Calenda: Alitalia, gli errori dei manager E i 5 Stelle: proporremo i commissari
Il ministro dello Sviluppo: il fallimento della compagnia sarebbe uno choc per il Pil del Paese
Alitalia va verso il commissariamento. Dopo la presa di posizione di Matteo Renzi, che ha voluto segnare un cambio di strategia rispetto alla linea dimostrata finora dal governo Gentiloni su questa delicata vertenza, il ministro Calenda corregge il tiro. E prova a smarcarsi, scaricando sui manager dell’aviolinea la responsabilità dell’esito del referendum. Mentre dal Movimento 5 Stelle arriva l’annuncio di voler proporre dei nomi per il ruolo dei commissari che poi dovranno fare azione di responsabilità nei confronti degli amministratori.
L’assemblea Domani gli azionisti accetteranno l’amministrazione straordinaria
Intanto domani l’assemblea degli azionisti di Alitalia accetterà la proposta di «amministrazione straordinaria controllata» avanzata dal cda della ex compagnia di bandiera (partecipata al 49% da Etihad) dopo l’esito del referendum nel quale i lavoratori hanno bocciato il preaccordo del 14 aprile (che prevedeva tagli agli stipendi in media dell’8% e 900 esuberi). In cambio Etihad e le banche Intesa San Paolo e Unicredit si sarebbero impegnate a ricapitalizzare la società per due miliardi. Eliminata con un colpo di spugna l’intesa e la ricapitalizzazione, i vertici dell’azienda — con le casse quasi vuote — chiederanno al governo la nomina di un commissario (ma dovrebbero essere tre). A sceglierlo con un decreto sarà il ministro Calenda nel giro di pochi giorni.
Ma un fatto nuovo è intervenuto: ieri Matteo Renzi è tornato nel ruolo di segretario del Pd. In questa veste spingerà l’esecutivo a ricucire lo strappo tra azienda, lavoratori e sindacati causato dalla bocciatura del referendum, ponendosi quale «mediatore». Ieri il cambio di passo è riecheggiato nelle parole di Calenda intervistato da SkyTg24, quando sull’eventuale vendita della compagnia, ha detto: «Io spero che chi arriverà compri non lo “spezzatino”, ma l’insieme dell’azienda. E immagino che lo farà chiedendo condizioni che prevedano un conto economico in equilibrio». Se però questa previsione dovesse avverarsi, una parte dei debiti di Alitalia rischierebbe di pagarla di nuovo i contribuenti dopo i 7,4 miliardi di fondi pubblici che, secondo Mediobanca, sono stati spesi dal 2008 a oggi. Un conto che potrebbe addirittura peggiorare se l’azienda fallisse. La bancarotta «sarebbe uno shock per il prodotto interno lordo, superiore rispetto» allo scenario di un «periodo di sei mesi coperto dal prestito del governo per trovare un acquirente — avverte Calenda —. Non si può far fallire quest’azienda dalla mattina alla sera perché non avremmo più collegamenti da una parte all’altra del Paese. E non ci sarebbero subito altre aziende pronte a rilevare questi collegamenti».
Calenda risponde indirettamente a Renzi, che aveva addebitato ai toni duri del governo il risultato del referendum: «Questo management operativo, non solo Cramer Ball (ad di Alitalia, ndr), ma anche James Hogan (presidente di Etihad e vicepresidente di Alitalia, ndr) hanno non solo sbagliato il modello di business della compagnia, ma certe volte hanno avuto anche un approccio arrogante che non ha giovato a nessuno e nemmeno sull’esito del referendum».
Il parlamentare M5S Michele dell’Orco, componente della commissione Trasporti della
Camera, dopo avere chiesto al governo di «garantire almeno i voli per i prossimi mesi», avanza l’idea di presentare una rosa di nomi per i commissari: «Questa settimana incontreremo due persone, uomini, italiani, conosciuti negli ultimi mesi in occasione della redazione del Programma trasporti del Movimento, valuteremo il loro profilo e se li riterremo idonei, li proporremo». Per Dell’Orco «il governo, tramite i commissari, che devono essere persone fuori dai partiti, super partes, non come Gubitosi e Laghi, deve innanzitutto far redigere un piano industriale — precisa su La7 — e poi intentare delle azioni di responsabilità nei confronti di ex dirigenti denunciando il management che ha rovinato in questi anni la compagnia». Tra i manager responsabili della crisi, Dell’Orco ha citato «Luca Cordero di Montezemolo e i manager di Poste Italiane che hanno investito in Alitalia».
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