Primarie, l’identikit del voto. Boom al Sud Pisapia dice no al listone con i democratici
Prodi: io presi tre volte i voti di Renzi, serve inclusione
I più compatti a sostenere Renzi alle primarie sono stati i pensionati oltre i 64 anni. Ma è stato un voto che ha visto recarsi alle urne soprattutto gli over 50, più uomini che donne, già convinti di votare Pd anche alle politiche. Lo dice una ricerca Ipsos per il Corriere. Per quanto riguarda l’esito del voto, Pisapia dice no al listone con i democratici. Mentre Orlando chiede di ricontare i voti.
I conti delle primarie del Partito democratico targato Matteo Renzi (70%) non tornano anche sull’affluenza (1.848.658 elettori), insistono i sostenitori del ministro Andrea Orlando (19,5%). Ma poi il Guardasigilli, al termine di una giornata carica di polemiche in cui la prodiana Sandra Zampa arriva a chiedere il riconteggio delle cifre contenute nel verbali, ammette: «Mi pare che i rapporti di forza siano definiti...».
Per cui — visto che Michele Emiliano con il suo 10,49% non contesta i dati — ora la vera partita del neo segretario Renzi è esterna al partito e riguarda la legge elettorale. E, di conseguenza, impatta sulle potenziali alleanze a sinistra, come gli ricorda Giuliano Pisapia: «Io voglio riformare il centrosinistra unito come era l’Ulivo. Se questo non è possibile, allora faremo un centro Sandra Zampa chiede il riconteggio, ma il ministro: gli equilibri sono ormai definiti da 1100 delegati per tre quarti renziani: «In quella sede — ha detto il neosegretario — illustrerò le mie proposte ai delegati». Bisognerà attendere fino a domenica, dunque, per capire quali sono le reali intenzioni del leader del Pd sul premio di maggioranza (se resta al partito, il Pd va necessariamente da solo con il listone) e sulle soglie di sbarramento della legge elettorale (se rimane l’8% al Senato i piccoli partiti tremano). Orlando, come Pisapia e Prodi, non nasconde di volere «un centrosinistra inclusivo e aperto» ma il nuovo corso del Nazareno prevede (per ora) un solo partito al comando. Al Nazareno Roma, il neo segretario del Pd Matteo Renzi domenica scorsa durante la conferenza stampa nella sede del partito per commentare i risultati delle primarie appena concluse. Intorno a lui, tra gli altri: Maria Elena Boschi; Gennaro Migliore; Matteo Richetti; Maurizio Martina; Lorenzo Guerini; Alessia Morani Anzi, in commissione Affari costituzionali, presieduta da Andrea Mazziotti (Sc), è circolata la voce che i renziani (con i grillini consenzienti) non escluderebbero di abbassare, dal 40 al 35%, la soglia per accedere al premio dato al primo partito.
Eppure, prima di aprire la pagina sulle alleanze, Renzi vuole sfruttare il vento in poppa delle primarie 2017 (pur se hanno registrato un tracollo nell’affluenza anche rispetto al 2013) per stuzzicare Beppe Grillo sul terreno dell’esercizio
La mozione Orlando
Guerini: numeri attendibili, ci saranno variazioni minime Oggi i risultati ufficiali
«Numeri attendibili»
della democrazia: «Certo che chi non fa le primarie si lamenti degli altri è il colmo...». E contro il dominio dei grillini sulla rete, Renzi annuncia una controffensiva con «progetto Bob».
Oggi — in attesa che Renzi muova le sue pedine sulla legge elettorale — la commissione congresso del Pd dovrebbe chiudere il contenzioso sui dati delle primarie. Orlando punta a scavallare la soglia psicologica del 20% (i renziani lo danno al 19,5%) e in cambio concederebbe il via libera «all’affluenza calcolata dall’organizzazione Nazareno» a quota 1.848.658 elettori. Ma il renziano Lorenzo Guerini avverte: «Le variazioni potranno essere di pochissimi decimali». E un altro deputato molto vicino al segretario, Michele Anzaldi, annuncia che il 17 maggio esce il libro di Renzi. Quello in cui racconta la sua uscita da Palazzo Chigi.