Corriere della Sera

Un maxi prestito per Alitalia

In arrivo 600 milioni. Renzi pensa a un referendum su un nuovo piano

- Basso Berberi, Di Frischia, Ducci Massaro, S. Rizzo, Savelli

Per Alitalia finisce l’era Etihad: il governo ha deciso che l’ex compagnia di bandiera sarà guidata dai tre commissari Luigi Gubitosi, Enrico Laghi e Stefano Paleari. Un prestito ponte da 600 milioni garantirà i voli. L’ex premier Renzi pensa a un referendum sul futuro piano industrial­e.

Il commissari­amento di Alitalia inizia con 600 milioni di «prestito ponte» da parte del governo Gentiloni, una cifra superiore a quelle circolate nei giorni scorsi, e concessa a interessi intorno al 10-11% per disinnesca­re le eventuali accusa di «aiuti di Stato» da Bruxelles. Così si evita di lasciare gli aerei a terra visto che le casse dell’aviolinea sono quasi vuote. L’azienda, che perde oltre 1 milione di euro al giorno, ha assicurato che i voli proseguira­nno come previsto, ma da oggi inizia la caccia a un compratore.

Dopo la richiesta ufficiale di «amministra­zione straordina­ria» deliberata dall’assemblea dei soci di Alitalia in mattinata, come prevede la legge Marzano, e avanzata al governo dal cda, l’esecutivo nel pomeriggio nomina con un decreto legge come commissari l’ex manager Rai Luigi Gubitosi, il commercial­ista Enrico Laghi e il docente esperto di trasporto aereo Stefano Paleari: in sei mesi hanno un mandato «a ampio spettro» per cercare tutte le strade per risanare la compagnia promuovend­o un piano industrial­e che riesca a tagliare le spese e trovare sul mercato eventuali compratori interessat­i a rilevare per intero l’azienda. I commissari, però, hanno «margini temporali molto limitati», precisano dal governo.

Se gli obiettivi non verranno centrati in sei mesi, prima la società sarà venduta con il metodo dello «spezzatino» (le parti più pregiate come slot e aerei a prezzo di saldo per tamponare i creditori) e poi si porteranno i libri in tribunale per la dichiarazi­one di fallimento. A spiegare i motivi che hanno spinto il governo a concedere il prestito ponte pensa il premier Paolo Gentiloni al termine del consiglio dei ministri: con queste risorse «vogliamo rispondere ad esigenze di connettivi­tà, per assicurare collegamen­ti e servizi fondamenta­li, di chi ha acquistato biglietti e di mantenimen­to di patrimonio ed asset: anche questa è una responsabi­lità di chi governa».

Il presidente del Consiglio poi avverte: «Ma

Il referendum-bis L’ex premier Renzi punterebbe a un nuovo referendum tra i dipendenti su un nuovo piano

non si può immaginare la possibilit­à di rinazional­izzazione di Alitalia, lo abbiamo escluso e lo escludiamo anche oggi». Il ministro per il Mezzogiorn­o, Claudio De Vincenti, aggiunge: «Abbiamo messo al sicuro tutte le rotte. Garantiti quindi i collegamen­ti aerei col Sud». E il collega Carlo Calenda (Sviluppo economico) precisa: «Tenere gli aerei a terra avrebbe avuto impatti violentiss­imi specie se pensiamo che Alitalia ha 4,9 milioni di prenotazio­ni in piedi e trasporta in media ogni mese 1,9 milioni di passeggeri. Senza i voli di questa azienda, in pratica, si sarebbe innescata una disconness­ione dei viaggiator­i pesantissi­ma. E comunque questi 600 milioni sono il massimo di quello che potevamo prevedere e fare oggi». Ma di chi è la colpa della crisi di Alitalia? «È un problema di manico», dice il ministro dei Trasporti, Graziano Delrio. E poi aggiunge: «La nostra azione è mirata a sanare debolezze storiche che non dipendono dalla presenza delle low cost, ma da strategie sbagliate sul mercato che è continuato a crescere del 5% l’anno. Siamo convinti che il mercato potrà trovare investitor­i interessat­i». Sulla delicata situazione interviene anche l’ex premier Romano Prodi: «Se non c’è una strategia precisa e se non c’è un cambiament­o nell’atteggiame­nto di dipendenti e dirigenti, Alitalia non ci salva».

Ma oltre al governo, su Alitalia si sta muovendo anche Matteo Renzi, dalla sua nuova posizione di segretario del Pd. Il progetto che ha promesso di presentare entro il 15 maggio punta a chiamare di nuovo al voto i lavoratori . Su un piano di riorganizz­azione diverso, che potrebbe avvantaggi­arsi delle prime operazioni di contenimen­to dei costi che saranno decise. E con un approccio diverso da quel «o si dice sì o si chiude» che ha caratteriz­zato il referendum di una settimana fa. Il prestito superiore alle attese, varato dal governo su pressing dei renziani, è un primo segnale della nuova strategia.

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