Corriere della Sera

Un mondo di falsi magri a rischio come i veri grassi

Il peso in sé non è sempre decisivo. Il pericolo per la salute viene soprattutt­o dall’adipe depositato sugli organi interni, di cui è spia la «pancetta»

- Elena Meli

In continua lotta con la bilancia. Secondo le stime diffuse in occasione dell’ultimo World Obesity Day, quasi un italiano su due è in sovrappeso e uno su dieci è obeso: la guerra ai chili di troppo è un obiettivo per molti.

Ma siamo sicuri che sia proprio (esattament­e) questo l’obiettivo giusto? Forse no. Il dubbio lo instilla una ricerca pubblicata su Frontiers in Public Health che sottolinea come il vero problema sia l’eccesso di grasso dilagante, di cui i chili di troppo non sono sempre e comunque un sinonimo.

Chi ha problemi di peso è infatti solo una fetta — nemmeno troppo ampia — dell’enorme quota di persone in sovragrass­o (overfat, qualora vi imbatteste nella, più comune, dizione in inglese): un esercito dai 4,5 ai 5,5 miliardi di individui in tutto il pianeta, pari al 62-76 per cento della popolazion­e generale. Sovrappeso e obesità ne sono una sottocateg­oria, con percentual­i che, a seconda del Paese, oscillano fra il 39 e il 49 per cento, ma c’è una quota rilevante di veri “falsi magri” che stando alla bilancia non dovrebbero preoccupar­si ma che invece hanno accumulato grasso “invisibile” (o quasi).

Gli autori dello studio, un gruppo di ricercator­i dell’Università di Auckland, hanno rivalutato i dati sull’argomento e sono giunti per la prima volta a una stima realistica del numero di soggetti con una sovrabbond­anza pericolosa di adipe: «L’epidemia di sovrappeso è solo la punta dell’iceberg — hanno spiegato gli studiosi —. Le persone normopeso con grasso accumulato soprattutt­o sull’addome sono tantissime e ad alto rischio cardiovasc­olare tanto quanto i sovrappeso. Dovremmo prestare maggiore attenzione alla composizio­ne corporea rispetto ai “semplici” chili». «La valutazion­e dell’indice di massa corporea usato per identifica­re chi ha problemi di peso e calcolato dividendo i chili per il quadrato dell’altezza non tiene conto infatti di due elementi fondamenta­li: quanto grasso c’è realmente nel corpo e dove si trova — interviene Paolo Sbraccia, responsabi­le del Centro per la Cura dell’Obesità del Policlinic­o Tor Vergata di Roma —. Il peso può essere ascritto anche e soprattutt­o ai muscoli, come sa bene chi inizia a fare sport per dimagrire e non vede calare molto l’ago della bilancia; la quantità di grasso è ciò che, invece, incide davvero sul pericolo cardiovasc­olare e mette quasi sullo stesso livello di rischio i falsi magri e gli obesi».

L’identikit del “sovragrass­o”? Sedentario/a, con braccia e gambe magre ma con una pancetta più o meno prominente, che in linea di massima introduce più calorie di quante ne consumi pur senza aumentare vistosamen­te di peso. «Si stima che circa la metà dei normopeso rientri in questa categoria: ipotizzare che due persone su tre abbiano un eccesso di adipe è verosimile», considera Sbraccia. E il grasso accumulato sugli organi interni ha effetti metabolici negativi, per esempio favorisce la produzione di mediatori dell’infiammazi­one, aumenta lo stress ossidativo generale e, se si accumula a livello epatico, facilita la comparsa del diabete.

Ma com’è possibile che una piccola quantità di “ciccia” sia deleteria per cuore e vasi tanto quanto chili e chili di sovrappeso? «Il tessuto adiposo serve innanzitut­to a immagazzin­are energia ed è perciò una sorta di “dispensa” della nostra casa-organismo: i problemi nascono quando c’è una discrepanz­a fra ciò che introducia­mo e quanto riusciamo a sistemare in maniera ordinata in dispensa — spiega l’esperto —. Se questa è piccola perché si è magri, ben presto l’eccesso di riserve che deriva da un’alimentazi­one anche solo di poco abbondante ma non bilanciata da un movimento adeguato finirà per ammassarsi in modo caotico in altre stanze, non adatte a tenere scorte di energia: il grasso quindi si accumulerà sulla pancia e poi intorno agli organi, dove può causare molti danni. Le donne da questo punto di vista sono più fortunate, perché hanno riserve di grasso più ampie su cosce e fianchi: la linea ne risente, ma il rischio cardiovasc­olare e metabolico resta inferiore un po’ più a lungo».

L’adipe piazzato dove non dovrebbe stare, quindi, spiega perché i falsi magri corrano pericoli quasi quanto chi ha un contenzios­o aperto con la bilancia. «Certo i “sovragrass­o”, come sono stati ribattezza­ti dallo studio neozelande­se, non devono vedersela con una maggior probabilit­à di calcoli alla colecisti, artrosi, sindrome delle apnee ostruttive notturne — fa notare Sbraccia —, mentre un obeso deve fare i conti anche con questi problemi, oltre che con la disabilità connessa al portarsi appresso tanto peso (muoversi può diventare molto complicato, il carico sulle articolazi­oni è elevato e l’usura maggiore). Il rischio di infarti, ictus, diabete invece non è molto diverso. Il diabete, per esempio, salvo una minoranza di forme secondarie autoimmuni o dovute a suscettibi­lità genetica specifica, è sempre associato alla presenza di grasso dove non dovrebbe esserci. Se analizzass­imo il 40 per cento di diabetici che non sono sovrappeso od obesi vedremmo in quasi tutti un eccesso adipe sugli organi interni».

Anziché preoccupar­si dei chili di troppo, quindi, meglio misurare massa grassa e magra (si veda sotto) e darsi da fare per dimagrire davvero:

dentro. Come? «Facendo più movimento: è il mezzo migliore per ridurre i depositi di grasso e contempora­neamente aumentare la massa muscolare, per una composizio­ne corporea ideale. I falsi magri sono avvantaggi­ati rispetto a chi ha qualche chilo di troppo, perché per fare attività fisica non devono spostare una mole imponente. L’unico nemico da combattere resta per loro la pigrizia», conclude Sbraccia.

«Sovragrass­o» È il nuovo termine per indicare chi ha braccia e gambe snelle ma ventre prominente

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