul palco mi dicevo “speriamo che regga”».

Prudenza Il dottore mi ha detto: “Vai con calma”. Non ho altri eccessi pericolosi e perciò mi sfogo sul palco

E invece, durante un concerto a Roma, il 3 ottobre 2014, il cuore cede ancora. Aneurisma aortico. «Prima dell’operazione ho fatto testamento pensando a mia moglie appena sposata e a mia figlia che aveva pochi mesi. Sedici ore sotto i ferri. Quando ho riaperto gli occhi ho pensato di fare qualcosa di getto. Sono nate così queste nuove canzoni».

«Come se non ci fosse un domani» è un brano dall’impronta rock, echi anni 70, voglia brit e sound contempora­neo. Il titolo getta uno sguardo ironico sul «terzo tempo». «È una frase che si dice con paura ma anche con senso di liberazion­e. Ogni 6 mesi vado a fare un controllo. Ho un cuore ipertrofic­o, più grande del normale: sembra poetico, ma è terribile. La vita è breve, diceva Seneca, solo per chi spreca tempo». La chiave, secondo l’autore, sta nelle parole «mi sveglio e sento che ho già paura». «Esprime il senso di instabilit­à di questi tempi per quelle paure grandi e piccole che tutti affrontiam­o. Quella di un attentato, quella di un pianeta ammalato, quella per il futuro dei figli, quella economica di non arrivare a fine mese».

La canzone si immagina anche la risposta. «Vedo tre modi di reagire. Il primo è la fuga verso un nuovo pianeta, ma questa è un’utopia. E allora restano l’impegno civile e l’abbandono al festeggiar­e come in una sbornia da fine impero, da cosmico rock party». La copertina del singolo spiega quale la preferita di Omar. «È uno scatto di una manifestaz­ione fatta a marzo dalle ragazze del liceo Manzoni di Milano. È bello vedere giovani che si impegnano, pacificame­nte e senza devastare auto e vetrine. Si dice che si nasce incendiari per morire pompieri, io sono diventato piromane. Incito i giovani a prendere in mano il loro futuro e a far sentire la loro voce e a non fare la rivoluzion­e al contrario chiudendos­i in casa». Non è pessimista sui millennial­s. «Ci sono tanti ragazzi in gamba che non hanno lavoro non perché non lo cercano, ma perché non c’è. Mi piacerebbe che mio figlio di 20 anni, e in futuro anche la piccola di 4, non fossero costretti ad andare all’estero».

Il «terzo tempo» è diverso dai primi due? «Il dottore mi ha detto “vai con calma”. Io gli ho detto che non avendo altri eccessi pericolosi mi devo sfogare sul palco. La vita deve essere vita piena». Gli eccessi pericolosi in passato ci sono stati. «Dopo la prima operazione ho smesso in toto con le droghe. Adesso non esagero più con l’alcol. Ho attraversa­to più di una tempesta per arrivare a essere quello che sono». Manca un tassello alla triade sesso droga e rock’n’roll... «Nel video mi si vede sempre con una modella — ride —. Il classico stereotipo della rockstar si direbbe... L’ispirazion­e invece è Wim Wenders e io sono il suo angelo custode. Alla fine la sorpresa: è mia figlia».

Nei giorni scorsi ha suonato a Monza prima della messa del Papa: «Una botta... Non vedevo dove finisse la marea umana. Mi sento vicino a papa Francesco che ho visto arrivare con una Punto. E nella mia ricerca spirituale sento anche l’insegnamen­to del Dalai Lama. È lui a dire che possiamo seguire Buddha anche da cristiani».

A proposito di salute. Anche il cuore del rock non sembra pompare come una volta. «Mi sento un animale in via di estinzione, ma sarà difficile liberarsi di quelli come me. Vedo un ritorno del rock anni 90, di cui sono stato pioniere coi Timoria assieme ai Litfiba». Per questo album ha trovato, prima volta da solista, un contratto con una major. I fan, in questi casi, gridano alla svendita dell’arte... «Sono troppo pop per essere indie e viceversa. Sui social però sento empatia. Forse perché vedono uno che si rialza sempre. E forse perché a forza di seminare qualcosa si raccoglie».

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Il 12 maggio uscirà «Come se non ci fosse un domani», nuovo album di Pedrini che arriva a tre anni di distanza dall’ultimo
 ??  ?? Rocker Omar Pedrini, 49 anni. Sul suo nuovo album, il primo da solista con una major, ha detto: «Sono troppo pop per essere indie e viceversa. Sui social però sento empatia»
Rocker Omar Pedrini, 49 anni. Sul suo nuovo album, il primo da solista con una major, ha detto: «Sono troppo pop per essere indie e viceversa. Sui social però sento empatia»

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